Il Male si avvicina, Privata

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view post Posted on 3/3/2020, 21:35
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VII Anno

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21:49

Un respiro lento e debole si faceva largo nel silenzio della Stamberga Strillante, la casa più infestata di spiriti della Gran Bretagna. Fredde mura, finestre chiuse da vecchi tavolati, stanze polverose, disordinate e logorate dal tempo, ma di spiriti non vi era traccia. Quel luogo isolato su una collinetta non lontano dal Villaggio di Hogsmeade donava, ormai da alcune settimane, rifugio ad un vampiro che a mala pena riusciva a cacciare per restare in vita.
*Di questo passo diventerò io stesso una preda..* pensò in modo confuso mentre poggiava una mano su una delle pareti all’interno della stamberga per sorreggersi dopo la fatica che aveva fatto. Con l’altro braccio si pulì la bocca dove macchie di sangue animale bagnavano le sue labbra ormai non più secche nonostante il freddo di quella sera. Era così che andava avanti da giorni, nutrendosi di sangue animale, di quello che la foresta aveva da offrire, perlopiù animali di piccola taglia, che oltre a tenerlo in vita più non potevano fare. Un mago potente come lui che si vedeva diminuire i poteri a poco a poco, fino a raggiungere il pari di uno studentello qualunque, e questa cosa lo faceva imbestialire, più della vita che stava rischiando di perdere.
Sentiva che dentro di se stava per raggiungere quel limite, quel momento in cui dover scegliere fra la sua vita e quella di un’altra preda che l’avrebbe fatto tornare quello di un tempo: fiero, forte, instancabile. Sangue di unicorno sarebbe stato come il cenone di capodanno quella sera, ma in tali condizioni difficilmente sarebbe riuscito nell’intento, per di più si trattava di una creatura estremamente rara da trovare, diversamente dalle persone che risiedevano ad Hogsmeade.
La mano che prima prendeva punto d’appoggio sul muro scivolò lentamente verso il basso, la vecchia carta da parati si scollò dal muro adagiandosi piegata sul pavimento. Il vampiro seduto a terra, con la schiena alla parete, portava lo sguardo sull’unica finestra scoperta della casa, la luna si vedeva chiaramente quella sera, unico riferimento in quel cielo blu scuro privo di stelle.
Stringeva forte la sua bacchetta come fosse una mano amica pronta ad aiutarlo, ma la magia purtroppo non avrebbe placato la fame.

~ Un respiro lento e debole si faceva largo nel silenzio della Stamberga Strillante, un respiro di un vampiro che stava recuperando le forze per un’ultima pericolosa ricerca




Edited by Nathan Scott - 3/3/2020, 16:58
 
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view post Posted on 6/3/2020, 00:20
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Each night you hear the drums of war




Odore di rhum e di tabacco impregnavano come bagna alcolica tutta la parte bassa di quel grembiule ormai sudicio. Pazienza si disse, era la fine del turno. Lavorare nel pub più sgangherato del villaggio aveva anche i suoi pregi, primo fra tutti la riservatezza. Il padrone in primis non aveva fatto troppe domande a quella sua richiesta di lavorare qualche sera qua e là, senza un reale contratto. Da quando aveva messo in pausa i suoi doveri all'Ars Arcana le sue entrate personali erano andate diminuendo. Non poteva negare di avere una discreta eredità stipata nel caveau della Gringott, ma per qualche motivo non voleva toccarli. Così aveva finito per accettare quel blando accordo con il gestore del pub, un lavoro saltuario che le impegnava al massimo tre sere al mese. Un compromesso accettabile.
Il sudiciume non la inorridiva e men che meno la grettezza del cliente medio. Inoltre erano sbronzi già dalle tre del pomeriggio, motivo per il quale nessuno al castello aveva saputo di quelle piccole fughe.
Era una fuga quella? Si chiese, prossima ad appendere il grembiule al gancio del muro. Ma prima di completare l'azione, decise di virare a sinistra. Sollevò il coperchio della pattumiera e lo lasciò cadere all'interno. Avrebbe salvato il prossimo garzone dalla pestilenza. Prese la giacca di pelle dall'appendiabiti e ci si infilò senza fretta, chiudendola sul davanti ma lasciando il bavero aperto. Le piaceva percepire l'aria rigida della sera sulla pelle, la rendeva vigile e presente, una condizione che negli ultimi tempi faticava a raggiungere. Salutò con un gesto sbrigativo il burbero boss e uscì dalla porta sul retro, per non rischiare di incrociare qualche viso conosciuto sulla via principale.

Nelle ultime settimane erano accadute cose che l'avevano portata a ricercare più spesso la compagnia del silenzio. Senza dubbio il continuo chiacchiericcio animato della sala comune, o la cacofonia che riempiva la sala grande durante i pasti la caricavano più che altro di irritazione, al punto da preferire quelle piccole "uscite" serali. In fondo la notte era la sua più fidata compagna. Alta nel cielo la luna si prendeva il supremo diritto di regnare sulle tenebre, oscurando paradossalmente anche la luce delle stelle alle sue spalle. Ma esse erano ancora là, solamente quel bagliore intenso e fulgido accecava ogni viandante che distrattamente alzava lo sguardo, allontanandoli dall'immensità dell'universo in favore di un piacere più prossimo. Così come faceva lei, mentre un passo dietro l'altro superava le costruzioni, percorrendole dal lato opposto alla via principale. Le piaceva percorrere sentieri poco battuti, le lasciavano scoprire sempre qualcosa di imperfetto, di abbandonato o dimenticato. Qualcosa che, come quelle stelle, passava in secondo piano semplicemente perchè una luce più intensa calamitava l'attenzione. Continuando a costeggiare le case del quartiere, ben presto sarebbe arrivata al bivio verso la stazione, ma per evitare di passarci attraverso superò la strada battuta inoltrandosi verso la collina isolata, la più dimentica dell'intero villaggio.


Spettrale e malconcia più di ogni altra abitazione, storta e incerta come un'anziana signora dall'aria becera, se ne stava là, sopra la collina ad attendere che il tempo le aggiungesse nuovi acciacchi o che ponesse fine alla sua inutile esistenza. Conosceva la sua cattiva nomea, le storie che erano nate negli anni e che le avevano fatto attribuire quell'appellativo idiota. Sembrava più il nome di un'attrazione in un parco giochi, creata per spaventare mocciosi e mamme depresse in cerca di un brivido. Per lei era niente più che un insieme di assi, muffa e funghi, gli spiriti non si scomodavano certo per tanto poco.
L'erba si faceva più alta lungo la salita, ma la vista dalla cima della collina non era poi male. Nonostante la brutta reputazione, quella casa (o chiunque l'avesse costruita in principio) si era scelta il posto migliore della valle. Si fermò un istante, nei pressi della staccionata malmessa che delimitava il cortile, o cimitero. Infilò una mano nella tasca interna della giacca e ne estrasse una singola sigaretta. Gliel'aveva lasciata sul bancone un cliente quella sera, asserendo di vederla tesa e che quella aveva il magico potere di scacciare tutte le sue ansie. Mya la osservò con risentimento, trattenuta appena tra le esili dita della mano sinistra. Poi delle minuscole fiamme si sprigionarono sulla sua mano, come se i polpastrelli fossero in realtà dei fiammiferi. La sigaretta prese fuoco lentamente, le braci che ne divoravano con cura carta e tabacco, fino a non lasciare di essa che effimera cenere. Scosse appena le dita per lasciare che il vento notturno la disperdesse sulla terra, e ne facesse un nutrimento più utile.
*Fesserie da codardi*




 
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view post Posted on 6/3/2020, 18:34
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The voice begins to call you while you hunger


Avanti fallo, muoviti. Sentenziò con voce ferma, priva di indecisione alcuna su quel che andava fatto, un comando che non ammetteva rifiuto.

Sono ore che andiamo avanti, se solo potessi riposare un po’. Visibilmente stremato ma con poca voglia di darlo a vedere agli occhi dell’uomo davanti a se, un giovane grifondoro posava le mani sulle ginocchia cercando di aiutare il corpo a prendere più fiato possibile e non capitolare a terra da un momento all’altro.

Ti riposerai ad Hogwarts, visto che lì di pratica se ne fa poca. Quando sei a casa devi lavorare sulla tua capacità di lanciare incantesimi offensivi, sul tuo controllo, più ti allenerai più diventerai forte, è così che funziona.. grifondoro.

Il padre di Nathan non era certo un tipo comprensivo, la scomparsa di Emily l’aveva reso ancor più rigido e freddo più di quanto già non lo fosse per natura, e questa rigidità la riversava sulla sua prole, in particolar modo sul figlio più piccolo, quello smistato nei grifondoro. Non era mai andata giù al fiero e importante membro del Wizengamot che suo figlio venne smistato in quella casata, lui, un Corvonero fino al midollo vedeva così macchiata la tradizione dei colori di famiglia.

Un sospiro più energico rispetto agli altri fece rimettere dritto il giovane ragazzo, mentre sentiva i muscoli del braccio e della mano che andavano in fiamme, la stanchezza che si faceva largo in ogni singola fibra del corpo, quel gesto meccanico che ormai ripeteva da almeno due ore stava per portarlo verso la nausea.

Everte Statim! esclamò raccogliendo il braccio per poi estenderlo rapidamente verso l’obiettivo: un sacco da boxe ancorato a terra, dalle dimensioni spropositate e dal peso decisamente superiore a quello del ragazzo. Come se qualunque sforzo magico dovesse fare, ogni volta sarebbe valso il medesimo risultato di fallimento.

Decisione e forza di volontà, questo serve per lanciare questo incantesimo, come per raggiungere un qualsiasi obiettivo nella vita.

Recitò a gran voce l’uomo in giacca e cravatta, come fosse il discorso di un generale dell’esercito ai suoi commilitoni. Nathan d’altro canto, stremato dai duri allenamenti, lascio cadere la bacchetta ai suoi piedi, che non si arrestò li vicino ma percorse quasi un metro rotolando distante da lui. La maglietta che indossava, diventata più scura per via del sudore, si aggiungeva come altro elemento a decretare la fine di quella esercitazione. Chissà se la fatica che provava in quel momento sarebbe veramente servita un giorno, o se erano solo inutili fissazioni del padre dettate dal desiderio di vedere suo figlio prevalere sugli altri.




All’improvviso gli occhi del vampiro si spalancarono, un sogno che ripercorreva i ricordi del passato, ricordi che la sua nuova natura stava cercando di cancellare. Si era addormentato all’interno della Stamberga, ma la notte era ancora lunga, la luna era ancora ben visibile, come unica testimone di quello che stava per accadere.
Si alzò in piedi, con più forza rispetto a prima, il sangue animale e la breve sosta l’avevano rimesso in condizioni di attuare almeno il suo piano. Sapeva di avere poca autonomia e che questa condizione peggiorava di giorno in giorno finché del sangue diverso non l’avrebbe nutrito. Sembrava non esserci più altra scelta, doveva recarsi ad Hogsmeade, forse dopo quella notte sarebbe potuto tornare al Castello e stare in pace per un po’.

Spalancò la fatiscente porta con un gesto della bacchetta, e uscì verso una pungente brezza serale pronta ad accoglierlo, eppure invece di farsi piccolo nella sua giacca, allargò le braccia come per immergersi in quel buio freddo e desolato. Quelle ore lo rinvigorivano -almeno per quel minimo- e la sua vista riusciva ad acuirsi più del normale, come per ogni predatore notturno.

La Luce della luna illuminava la facciata della Stamberga e l'intero terreno nei dintorni. Fu proprio in quell’istante, poco prima di riflettere in quale via di Hogsemade smaterializzarsi, o se fosse meglio andare a piedi, che vide una persona a lui famigliare.

Lunghi capelli sciolti mossi dal vento, giacca di pelle, fisico longilineo, ferma a pensare dinnanzi la staccionata della casa.


*Oh.. Maledizione* Era lei? poteva essere lei? Possibile.. Improbabile.. E perché lì, in quel momento?! Quella notte il destino manifestava forse la sua strana puntualità?

*.. Mya.*

Rimase a fissarla per alcuni secondi, non sapeva se si era accorta di lui, se aveva sentito lo spalancarsi della porta, se l’aveva riconosciuto in volto o se quegli occhi viola soffrivano di un'importante miopia.
Per quanto ne sapeva, lei poteva anche ignorarlo, erano anni che non si vedevano, la colpa non era di nessuno dei due, ognuno aveva i suoi buoni motivi per allontanarsi da Hogwarts. Nathan non sapeva che fine aveva fatto la ragazza fino a quel preciso momento, che cosa aveva passato, e cosa stava facendo ora, ma se quel breve incontro fosse finito fin da subito con i titoli di coda forse poteva dire di averle salvato la vita.

Una parte di lui, quella ancora razionale, legata ai sentimenti, ai ricordi, quella parte celata nel suo cuore, decorata da istanti come polaroid attaccate a una parete, voleva che se ne andasse via subito, lontano da una creatura pericolosa. Lui non aveva mai compreso cosa provasse veramente per quella ragazza, cos’era che li legava, nonostante le disavventure e gli anni che passavano, prima o poi si ritrovavano sempre lì, a pochi metri l’uno dall’altra. Quel che sentiva era un qualcosa di radicato, nel profondo. Lei aveva fatto parte di una cospicua parentesi della sua vita, fin dal primo anno della scuola, da quel momento sulla torre di divinazione, sino al ballo di fine anno dove era finito nel lago per mano sua -incredibile la forza che una ragazza minuta come lei potesse generare- , alla festa in villa, al viaggio su quell’isola, allo spaccamento rischiato a Parigi, probabilmente aveva vissuto più situazioni diverse con lei che con chiunque altro.
Ricordava che anche lei aveva un segreto, una natura che celava agli occhi degli altri, ma di cui non ne era schiava.

Purtroppo in quel momento c’era anche un'altra parte di lui che prepotente si faceva largo fra quei vecchi sentimentalismi: era l’istinto, il vampiro che doveva nutrirsi e che aveva una preda proprio lì a pochi metri da lui, di cui era anche profondamente attratto.
Un tumulto di emozioni si scontravano in quel momento nel ragazzo, non voleva farle del male, ma quanto avrebbe voluto morderla, anche solo per un secondo.

Nonostante quello che avevano passato insieme avrebbe davvero lasciato che il male si avvicinasse a Mya? E lei come avrebbe reagito a tutto questo?

-Mya !-

Alla fine una parte prevalse, forse non del tutto, ma il vampiro alzò un braccio in segno di saluto verso la Tassina, per poi ripiegarlo portando la mano dietro la testa come a voler ritrattare quel gesto, come i due lati della sua personalità che continuamente si scontravano.

In quel momento, il debole respiro scomparve.. dopo tutto, quando una persona è importante e non la vedi da tanto tempo, appena la rivedi ti sembra di respirare meglio.






Edited by Nathan Scott - 10/3/2020, 16:16
 
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view post Posted on 8/3/2020, 23:17
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Each night you hear the drums of war




Era stato un errore di gioventù, l'innesco di eventi che l'aveva portata a convivere con quella menomazione. Troppo desiderio, troppo orgoglio, troppa sconsideratezza. Troppi voli, troppe trasformazioni. Un po' come Icaro volato troppo vicino al sole, aveva chiesto al suo corpo troppo giovane una resistenza che non gli era stata concessa. In principio c'era stata paura, per quel lato d'ombra che occupava gran parte del suo cono ottico sinistro, costantemente provata dalla sensazione di vulnerabilità e pericolo. Era un fianco scoperto, un lato senza protezione o controllo, rappresentava un punto di debolezza e con il passare del tempo aveva capito di non poter concedere a nessuno quel vantaggio. Doveva imparare ad osservare i dintorni attraverso sensi nuovi, impedire a chiunque di percepire in lei anche il minimo tentennamento. Così negli anni altri ricettori erano andati a compensare quella mancanza, quel lato buio della sua visuale. Un olfatto più sviluppato analizzava ogni più piccola variazione odorosa, permettendole di captare fragranze improvvise, differenti o inusuali. Così come l'udito stava facendo in quel momento.
Le bastò quel fastidioso stridio di ferro arrugginito che rompeva il silenzio della notte a farla mettere subitamente in allerta. Riconobbe il cigolio di un metallo vetusto, troppo a lungo ammorbato di ruggine e incuria, che veniva forzato in un movimento quanto mai raro. Un cardine quasi certamente, di una finestra o forse di un portone, il che essendo nei pressi di un'abitazione era plausibile. Ciò che la ragazza non poteva però sapere era chi avesse provocato, volontariamente o meno, quel suono molesto. Con una certa velocità ruotò su sè stessa, smettendo di dare le spalle all'abitazione e a chiunque vi fosse nei suoi dintorni.
La luce della luna la sfiorava da dietro, lasciandole scivolare sulle spalle un mantello di luce che ridiscendeva fino al suolo per un paio di metri.
Gran parte della facciata della Stamberga godeva della medesima benedizione, laddove la signora bianca aveva deciso di mostrare al mondo ogni bruttura o deformità di quella costruzione sbilenca. Fosse stato in un momento meno teso, la tassorosso si sarebbe per certa presa qualche attimo per osservarla in tutta la sua meravigliosa imperfezione. Ma non ebbe tempo di realizzare un simile desiderio, poiché i suoi occhi si erano lasciati catturare da una sagoma ferma sul pianerottolo della casa. La porta alle sue spalle appena dischiusa e il volto celato da un'ombra trasversale che veniva proiettata dalla tettoia posta sopra l'entrata, non le trasmettevano tranquillità. Anche se i suoi occhi, deboli alla vita notturna, non potevano identificarlo, il suo corpo era estremamente vigile. Particolari segnali di attenzione le camminavano lungo il corpo, sotto forma di leggerissimi brividi. Una reazione animale che si attivava quando la bestia ferina che viveva in lei riconosceva nell'aria la presenza di un contendente nel cerchio di caccia.


Spostò entrambe le mani sui fianchi, discostando appena la giacca di pelle, quel tanto che le permettesse di raggiungere la bacchetta di salice, ancorata con sicurezza fra la cinta e il passante posteriore dei suoi pantaloni. Non aveva intenzione di sfilarla, semplicemente il sentirla fra le dita la faceva sentire pronta ad ogni evenienza. Il resto del suo corpo rimase estremamente rilassato, come se in quella posizione, mani ai fianchi, potesse lasciar trasparire la tranquillità di una persona che osserva con noncuranza un passante in lontananza. E aspetta.
Quello che però non si aspettava era che il leggero riverbero del suo stesso nome la raggiungesse, trasportato dal rigido vento serale. Una voce debole, come se raschiasse sulle pareti di una gola arsa dalla sete, una voce quasi sgradevole da udire, una voce che non riconobbe. Ma sapeva ormai di essere l'obiettivo di quegli occhi che non riusciva in alcun modo ad inquadrare. Appartenevano ad una sagoma d'uomo, discretamente alto e abbigliato con abiti che sembravano non vedere una vasca e del sapone da diverso tempo, oltre che essere vistosamente lisi e consumati. Un abitante clandestino con bassissime aspettative che aveva scelto di vivere nella Stamberga? E perchè mai la conosceva? Si chiese se il misterioso individuo non potesse essere un cliente abituale del pub, ma non aveva mai concesso loro una confidenza tale da conoscere il suo nome.
- Concedi anche a me il vantaggio di sapere con chi ho il piacere di incrociare il passo - disse senza lasciare la sua posizione, spostando semplicemente il peso del corpo sulla gamba sinistra. - Esci dall'ombra, se non ti dispiace - la voce era affilata, senza il minimo accenno di preoccupazione o esitazione. Per quanto non potesse negare i segnali attivati del suo corpo, era pur vero che non scendeva in caccia da troppo tempo e quella sensazione di adrenalina le invadeva le viscere, rendendola estremamente ricettiva. Le dita della mano sinistra ticchettavano ritmiche sul legno della bacchetta, scandendo il tempo che sarebbe intercorso fra la sua domanda e la risposta dell'estraneo, decretando le sue prossime scelte in conseguenza.





 
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view post Posted on 4/4/2020, 20:34
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Ogni secondo che passava era come una goccia di sangue che si consumava nel suo corpo; in queste ultime settimane aveva imparato a conoscersi, sapeva di avere un tempo limitato prima di doversi nutrire di nuovo fra una caccia e l’altra, eppure, in quel momento, la sete sembrava correre più velocemente del solito, insinuava la sua bocca dinnanzi alla vista della ragazza.

Ogni fibra del suo corpo era proiettata verso di lei, l’istinto da predatore avrebbe preso presto il sopravvento, abbandonando i ricordi e le vecchie emozioni, per lasciar spazio al bisogno di sopravvivenza.
La distanza fra loro e l’oscurità della notte non avevano reso ben chiara la sua figura alla tassina, eppure lui la vedeva nitidamente, complice la sua vista più acuta nelle ore notturne. Poteva perfino sentire il suo cuore battere leggermente più veloce, il sangue che pulsava nelle arterie, ma non avvertiva paura in lei, non era una preda impaurita, era sicura di se, delle sue potenzialità, era pura adrenalina.

Un passo verso una zona schiarita dalla luce della luna rivelò il viso del vampiro. La pelle decisamente più chiara del solito contrastava i capelli neri e gli occhi di uno spento azzurro, eppure i suoi lineamenti non erano cambiati minimamente, ne una ruga, ne alcun segno del tempo.
Erano passati alcuni anni dal loro ultimo incontro, ma la ragazza non poteva aver dimenticato chi fosse.. il ragazzo più affascinante di Hogwarts.


-Ne è passato di tempo-

Sorrise, cercando di mascherare le sue intenzioni più profonde, ancora non aveva deciso come attuare quest’ultime, se magari utilizzare il vantaggio di essere un suo amico(?) e farle in tal modo abbassare la guardia o instaurare uno scontro diretto. A ogni passo che faceva verso di lei la bacchetta fremeva con prepotenza nella sua mano. Il marchio nero sul polso si insinuava fra i suoi pensieri, condizionando la sua magia; conosceva molti incanti oscuri da usare contro una preda, ma lei non era una fonte di nutrimento qualunque e per di più non voleva farle troppo del male.

-Mi riconosci adesso? o devo usare la magia per fartelo ricordare-

Arrivato nei pressi della staccionata ripose la bacchetta nella tasca, sperando che la ragazza non gli avesse lanciato nel frattempo chissà quale strambo incantesimo. Il suo tono di voce era amichevole, leggero, il solito tono sarcastico che usava anche ad Hogwarts ad ogni loro incontro, anche se dentro di lui si stava distruggendo, aveva appena combattuto contro ogni muscolo del suo corpo per poter riporre quella bacchetta. Tutto questo solo per lei, per quello che ancora provava.


*Trasformati e vola via, scappa come ti pare.. ma non restare qui*




Gli occhi azzurri del ragazzo cominciavano ad assumere una venatura rossastra, i denti diventavano più affilati, i muscoli della gambe tesi erano pronti all’azione. A quella vicinanza il suono del cuore della ragazza si faceva sempre più nitido e forte, Nathan non poteva fare a meno di fissarle il collo, e quella pelle candida che si intravedeva fra i lunghi capelli e il colletto della giacca di pelle.


-Che ci fai qui, a quest’ora-

Distolse lo sguardo dalla cosa più attraente che avesse visto nelle ultime settimane, per portarlo verso la strada sterrata e cercare di frenare ancora i suoi istinti da vampiro. Sperava che quella forza opprimente non fosse arrivata fino ai sensi della ragazza, chissà cosa le stesse suggerendo la sua natura da Animagus, e se questo si scontrava con i ricordi che aveva di Nathan, un ragazzo innocuo, dopo tutto.



 
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view post Posted on 11/4/2020, 09:42
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Each night you hear the drums of war




Non riusciva a definire con chiarezza i continui segnali che il suo istinto le stava inviando da diversi secondi. Raramente le capitava di provare una simile sensazione, forse perchè il suo terreno di caccia si trovava solitamente ad un'altitudine ben maggiore di quel terreno brullo. Non aveva rivali, solamente prede ignare, sulle quali piombava ad artigli tesi un attimo primo di strapparli alla vita. Convivere con quella natura bestiale inizialmente era stato strano, ma una volta che le due entità avevano reciprocamente accettato l'altrui natura, tutto era diventato più naturale. Così quell'equilibrio aveva dato vita ad una creatura ibrida, che viveva di entrambi i mondi, senza quasi più capire se vi fosse un reale confine tra le due metà. Per quel motivo comprendere quella sensazione stava diventando quasi una sfida per lei, quel leggero turbamento fisico la costringeva ad un'attenzione costante. Aveva incontrato predatori di ogni specie animale, ma non avevano lo stesso odore di quello che percepiva nell'aria quella sera. Si chiese se l'origine di un simile fetore potesse essere il misterioso uomo nell'ombra, ma quando questi mosse un passo sotto il favore della luna anche quella supposizione crollò.
Non aveva mai avuto una grande memoria per i nomi, ma i volti difficilmente svanivano dai suoi ricordi, soprattutto se facevano parte di quelli terribili. Terribile era il vocabolo perfetto per descrivere la valenza che il grifondoro aveva per Mya, costretta fin dal loro primo incontro a sopportare i capricci volubili e invadenti di quel ragazzo. Si era fatto ladro del suo primo e innocente bacio, senza che questo avesse potuto contare per lei più del desiderio stesso di ammazzarlo. Ricordava anche di essere stata rapita da lui, solo per il volgare piacere di vederla partecipe ad una festa umiliante. Dovevano esserci stati anche episodi meno irritanti, nascosti fra le pieghe stropicciate del loro rapporto, ma entrambe le parti non avevano mai mostrato il desiderio di andare oltre. Divenendo così, col tempo due incognite che si perdevano, senza nemmeno troppa preoccupazione. Ma per quanti aspetti negativi riuscisse a quantificare all'interno di quel ragazzo, non vedeva di certo in lui un pericolo. Irritante sì, ma non crudele, invadente ma mai violento.



Per quanto il corpo cercasse di comunicarle la pericolosità di quell'essere che le si avvicinava, il modo strafottente con il quale lo sentì parlare le confermò che sì, era il solito idiota Scott.
- Per un momento ho temuto volessi proporre un bacio - gli rispose secca e sarcastica, non riuscendo a staccare gli occhi dalla bacchetta che il mago teneva al fianco. Accorgendosi forse di quello sguardo attento Nathan aveva deciso di riporla, sciogliendo in parte il carico di minaccia che il falco percepiva. - Spaccone come al solito, a quanto vedo - aiutata dalla vicinanza e dalla luce chiara della luna riuscì finalmente a guardare con chiarezza il suo viso, trovandolo in uno stato alquanto pietoso. Sembrava non dormire da giorni, gli occhi arrossati e il viso tirato, la pelle di un colorito malato e insano. Sembrava provare fatica anche nel semplice atteggiarsi a naturale sbruffone, ma la voce roca tradiva ogni suo sforzo. Mya si trovò a provare un senso di pena per quella condizione di degrado che sembrava aver colto il grifondoro, non riportava ferite evidenti o segni di eventuali scontri, il che le rendeva difficile inquadrare il motivo di un simile abbandono. Persisteva poi quel senso di insidia che non riusciva ad ignorare, chiedendosi se fosse la causa di quel malessere che coglieva in ogni sua espressione. Eppure la conversazione continuava, come se fosse una situazione comune quella che li aveva visti incontrarsi, come due vecchi amici. - Ero a caccia, i topi escono dalle tane quando cala la sera - rispose senza scomodarsi eccessivamente, mantenendo ben sicura la sua posizione. Nella voce una vena maliziosa dava vita ad un analogo parallelismo fra i roditori e la figura dell ragazzo, che era sgattaiolato fuori dalla Stamberga con il favore delle tenebre. Proprio la casa continuava a calamitare la sua attenzione, costringendola a pensare che il reale pericolo percepito provenisse dal suo interno. Che vi fosse stato qualcuno in sua compagnia fino a qualche attimo prima, e l'odore che percepiva vividamente gli era semplicemente rimasto addosso? Gli occhi si spostavano dalla figura di Nathan al profilo della vecchia casa, non lasciando mai per troppo tempo quelli del ragazzo. - Ti hanno sfrattato dalla torre ? - gli chiese accennando con un movimento del viso verso l'abitazione malridotta, col solito modo di fare che rendeva difficile capire se fosse divertita dalla faccenda o sinceramente interessata alla risposta.
La mano tuttavia si era fatta più vicina alla bacchetta che teneva sulla schiena, le dita si strinsero attorno al legno chiaro e il respiro tornò a farsi più regolare.





 
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view post Posted on 11/4/2020, 20:29
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*Il tuo cuore sta battendo così veloce in questo momento… se solo potessi sentirlo.* Pensò il ragazzo mentre i suoni della natura cominciavano a farsi più vaghi e chiusi; il vento, il fruscio degli alberi, ogni flebile suono che il vampiro potesse udire veniva sovrastato da quel battito.. bum.. bum.. bum..
Poi le parole spezzarono quel ritmo ammaliante, finalmente l’aveva riconosciuto, ma la cosa non sembrò rilassarla più di tanto, la Tassina rimaneva sempre tesa, allerta, pronta a qualcosa che non attendeva sul suo cammino.

-Magari la prossima volta-

Le parole di Mya avevano rievocato un vago ricordo dei primi anni ad Hogwarts, incredibile come ancora pensasse a quell'episodio senza metterci una pietra sopra.. o probabilmente l’avrebbe voluta mettere sopra la testa del ragazzo, la pietra. Comunque, era partito il classico botta e risposta che Nathan non disdegnava, anche se quella notte Mya era diversa, le sue parole erano più cattive, pungenti, intese a far male al suo interlocutore; cosa le era successo in quegli anni? Cos’era questo rancore profondo.. il vampiro riportò gli occhi sulla sua possibile preda, che in quel momento lo fissava immobile come una statua, come se la minaccia di un bacio rubato fosse l’ultimo dei suoi problemi, come se il gheppio avesse paura della sua stessa vita.

-Sai come si dice.. anche il più temibile predatore è destinato a diventare a sua volta una preda..-


Rispose con tono serio, forte, senza lasciar spazio a sorrisi o sarcasmi, per farle capire che in quel momento non era l’unica che usciva per cacciare, ma probabilmente i suoi sensi animali l’avevano già avvisata da un pezzo. Nel frattempo mosse altri passi in avanti fino a raggiungere la sua parte di staccionata, ad alcuni metri da Mya, quella costruzione in vecchio legno malridotto era l’unica cosa che separava i due cacciatori notturni. Stava frenando i suoi istinti più del dovuto e la ragazza di certo non aiutava con le sue parole, forse voleva spingerlo ad andarsene via, fargli capire che non voleva una conversazione con lui, un modo come un altro per evitare lo scontro e pensare alla sua incolumità.

Intanto gli occhi blu fissavano impassibili quella vecchia staccionata, quel misero piccolo confine; mise la mano sinistra a contatto col freddo legno e lentamente le dita cominciavano ad affondare nelle crepe della struttura. La stretta della mano si faceva sempre più forte fino ad invadere quel vecchio legno logoro, lo sguardo venato di sangue fissava le schegge che si spezzavano al contatto con la pelle.. un’insolita forza o era solo il tempo che aveva reso la struttura fin troppo fragile da spezzare. Si era scontrato tante volte, anche contro due Auror, ma quella ragazza era tutt’altra cosa.. *Non deve andare per forza così* C’era forse un’altra via da percorrere? Poteva evitare di attaccarla o di ferire se stesso.. o ancora di mettere a rischio qualcuno ad Hogsmeade?

-Comunque.. Mangi topi? Se l’avessi saputo, invece di Parigi ti avrei portata in una fogna-

Asserì lasciando d’improvviso la presa dalla staccionata, i pensieri nella sua mente si scontravano con forza come delle piccole macchine a scontro: quando pensava di attaccarla un ricordo di Hogwarts lo riportava alla realtà, quando si perdeva nel buon sarcasmo del loro rapporto a quel punto era l’istinto di sopravvivenza da vampiro a riportarlo a desiderarla come possibile preda. Il momento in cui avrebbe spento una parte lasciando luce all’altra sembrava essere molto vicino.

-È più complicato di così..-

Riposte riguardo l’ubicazione della sua possibile dimora di quella notte, che come nascondiglio non era affatto malaccio in realtà

-Devi aiutarmi, ho bisogno di una cosa o non supererò la notte.. La Mya che ricordo avrebbe aiutato qualcuno in difficoltà!-

Si girò verso la ragazza con tono deciso, appellandosi a una sua ben celata bontà d’animo, magari poteva trovare lei la soluzione prima che tutto fosse finito in un gigantesco patatrack. Cercò con quelle parole di far breccia nella sua mente, anche se il fascino del vampiro sembrava non insinuarsi fin troppo in lei, con altre persone era diverso, riusciva facilmente ad ottenere quello che voleva, quasi ammaliandole, ma lei sembrava impenetrabile.

-Che dire.. Se non hai mai visto un vampiro.. Ora ce l'hai davanti-

Rilevò il segreto a Mya, ignaro di come lei avesse reagito sapendo la vera natura del ragazzo. Dopo quelle parole, tutti i segnali avvertiti quella notte potevano avere un senso. Una creatura oscura, descritta come cattiva e pericolosa dalla letteratura, si era palesata davanti ai suoi occhi, era lì in carne ed ossa, e le aveva chiesto un aiuto, un bisogno di qualcosa, e cosa poteva volere un vampiro da lei.

Poi cadde d’improvviso sul ginocchio destro, il sangue animale in circolo non era più sufficiente, stava per perdere addirittura il controllo del suo corpo, presto il suo giudizio si sarebbe annebbiato e il corpo avrebbe risposto solo ai riflessi, avrebbe fatto in modo di tutelarsi, di sopravvivere aggrappandosi alla cosa più vicina che l’avrebbe permesso.

Cosa avrebbe fatto Mya in quel momento? Combattere, scappare, aiutarlo, capire cosa stava accadendo?

Chi era alla mercé di chi?

Il vampiro non ne aveva idea, ma la decisone della ragazza avrebbe cambiato ogni cosa..


Quando leggi di queste creature sui libri ti sembrano così distanti da te che mai immagineresti di trovartene una davanti, finché non ti sorprendono in una notte qualunque... in un posto qualunque...




 
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view post Posted on 15/4/2020, 15:12
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Each night you hear the drums of war





- Questo ti diverte? - gli rispose, questa volta non riuscendo a mitigare un briciolo di fastidio nella voce. - Io non rinnego la mia natura. - L'averlo reso partecipe di quel suo segreto, non sembrava avergli conferito la conoscenza né l'empatia di comprendere cosa significasse per lei quella dualità. Essere un animagus non era l'attuazione di una trasfigurazione, di un uomo che tramite un incantesimo assume forme animali, come facevano forse per capriccio i metamorfomaghi. Quella natura bestiale era nata in lei, ancor prima che il rituale celtico ne risvegliasse la forma terrena. Il falco era Mya, e Mya era il falco. Così il desiderio di caccia, e persino quello della carne cruda, erano per lei una semplice richiesta del corpo. Non rinnegava sè stessa, in nessuna forma.
Così come non poteva rinnegare quella perpetua sensazione di pericolo, tanto strana per il falco, ma ancor più per la sua controparte umana. La sentiva sull'epidermide, i pori della pelle che si irrigidivano, e una sensazione di gelo che serpeggiava sulla schiena, lenta ed audace. Il cuore che accelerava il passo, mentre quella minaccia si faceva prossima. Eppure, quasi con ostinazione, continuava a negare con razionalità che potesse essere quel ragazzo la fonte del "disturbo".
Il suo stato fisico, la voce roca e quella debole richiesta di soccorso facevano di lui più una vittima che un carnefice. A meno che non fosse il più astuto degli ingannatori, come un ragno paziente che tesse la sua tela con dovizia e cura, per poi restare in attesa. *Ma chi...Scott?* Quel paragone suonò tanto assurdo quanto il semplice fatto di averlo potuto elaborare. Avrebbe voluto incrociare le braccia e schernirlo come era suo solito, ma quello stato di allerta le impediva di abbandonare il tocco della bacchetta. Si fece semplicemente di un passo più vicino alla vecchia staccionata, i cui bordi erano andati in polvere pochi attimi prima sotto la presa del ragazzo. Fragilità. Portò la mano destra, libera, al viso ravvivandosi il lungo ciuffo di capelli, incerta sul da farsi.
Avrebbe potuto ignorare quella richiesta di aiuto, girare i tacchi e tornarsene al castello. Non doveva nulla a Scott, si erano salvati la vita a vicenda in passato e tanto era bastato a saldare il debito. Entrambi avevano sempre scelto di restare dietro le alte mura dei loro caratteri incomprensibili. - La Mya che ricordi ti avrebbe lasciato a morire su quell'isola - lo sguardo al pari delle parole trafisse il grifondoro, ma durò ben poco perchè la tassorosso con un sospiro lasciò cadere ogni resistenza. La mano scivolò via dalla bacchetta e si poggiò sulla staccionata logora che li separava. Quella Mya dopotutto l'aveva abbandonata anche lei, ad annegare fra le onde di un mare ostile e brutale. Per quanto infastidita da quel suo solito modo di fare, il suono che ebbe quella richiesta d'aiuto era quanto di più sincero gli avesse potuto sentir dire mai. Spoglio, vulnerabile, fragile. Come la staccionata che lei stessa stava sfiorando. - Che succede? - chiese infine, cercando di capire cosa avesse mai potuto ridurre in quello stato il giovane uomo.

E fra tutte le risposte che aveva ipotizzato, quella che le si rivelò essere la verità la lasciò interdetta. Se non avesse avuto quell'empatia, o non fosse stata in grado di percepire l'odore stesso della paura, avrebbe per certo riso alla risposta di Nathan. Ma tutto il suo corpo aveva gridato fino a quel momento, spinto su ogni fibra muscolare, su ogni cellula impazzita del suo sistema. Un vampiro. Una minaccia per ogni essere umano, babbano o mago che fosse. Non aveva mai avuto la sfortuna di incontrarne uno, ma le storie della sua razza erano quasi più note della storia di Merlino stesso. Eppure ancora non riusciva a lasciare a quell'istinto il potere di predarla, forse sottovalutando la reale minaccia che quel ragazzo poteva rappresentare per la sua forma umana. Forse perché Nathan non appariva affatto come l'emblema della sua categoria, debole e affaticato persino dal suo stesso restare in piedi. Lo vide accasciarsi a terra, in parte nascosto dalla staccionata di legno, e nonostante quell'istinto le rendesse più pesante ogni passo, si avvicinò a lui. Questa volta con la bacchetta sfoderata, anche se tenuta al fianco. Si avvicinò puntando lo sguardo alla testa del ragazzo in basso, mantenendosi in una posizione di superiorità fisica che non le capitava spesso. Qualunque cosa egli fosse, se avesse voluto farle del male, probabilmente l'avrebbe già fatto, risparmiandole quello scambio imbarazzante di battute. Forse per debolezza fisica, o perchè ostinatamente stava lottando contro quella sua stessa natura. Per tutelare lei? O perché aveva scelto una strada diversa, per preservare sé stesso?
Senza rendersene conto Mya aveva iniziato ad arricciare il naso, mentre le narici captavano un odore familiare, conosciuto. Un odore selvaggio, aspro, di pelliccia impregnata di sangue e di carne fresca, odore di pelle mista a terriccio e muschio. Odore di caccia. - Hai odore di carogna addosso - gli comunicò senza delicatezza, incapace di definire con chiarezza da dove provenisse, se dagli abiti, dai capelli o che fosse rimasto fra i denti. Ma era fresco, pungente, non doveva esser passato troppo tempo. Se c'era una cosa che per certo sapeva su quelle creature era che la sete di sangue non era un capriccio, ma un bisogno di sopravvivenza. E il sangue animale era davvero compatibile con la loro dieta? A giudicare dal suo aspetto malridotto non le fu difficile capire che quella scelta era solo un palliativo.
Quello che temeva in realtà era il contraccolpo di una simile scelta, l'arrivo di una ferocia maggiore, non più gestibile. Avrebbe potuto fare una strage, colpire magari qualcuno di conosciuto, di caro. Mya non poteva più alzare i tacchi e allontanarsi, voltare le spalle alla pericolosità che Nathan poteva rappresentare in quel frangente, per gli abitanti del villaggio ma anche per lei stessa.
- Sei una mia responsabilità ora, lo sai vero? - La bacchetta stretta nella mano restava vigile - Devo considerarti una minaccia? - non voleva essere costretta a fargli del male. Ma era decisamente pronta all'eventualità che stesse per accadere.






Edited by ~mya - 15/4/2020, 19:40
 
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Una trappola? Un inganno venuto proprio dal ragazzo che conosceva da chissà quanti anni? Poteva la meschinità del vampiro aver architettato tutto questo per farla avvicinare a lui e sorprenderla con la velocità di un predatore? Dopo tutto, quanto poteva essere forte Mya in confronto a un mago del settimo anno, vampiro, e con la gola secca.
Persino la loro conoscenza magica era divisa da un abisso, eppure, da quando l’aveva vista lì su quella strada sterrata dinnanzi alla Stamberga, aveva fatto di tutto per evitare di farle del male, essenzialmente perché non voleva farlo. Ci fosse capitato chiunque altro, non avrebbe lottato contro se stesso fino a questo punto neanche per un secondo, e se anche quella brutta copia della tassina che ricordava lo guardava come fosse un altro dei clienti inopportuni del bar, non riusciva a lasciare il controllo del suo corpo alla rabbia, non poteva permettere che il male si avvicinasse a lei.

Da inginocchiato udì parola per parola pronunciata dalla ragazza, ma non rispose, non aveva la forza né di litigare, né di dare altre spiegazioni, risparmiava e risparmiava energie, ancora e ancora, per riuscire a non perdere conoscenza; il sangue magico non toccava le sue labbra da troppo tempo e oltre quel segreto, che lo spogliava del tutto davanti a quegli occhi viola, non aveva più niente da dire.

Intanto la ragazza continuava ad avvicinarsi guardinga con le sue provocazioni al seguito. Anche se ora aveva ben chiara la situazione, poteva credere di riuscire a cavarsela tranquillamente contro di lui? o forse era solo un eccessivo senso di onnipotenza alla vista di un vampiro affamato e in ginocchio. La sua mano finì poi con lo strofinare la vecchia staccionata, dove poco prima la stretta del ragazzo si era aggrappata con prepotenza, il che gli suggerì un qualcosa di simbolico e significativo che non sapeva bene come descrivere a parole;

Quanto si era avvicinata a lui? Non aveva paura di quel predatore? Poteva Nathan afferrarle le braccia e impedire di muovere quella bacchetta?
Per un attimo quel pensiero passò nella mente del vampiro, il suo istinto gli schiacciava con forza ogni fibra muscolare come se i suoi nervi fossero intrappolati in una morsa e dovevano rilasciare il segnale per il movimento o tutto sarebbe andato perduto, poi le ultime parole della ragazza cambiarono tutto.

*Una sua responsabilità* C’era tanto in quelle parole: il pensare agli altri che potevano incontrare quel vampiro affamato, il preservarli dal pericolo, il non pensare alla sua incolumità nonostante la profonda sicurezza in se stessa, e il pensare alla vita del ragazzo che aveva davanti, forse.
Probabilmente a quel punto uno sconosciuto avrebbe già preso in pieno il suo miglior incantesimo offensivo, proprio in quel momento in cui lo poteva osservare dall’alto verso il basso, eppure come lui anche la tassina era immobile con la bacchetta stretta nella mano, e nonostante avesse un vampiro a un metro di distanza, quel polso non compiva nessun movimento, era in bilico fra il fare o non fare, stessi tendini tesi, stesso freno.

A quel punto il ragazzo si alzò lentamente in piedi, regale, col suo senso di superiorità anche in quelle condizioni così precarie. Estese la schiena, e a quel punto la sua ombra sovrastò la tassorosso decisamente più piccola di lui, nonostante il terreno inclinato a suo favore.
Gli occhi azzurri la fissavano dall’alto, ma stavolta erano diversi, non più venati di sangue, non più spenti

- Tua responsabilità.. ma chi pensi di ess... -

poi cadde a terra, stavolta privo di sensi.
L’attimo era passato, quell’istante in cui poteva tentare di nutrirsi svaniva all’orizzonte lasciando spazio al Nathan che aveva deciso di perdere conoscenza e stare alla mercè di quella ragazza o meglio alla sua responsabilità. Per una volta non si sentiva più braccato da nessuno, non era solo, per sempre sulla difensiva, pronto a mordere.

L’inconscio del ragazzo sorrise dinnanzi a quella bizzarra scena, ricordando, fra le pieghe sbiadite della memoria, che proprio quella stessa ragazza svenne dinnanzi a lui ad Hogwarts, per poi caricarsela sulle spalle come un sacco di patate e portarla in infermeria. Era curioso come quella scena si ripresentava a distanza di anni ma a parti invertite, anche se stavolta per lei caricarsi uno di quella stazza non doveva essere un'impresa così facile
~



 
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view post Posted on 16/4/2020, 18:58
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Each night you hear the drums of war





Aveva spesso avuto modo di confrontarsi con il sentimento soffocante della paura, fin da piccola, quando il vorticare oscuro del mare l'aveva quasi strappata alla vita. E molte altre volte, episodi disseminati qui e là lungo il suo arco temporale, attimi che restavano indelebilmente impressi nella sua memoria. Paura, orrore, tristezza, affanno, insicurezza, tutti sentimenti che avevano avuto origine in lei. Certamente influenzati da fattori esterni, eppure non le era stato difficile riconoscere la sorgente di quello stato d'animo nel profondo del suo cuore. Una scelta sconsiderata, una debolezza recondita, un timore inascoltato, ed ecco la paura manifestarsi. Ma mai, mai, aveva percepito sulla pelle quel senso di gelido terrore, come nell'esatto momento in cui si era ritrovata avvolta dall'ombra oscura di Nathan.
Quel terrore non era suo, non nasceva in lei, non aveva motivo di provarlo. Eppure quell'essere che le si parava davanti rilasciava nell'aria feromoni scatenanti, che le avvelenavano il corpo, provocandole quella orribile sensazione di panico. Come se fosse stata la più debole delle prede, paralizzata dalla presenza di una belva inarrestabile. Non aveva paura, eppure il suo corpo non la ascoltava, il cuore anziché correre impazzito aveva rallentato i battiti, fin quasi a fermarsi. Poteva volare via in un respiro, lo sapeva, eppure non muoveva un muscolo, mentre la voce del ragazzo spezzava quel gelo con voce sinistra e brutale. La bacchetta vibrava stretta nella sua mano, invitandola a recidere quel legame con la forza, a sottrarsi a quella presa nauseante. Ma non ce ne fu bisogno, perchè un secondo successivo il corpo del grifondoro crollò a terra, esanime. La morsa che aveva sentito presidiare le sue viscere scomparve, lasciandola libera di respirare con regolarità. Mya si poggiò alla staccionata come se a tenerla in piedi in quegli ultimi secondi fosse stata una forza oscura, che una volta sparita l'aveva privata del normale supporto delle gambe. Respirò più a fondo mentre lo sguardo tornava a controllare il corpo immobile del ragazzo. Aveva commesso un errore, decidendo di non considerarlo una minaccia. Un errore che sarebbe potuto costarle la vita, e perché poi? In nome di un rapporto che avevano costruito sui litigi? Non c'era mai stata fiducia reciproca, e ora più che mai ne vedeva i motivi. Ma era davvero la verità? Scivolando sui lineamenti induriti di Nathan, ritrovò in essi quelli del ragazzo che l'aveva sorpresa sul monumento di Londra diversi anni prima. Il ragazzo che nonostante le sue battute dure e quel modo continuo di ferire il prossimo, aveva scelto di restarle accanto, percependo forse tutto il dolore che quella ragazzina stava vivendo. Senza fare troppe domande, e senza aver bisogno di reali risposte, l'aveva strappata con leggerezza ai pensieri più oscuri che ricordasse. Per un minuto, l'aveva salvata da sé stessa. - Al diamine! - urlò nella notte silenziosa, balzando con agilità oltre la staccionata e avvicinandosi al corpo in terra. - Aggiungiamolo alla lista di cose di cui mi farai pentire - gli disse accovacciandosi in prossimità del suo viso, premendo stupidamente sul collo con le dita, salvo poi ricordarsi che non poteva sentirne il battito in quanto vampiro. Per quanto razionalmente comprendesse quella spiegazione, l'idea che il ragazzo che conosceva fosse in realtà morto la destabilizzò più di quanto non credesse possibile. Lo vide corrucciare leggermente le sopracciglia, rincuorandosi in parte del fatto che non fosse morto da morto, non troppo morto in realtà. *Ma dove lo trovi lo spirito di scherzare?* Non poteva lasciarlo in quello stato, soprattutto ora che conosceva la sua natura. Forse non era morto, ma lo sarebbe stato presto se l'avesse lasciato a marcire fra le erbacce della collina abbandonata.

L'idea più stupida che le venne fu quella di portarlo a riparo da occhi indiscreti, ora che la vera preda sembrava essere lui. La stamberga dopotutto doveva essere stata la sua casa in quegli ultimi mesi, non si sarebbe offeso se fosse entrata senza chiedere permesso. *Ok, deciso l'obiettivo. Come ci arriva?* Si chiese studiando la distanza che li divideva dalla porta sbilenca, su un terreno in pendenza che non favoriva lo spostamento fisico. Per quanto trovasse spassoso il pensiero di trascinarlo di faccia sul terriccio fino al patio, sapeva di non avere abbastanza forza fisica per fargli superare gli scalini senza rompergli mandibola e clavicole. Decise che la magia sarebbe stata la sua barella d'emergenza, con un incantesimo alleggerì il corpo del ragazzo, e con un secondo incanto lo fece levitare a mezz'aria. Lo spinse più vicino alla stamberga come fosse stato un palloncino d'aria, aprendo infine la porta e cercando di farcelo passare, sbattendo più volte le spalle e la fronte sugli stipiti. Non era mai entrata in quella catapecchia, ma l'interno era quasi più piacevole dell'esterno. Non c'era quasi per nulla mobilio, ed ogni stanza era vestita solo di ragnatele, polvere e vecchie lenzuola bianche appese qui e là come vele di una nave spettrale. Adagiò il corpo del ragazzo in un angolo più sgombro, arredato solo dal fascio di luce lunare che entrava dalla grande finestra. Con un colpo di bacchetta rilasciò gli incantesimi e il peso del corpo sul pavimento fece sollevare una gran nuvola di polvere. Era in posizione supina e continuava a non dar cenni di risveglio, il petto non si muoveva e il respiro non inumidiva le labbra. Quel silenzio assoluto la rendeva irrequieta, non aveva davvero idea di cosa fare. Non poteva restare fuori tutta la notte, e non aveva nemmeno la certezza che gli bastasse del riposo per risvegliarsi al mattino. Continuava ad interrogarsi sulle scelte che aveva a disposizione, pur sapendo che ve ne fosse solamente una che potesse realmente aiutarlo. Se un uomo ha sete, deve bere, non era difficile come ragionamento. Ma da quel pensiero al decidere di diventare lei stessa un succo di frutta proteico ne passava. *No, non esiste.* Si ripetè convinta prendendo posto a terra, con le braccia avvolte attorno alle ginocchia. Ma aveva davvero alternative? Nathan stava morendo, e questa era una realtà innegabile. Guardarlo immobile a pochi passi dai suoi stivali le fece inevitabilmente rivivere davanti agli occhi la moltitudine di morti che lei non era riuscita ad impedire. Tutti quei ragazzini durante l'attacco al castello, e anche quella di Random. Passavano per le sue mani, per quanto la storia non gliene avrebbe mai fatto carico. Di scatto si portò in avanti, stranamente più lucida di quando lasciava vincere la testa. Sfiorò le labbra del ragazzo sollevandole fino a scoprire le zanne innaturalmente affilate, di un bianco immacolato. Lo stesso brivido provato poco prima tornò a serpeggiarle sulla colonna vertebrale, ma la tassorosso cercò di tenerlo a bada. Allungando una mano afferrò quello che le sembrava una scheggia di vetro, ma che in realtà era semplice ceramica. La premette con forza sul palmo della mano destra fino a provocarsi una decisa incisione sulla pelle. Un rivolo di sangue rovente ne uscì scivolando fra le dita e macchiandole i pantaloni. Spinse il pugno fin sopra il volto del vampiro e chiudendo a morsa le dita lasciò che il sangue colasse fin dentro la sua bocca, scivolando fra i denti e le gengive.
- Se vuoi proprio morire, ti pregherei di farlo quando non sono nei paraggi - ringhiò fra i denti stretti, vinta tra il dolore alla mano e il timore di fallire.




 
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view post Posted on 17/4/2020, 21:07
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Buio.
Neanche il tempo di terminare la frase verso la ragazza che tutto diventò pura oscurità. Il corpo del giovane vampiro cadde sul freddo terreno che contornava la stamberga e li giaceva immobile. Era quello il rischio di non bere, di resistere alla sua natura. Finire in uno stato di morte apparente, non sarebbe morto, ma poteva neanche muoversi nel mondo dei vivi, era solamente in un limbo e sarebbe finito presto in un coma profondo se la Tassina non avesse risposto al suo richiamo d’aiuto.

Da quel momento in poi non sapeva ben identificare quel che sentiva, se davvero si potesse avvertire anche il nulla totale, i contorni di una bolla silenziosa, eppure quel corpo pareva contenere ancora un briciolo di recezione, tanto da aggrottare leggermente le sopracciglia per un istante (contrariato persino da svenuto).
Per quanto però si sforzasse, non riusciva neanche a muovere un dito e a malapena avvertiva quel che stava succedendo, una situazione assurda, se anche avesse ricevuto una beccata in testa dal gheppio probabilmente neanche ci avrebbe fatto caso.
Poi d’improvviso un’innaturale leggerezza lo travolse, stava forse per lasciare davvero il mondo terreno, e per la seconda volta?!
*bom.. spom..* suoni ovattati e strani raggiungevano le sue orecchie, cosa diavolo stava succedendo intorno a lui, era Mya? o forse era diventato come una cavia su un tavolo da laboratorio? un esemplare affascinante di vampiro appena catturato.
Era scomparsa anche la brezza serale, l’aria era più pesante, oppressiva, era piuttosto chiaro ormai che il suo corpo non era stato abbandonato su quel prato, e che la sua speranza dagli occhi viola forse aveva risposto al grido più sincero della sua vita. Non sapeva come sarebbe andata in futuro, come poteva ricambiare, se doveva farlo, o se quella ragazza gli stava dicendo addio a suo modo, sta di fatto che quella notte rappresentava una svolta inaspettata nella loro vita, nel bene o nel male.

Umido, caldo, magico
Un tornando di sensazioni a partire dalle labbra sconvolsero quel momento di apatia e buio totale, scivolavano sulla lingua lentamente, fino a toccare ogni recettore del suo corpo. Nathan le assaporava come fosse la cosa più forte e buona che avesse mai provato. Era del potente sangue magico che bagnava la sua bocca, gocce che come linfa vitale provavano a riportarlo indietro, a strapparlo dall’oscurità.
Voleva rallentare il tempo per assaporare meglio quel momento, non voleva che le cose buone durassero solo pochi attimi, ne voleva di più e ancora.
Gli occhi azzurri si aprirono a quel calore inaspettato, e quel che vide non l’avrebbe mai più dimenticato. Quel pugno stretto, quel rosso che spezzava la perfezione della pelle su cui sgorgava lento. Non c’era spazio per nient’altro in quel momento, voleva afferrare quella mano e portarsela alla bocca, morderla, voleva che quella fonte di vita fosse il massimo a cui potesse attingere, voleva tornare “vivo”.




 
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view post Posted on 20/4/2020, 18:25
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Il Fato

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SjtYqVC
Sangue che al giorno morte concedi
accogli l'esordio di ogni fine che vedi
Lo scricchiolio del legno vinto dai tarli, il soffio di un vento indifferente, perfino il gracchiare di un corvo in lontananza – la Stamberga Strillante si risvegliava da un torpore che mai, prima di quel giorno, aveva saputo sperimentare; i visitatori bloccati agli ingressi versatili, il Platano Picchiare che spezzava ogni intrusione, le staccionate al Villaggio che cedevano sotto il peso di un'arrampicata, l'assenza. Non avrebbe permesso l'accesso a nessuno, non quella volta. Cullava al suo interno bambini prodigio, l'uno che aveva visto crescere fin dagli anni remoti, l'altra che aveva inseguito nel corso di tempo prezioso: un tesoro che non aveva prezzo, la Vita e la Morte di pari modo, e nel tripudio d'insieme si preparava la scena finale. Di spettro fondata, di spettro vestita, la Stamberga si rivelava esattamente come scrigno di credenze antiche, così antiche da aver tracciato confini, aver reso il suo nome una storia, una delle migliori. Ne indagava così il segreto più atipico, si poneva come grembo materno per l'uno e per l'altra, e tuttavia peccava di salvezza. Quella, la Stamberga ne era consapevole, non era in suo potere. Aveva offerto ristoro, avrebbe potuto fino alla fine dei giorni, e il dubbio più asfissiante si realizzava in quel paradosso: perché per lui, per il Vampiro, non c'era fine. La dannazione eterna, il peccato tra i peccati, la condanna per aver osato; si era spinto oltre, Nathan Scott. Oltre l'ignoto, oltre il percettibile, oltre la vita stessa. Ne pagava lo scotto, continuamente, e nella diffidenza che aveva avuto per la sua identità, per chi era e per chi sempre ormai sarebbe stato, ne risentiva sofferenza senza eguali.
DkyrHYm
Aveva ignorato i primi sintomi, aveva rinnegato la Fame più energica, e soltanto in extremis – al punto di un traguardo sottovalutato – ne subiva lo scarto peggiore; non avrebbe potuto resistere, non una notte di più, e con il favore della Stamberga ogni strillo di cui si rendeva portavoce consumava infine il suo incubo. Le iridi tempestate di nero, la cornea screziata di rosso, i capillari spezzati – sangue che tutto poteva, sangue che tornava; il tremore delle mani, ultima avvisaglia, mentre gli arti superiori e inferiori tacevano in un blocco così imperituro; il fremito della gola, la lingua che vibrava e già scottava sotto il peso dei denti più scoperti. Un singulto, un'espressione adombrata, l'ossessione. Un accordo velato, un patto siglato, il bene del prossimo e il pericolo del vicino, ormai era fatta. A quel punto, tornare indietro sarebbe stato impossibile, per l'uno e per l'altra. Perché lì, nel cuore pulsante di una Casa Stregata, c'era tuttora scintilla di vita: Mya Lockhart si offriva al sacrificio, ne accettava volontariamente ogni limite, e quando il sangue zampillò in una gocciolina, poi un'altra, infine in rivolo scarlatto, il profumo parve inconsistente alla Ragazza, e divenne invece richiamo al Vampiro.
Il capo reclinato, il sapore di un prezzo che avrebbe dovuto pagare già da lungo andare, infine uno spiraglio – Mya Lockhart assumeva i contorni sfocati di una figura qualsiasi, astratta, infinitamente compromessa; ma era Sangue salvifico, e vinceva il conflitto del Dannato.
QAKYEhe
Non seguì gentilezza nel morso, non avrebbe potuto; era un istinto primordiale, lo stesso istinto di un condannato a morte – sopravvivenza, realtà, percezione di una libertà già spenta all'apparenza. Nathan Scott poteva essere legato alla Studentessa più di quanto potesse esprimere a parole, ma l'Anima taceva là dove il Corpo gridava all'assoluto. Quando gli incisivi superiori batterono sulla carne, il singulto del Vampiro mutò rapidamente in piacere, e le mani – destra per prima, sinistra in successione – salirono ad avvinghiare la Vittima consenziente. Parve una Danza, tra le più belle: il sangue scorreva direttamente sulla bocca del Vampiro, ne era assuefatto fin dall'assaggio d'esordio, e quando cominciò a bagnare la lingua, i denti, infine la gola, ogni arsura cominciò a spegnersi.
Estasi, privilegio, bellezza. Mya Lockhart era tutto quello per lui, e il suo Sangue lo era perfino di più. I sensi in allerta finalmente si ripristinavano, l'energia coinvolgeva in Nathan Scott i punti fino a quel momento costretti alla stasi, e sentì controllo delle gambe e delle braccia, sentì il petto alzarsi come al ricordo di un respiro che mai più avrebbe potuto sperimentare. Tra le sue braccia, Mya Lockhart cedeva al ristoro cui stava partecipando, e in lei un altro cambiamento si esprimeva come incauto incanto. Avrebbe potuto averne paura, avrebbe dovuto; e invece ne fu attratta, ne fu coinvolta, ne fu travolta. La sfera sensoriale si amplificò più del previsto, lo sguardo si assottigliò e poi si espanse, la vista ne fu annebbiata e le sfumature di colori, ombre e suoni tutto intorno si accesero come mai prima di allora. Forse era quello che viveva un Vampiro, costantemente. Forse era quello sentirsi vivi davvero. Sentì l'esaltazione del petto, il battito estremo del cuore, e parimenti ne avrebbe desiderato altro. Tra i due, però, Mya Lockhart custodiva ragione. In quel momento, il pericolo tornava come un monito – c'era un sentore di pericolo; c'era bellezza, e c'era dannazione. In quel confine, la Studentessa viveva un contrasto singolare, tra il concedersi e il tornare indietro. Fino a quanto, suggeriva l'istinto. Perché il Vampiro aumentò la pressione, i Denti mutarono in zanne, il sangue brillò copiosamente fin verso la gola, e mentre l'una moriva, l'altro viveva. Questione di confini, come sempre. Nel morso del Vampiro c'era sete, e Nathan avrebbe dovuto lottare contro ogni sensazione, contro se stesso, per fermarsi. Mya Lockhart, allo stesso modo, subiva il fascino del proibito, e ne era condizionata.

Era un incastro pericoloso,
l'estasi del Sangue.



Ci siamo, il Nutrimento ha inizio. Per entrambi, siete al limbo tra estasi e pericolo, dovrete ruolare bene la sensazione: per Nathan, il richiamo del sangue ora più che mai è una droga, il tuo corpo è condizionato dalla sete estrema; Mya, il morso ha per te un incanto mai sperimentato prima, anche tu ne sei travolta, ma sei più lucida per capire il rischio. Il morso è ad ora profondo, attenzione per entrambi.
 
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view post Posted on 9/5/2020, 14:58
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Mi scuso per il repost, ma c'era stata un'incomprensione di lettura del masteraggio perchè sono scema :fru:


Each night you hear the drums of war




Erano bastate poche gocce del suo sangue, spillato come un potente antidoto, a far sì che il grifondoro riaprisse gli occhi. Eppure in quelle iridi completamente annegate nel vivo sangue e nero pece Mya trovò difficile ritrovare lo sguardo del ragazzo che conosceva. Non provava spavento né diffidenza verso di lui, per quanto potesse apparire terrificante ad occhio umano, per lei il diverso non era mai stato una discriminante. Tutta la sua esistenza era fondata sul concetto di divergente dopotutto, lei stessa ne era il completo esempio. Sussultò quando il vampiro, afferrandole con forza la mano, se l'era portata più vicina alla bocca. Si era risvegliato mosso da una vistosa frenesia, come una belva affamata dopo un lungo letargo, quel sangue che l'aveva salvato dall'oblio ora ne accentuava il desiderio, un desiderio disperato. Sentiva le sue labbra premute sulla carne, i denti appena più stretti e la lingua che vorace sfiorava la ferita aperta sul palmo della mano. Una sensazione a cavallo fra il fastidio del solletico e il disgusto dell'essere assaggiata come una bistecca cruda le fece accapponare la pelle delle braccia, portandola più volte a cercare di sottrarsi a quella presa. Ma il vampiro manteneva una morsa salda con le mani attorno al suo polso, come un cane affamato che non voleva lasciar avvicinare nessuno al suo cibo, quasi ringhiandole contro al suo rifiuto. Con la mano libera gli diede un buffetto di scherno sulla fronte, ammonendolo per quel fare invadente e indecoroso. - Vacci piano Scott, non sono un all you can eat - gli disse, non avendo ben chiaro quanto la sua voce potesse realmente raggiungerlo. Quella sete, quella voracità erano un chiaro sintomo di una repressione perpetrata più a lungo di quanto una creatura potesse sopportare. E questo le apriva un universo di domande, alcune mosse più dalla sua proverbiale curiosità verso tutto ciò che poco conosceva, e in parte dal bisogno di comprendere come fosse finita in una simile situazione. Ma al momento il grifondoro non sembrava essere in grado di far altro che leccare e sbavarle la mano, così decise di tacere, attendendo che finisse di bere. I secondi iniziarono a dilatarsi, e più il tempo passava meno Mya si sentiva spaesata. Sembrava subentrata in lei una sorta di apparente calma, come se lentamente stesse scivolando in una bolla di silenzio e tranquillità, una zona d'ombra dove anche il rumore prodotto dalla bocca di Nathan diveniva un brusio di sottofondo. Quella perdita di concentrazione fu il primo segnale che qualcosa di pericoloso stava accadendo, ridestandola in parte, decisa ad interrompere quel nutrimento. - Ora basta Scott, ne hai bevuto a sufficienza - Eppure ogni tentativo di sottrarsi alla presa sembrava inutile, al punto che Mya cercò di afferrare la bacchetta sul fianco sinistro, pronta a interrompere quel contatto in maniera definitiva, e meno gentile. Forse reagendo a quel movimento di ribellione il vampiro si fece però più violento nei suoi confronti, spostando con velocità fulminea la sua bocca dal palmo aperto della mano fino al polso, e affondando con crudeltà i denti. Mya percepì con estrema chiarezza la sensazione della carne lacerata fra il radio e l'ulna. Trattenne fra i denti stretti un lamento di dolore, che le sfuggì dalle labbra come un ringhio rabbioso. Le zanne si conficcarono a fondo, tanto da percepire definitamente la ruvidezza delle sue labbra premute contro l'epidermide nuda del braccio. Fu un dolore tanto inatteso e devastante da farle perdere la presa della bacchetta, che rotolò poco distante sulle assi marce del pavimento. A nulla sembravano servire le strattonate, né tanto meno la mano sinistra che spingeva sulla fronte affinché quella testa si staccasse dalla sua persona. Non aveva mai avuto problemi di anemia, ma non serviva essere un genio per capire che a lungo andare ogni goccia di sangue persa l'avrebbe allontanata dalla lucidità, mentale e fisica.




Il respiro aveva iniziato a farsi meno convulso, e il cuore continuava a martellare nel petto con sempre meno convinzione. La testa si era lasciata andare all'indietro, debolmente, mentre le pupille si dilatavano come a voler cercare maggiore luce in quella oscurità. Gli occhi ruotarono verso l'alto cercando il profilo della luna attraverso le assi divelte della finestra. La luce chiara quasi le ferì le retine per quanto appariva fulgida, al punto che sembrava poterne scorgere ogni minimo dettaglio. Anche l'aria nella stamberga si era fatta più intensa e carica di odori che prima non aveva affatto colto, al contempo le sembrava di riuscire a percepire ogni più piccola esistenza nel raggio di cento metri. Se era davvero la morte a sopraggiungere perchè sembrava tanto ricca e appagante? Era forse quel morso a renderla tanto vigile, così presente ad ogni sensazione? L'iniziale rabbia stava mutando, non scemando in apatia ma trasformandosi in un desiderio inaspettato, quasi perverso. Quel dolore la accendeva in modi che non aveva mai sperimentato, tutto il suo corpo era catalizzato da quel malessere eppure sembrava bramarne ancora, come se in quell'agonia fosse nascosto un piacere inesplorato. Ogni pensiero, ogni preoccupazione, ogni rimorso, ogni stupida rabbia perdeva il minimo senso mentre annegava in quel mare di oblio. Non c'era spazio per altro che non fosse quella sensazione di totale annullamento, in favore di un appagamento che non aveva alcuna spiegazione materiale. Tutto il corpo ne era vittima, coinvolto suo malgrado in quell'estasi inaspettata, la serenità del nulla si amalgamava alla corruzione di una sete inappagabile, facendole scoprire un'eccitazione che mai aveva sperimentato. Improvvisamente si scoprì avida di quella brama, e prima che potesse razionalizzare in alcun modo quel gesto, si era ritrovata a far scivolare le dita fra i capelli del vampiro spingendo la sua testa affinché i canini non abbandonassero la presa. Non voleva che finisse, anche se quel morso la stava traghettando verso la morte. Che perverso gioco era quello dei vampiri? Non bastava loro privare gli umani della vita, pretendevano in pegno anche la loro dignità? Odiava sentirsi soggiogata in quel modo, e fuori controllo, incapace persino di rimettere in ordine composto i suoi pensieri. Fu il cielo in qualche modo a ridestarla. Gli occhi ancora persi fra le pieghe del manto notturno si lasciarono catturare da un'ombra fugace che aveva superato in volo la luna. Un uccello, forse un rapace notturno, o un'allucinazione, non era davvero in grado di definirlo. Ma quella visione era bastata a risvegliare la sua mente dal torpore di quel maleficio, riscoprendosi in un corpo ormai quasi del tutto privo di forze. Doveva interrompere quel contatto, o presto non ne avrebbe più avuto la possibilità. Le dita, prima perse sulla testa di Nathan, si erano ora arpionate con debolezza ai capelli cercando di strattonarlo via, o perlomeno di risvegliarlo da quello stato di trance in cui si trovava. Ma a parte imbrattargli i riccioli di sangue non ottenne alcun risultato. - Scott... - Non aveva quasi più la forza di sollevare neppure le braccia, e la voce sembrava essere la prossima ad abbandonarla. Con le ultime forze rimastele si spinse in avanti avvicinandosi al capoccione moro, decisa a suonargli una sonora craniata all'incrocio degli occhi. Ma oltre ad una consistente emicrania, non seppe dire se avesse avuto effetto - Nathan... - in un sussurro lo chiamò per nome, come probabilmente non aveva mai fatto, mentre la testa ormai debole si abbandonava in avanti, pronta ad annegare nell'oblio.
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view post Posted on 23/8/2020, 11:01
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VII Anno

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La mano rude e fredda del vampiro costrinse con forza l’esile polso della ragazza, quelle poche gocce di sangue penetrate fra le sue labbra furono l’inizio del suo ritorno alla realtà.
Si stava nutrendo della linfa vitale della tassina e più ne prendeva e più sentiva la forza riaffiorare e con lei tutto il suo potere, ancor più forte durante la notte. Erano passati mesi, neanche ricordava con esattezza quanti, che non si sentiva come in quel momento, il sangue magico della strega era la cosa migliore a cui potesse ambire, ed il fatto che veniva da Mya e non da una sconosciuta qualunque, lo rendeva ancora più prezioso.
Alcune frasi vennero pronunciate, ma Nathan non stava ascoltando, in quel momento era in una bolla, totalmente assorbito da quel morso, totalmente soggiogato da quel momento. Aveva sempre desiderato Mya durante gli anni ad Hogwarts, ma quel che aveva ottenuto poteva riassumersi in un rapporto di “amicizia” o meglio conoscenza, nonostante avesse decine di ammiratrici per il castello, qualcosa in lei lo attraeva fortemente, cercava spesso di passare del tempo con lei, anche se alla fine non era mai riuscito a far breccia nel suo cuore. Adesso erano lì, legati da un gesto che la ragazza aveva deciso di fare per salvargli la vita, inconsapevole che quello non era solo un morso, che non sarebbe scomparso nel giro di qualche giorno, o con un semplice incantesimo.
Ogni scelta portava con se una conseguenza e concedersi al morso di un vampiro di propria volontà era un patto oscuro e potente nel mondo magico, ma, per il momento, il futuro di questa storia ancora era ignoto.

Intanto le labbra del ragazzo da violacee tornarono ad essere rosee, la pelle tornava a sfumarsi verso un colore più “umano”.. i muscoli iniziavano a ridestarsi, il sangue riscorreva nelle vene, le gambe tornavano a rispondere, così come i muscoli del busto, il petto, l’addome.. Stava tornando il potente mago di sempre, una creatura che si innalzava sopra tutte le altre.. in quell'istante avvertì anche una sensazione di opposizione da parte della sua preda, l’aver fatto penetrare i denti nella sua carne diveniva via via meno sopportabile, il suo istinto di sopravvivenza le stava dicendo di staccarsi immediatamente. Nathan affondò ancor di più i suoi denti e si mise anche più comodo, immergendosi in quell’oceano di sensazioni e la mera voglia di nutrirsi veniva pian piano sostituita dal desidero di condividere con Mya quelle sensazioni, voleva che anche lei sentisse che non era unicamente dolore, che il morso di un vampiro potesse donare anche altre percezioni, come il piacere, l’estasi, l’eros..
Piano piano le dita della ragazza passarono fra i capelli di Nathan e quel tocco diveniva la cosa più vicina a una relazione umana che ormai da mesi non provava, sarebbe rimasto immerso in quel momento per sempre..*..Mya..* ..quando una piccola capocciata lo risvegliò dal quel sogno, in quel momento gli occhi azzurri del vampiro si posarono per la prima volta sul volto della tassina, stava per perdere conoscenza abbandonandsi all'oblio, il nome del ragazzo fu l’ultima parola che uscì disperata dalla sua bocca. In quel momento i canini del ragazzo si staccarono dal polso, abbandonando i due fori provocati dagli stessi. Il sangue scivolava dalle labbra, bagnando il mento, come fosse in eccesso, come se il nutrimento rappresentava ormai ingordigia e bramosia più che reale bisogno.
Quella sensazione di estasi e appagamento veniva sostituita da un piccolo germoglio di preoccupazione, in fondo quella non era una semplice preda da lasciare lì, non poteva prendere tutto da lei, era la Sua Succuba, e lui da vampiro ci teneva a questo.. e poi era l’amore che non aveva mai avuto da ragazzo, era la sua amica, la persona che lo aveva salvato quella notte.
Le mani che stringevano il polso abbandonarono la presa, con un braccio afferrò Mya per evitare che cadesse, come a proteggerla in un abbraccio, con l’altra mano le accarezzò le labbra e la guancia
- Mya.. -
i denti tornarono lentamente normali e stappandosi un pezzo di maglietta cercò di bloccare la ferita fasciandole con forza il polso.
C’era troppo sangue in quella stanza, e troppo ne imbrattava i vestiti, forse la sua sete l’aveva spinto troppo oltre. Oramai quel senso di rimorso non poteva sostituire l’accaduto, doveva solo resistere e farsi bastare quel che aveva preso sino al quel momento..
- Avanti, apri gli occhi -




 
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view post Posted on 27/8/2020, 11:41
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Il Fato

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Sangue che al giorno morte concedi
accogli l'esordio di ogni fine che vedi
Le voci di passanti, maghi e streghe e spettri, si perdevano al chiarore delle stelle: nei loro sussurri, nei loro commenti, nelle loro credenze, indistintamente mutavano in supposizioni, in dicerie, perfino in leggende. C'era chi passava silenziosamente accanto la logora staccionata che delimitava la Stamberga Strillante, il timore nel petto come compagno familiare, l'orma dei propri pensieri che sfidava il più umano raziocinio; c'era chi si dimostrava ben più coraggioso, l'istinto vinto da una curiosità che non aveva confronto, e si spingeva oltre la barricata, oltre il limite, oltre il proibito. Il prezzo della scoperta poteva essere un prezzo da pagare, purché il tesoro più ambito giungesse tra le proprie mani – un primo visitatore, un primo straniero, un primo cittadino. Apolide o meno che fosse, velava il suo sguardo di propositi, di aspettative, di fiducia. La mano destra così si sollevava appena, l'indice rinnegava il tremito di un freddo che freddo non era, e di un cuore – invece – che batteva con l'anelito di uno spavento possibile, estremo, tangibile. Forse, cominciava allora. Forse, ripeteva. La bocca sciorinava sentenze, ma non aveva condanna, non aveva giustizia, non poteva. Avvinghiato da quello che non poteva vedere, spinto da quello che poteva invece sentire. Era un racconto comune, tra i camini sempiterni delle abitazioni del sobborgo fino alle sale comuni del maniero alle loro spalle; tra i vagoni di treni in partenza e gli sgabelli di locali bagnati di idromele. Era un racconto comune, che girava e rigirava come la più classica tra le tempeste. Dicevano tutti la stessa cosa, spostavano tutti l'attenzione sulla baita abbandonata, alla periferia più prossima di Hogsmeade. Dove svettava una casetta fiabesca, il tetto pericolante, le travi discostate; vestita in legno, con l'ingresso nascosto dall'erbaccia, e la staccionata che ne vietava ogni avvicinarsi. Era lì, la Stamberga Strillante. Casa degli Spettri, Casa dei Fantasmi. Ma per l'avventuriero non c'era altro, e rassegnato tornava sui propri passi all'indifferenza della struttura. Così le braci del camino si spegnevano, le carrozze dei treni si chiudevano strettamente, e i banconi dei pub più in voga si svuotavano lentamente, fino a sera. Era soltanto una voce.

Canto straziante,
per chi sapeva ascoltare.



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Dapprima parve il risveglio dei sensi, il corpo in estasi – tanto per l'uno, tanto per l'altra. Il piacere, divinità indiscussa, batté le palpebre e accolse il tremito di un destino che non doveva essergli concesso, né quel giorno né i giorni futuri. Si sciolse da ogni cappio, e fu brivido così libero – lungo la schiena fino alle braccia, la pelle d'oca di una paura che cambiava in vertigine; lungo il collo, al fremito della giugulare intatta, alle vene accentuate di carne diafana, e sulla mano, sul palmo aperto come scrigno, ad accettare pegno e premio, la maledizione e la benedizione di chi aveva scelto di spingersi oltre, oltre ogni confine, oltre l'umanità. Così Mya Lockhart vedeva colori che mai aveva visto prima, le ciglia brillarono del nero più scuro, assoluto, pece e inchiostro, e per pochi istanti le parve di mettere a fuoco quegli antichi spettri, nascosti e timidi, di cui tutti parlavano nella Stamberga Strillante, e che mai nessuno aveva incontrato per davvero. La sfera sensoriale si estese ben oltre il potenziale umano, l'odore del sangue – primo tra tutti – pizzicò le narici con intensità, e paradossalmente non trascinò con sé alcun istintivo rigetto, alcun disprezzo; al contrario, aleggiò come l'essenza della vita piena, profumo greve e leggero allo stesso modo, l'ambrosia che mai era stata svelata. Il dolore del morso, la carne strappata, il punto dolente, tutto sparì per un lungo istante, e Mya Lockhart assaggiò l'eternità. Ne desiderò altro, ne desiderò ancora, non avrebbe potuto reagire diversamente. Lei, donna e strega, assurgeva a divinità al sentore del sangue, al dolce, infinito bacio del Vampiro. Sapeva di essere sul punto di violare ogni confine, più di quanto non avesse già fatto, ma resistere alla bellezza, vincere il piacere, quella era una sfida che nessun umano avrebbe mai dovuto affrontare. Forte, impavida, decisa, cominciò la resistenza – contro di sé, ancor prima che contro il Vampiro.
Il raziocinio spezzava l'armonia dell'insieme, si imponeva come distacco necessario, e la sua bocca si sciolse al gemito di una richiesta, di un'imposizione, infine di un ordine vero e proprio. Il suono familiare, vivido, così umano, quel suono che Nathan Scott aveva già udito e conosciuto; quel suono che rivelava una vita che lui, Vampiro, non poteva mai più conquistare. Nessun rimorso, non per lui – la sua natura era il risveglio costante di ogni altra natura, non poteva pretendere di meglio. Ma quando mise a fuoco i contorni, la parte tuttora umana della sua identità si pose in primo piano. Non poteva procedere, non poteva assecondare completamente il suo istinto; la pena maggiore, il rancore, la consapevolezza di poter ferire, fino ad uccidere Mya Lockhart, si delineavano come possibilità vere.
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Lento, si portò via, e il sapore del sangue carezzò la lingua, le labbra, la gola come il frutto maturo di un giardino proibito. Rivedeva, riviveva, ritornava – la stanchezza lasciava spazio all'energia più indomita, la spossatezza si ripristinava fino ad estinguersi, e i sensi, tutti quei nuovi, dinamici, estremi sensi, anche loro finalmente si mostravano come mai dimentichi fin nel profondo. Portarono con sé la domanda più sciocca: perché, perché fossero stati rinnegati, abbandonati, rigettati. Il nutrimento doveva avvenire prima, tutto quello non avrebbe potuto resistere ancora per molto. Lì, nella Stamberga Strillante, il Vampiro e la Strega tornavano alla vita e alla morte, e non c'era un confine stretto, non c'era distinzione che potesse dirsi completa. Il sangue zampillava come memoria tangibile, e non era amaro sulla bocca, non era macchia sulla pelle. Era ristoro, era cambiamento.

Il sangue era identità.



Il Nutrimento è ufficialmente avvenuto.
Nathan, da questo momento sei libero di riprendere tutte le attività, gli acquisti bloccati verranno ripristinati presto. Il mio intervento è concluso, nulla vieta a voi di continuare la role.

Mya, ti ringrazio per la partecipazione. Hai avviato la scelta di diventare Succubo, ti rimando al regolamento per una descrizione accurata (link). Qualora volessi proseguire su questa linea, i futuri nutrimenti di Nathan potranno vedere il tuo intervento.

Nathan, è d'uopo una postilla finale: il tuo nutrimento doveva avvenire molto, molto tempo prima. Siamo stati per mesi a chiederti di procedere in tal senso, e per mesi abbiamo invano assistito a commenti su aperture di role che non potevi aprire, su duelli e quest che non potevi svolgere. Per le condizioni in cui versava Nathan all'inizio, inoltre, le conseguenze fisiche dovevano essere ben peggiori. Tutto questo per dire che la prossima volta – il tuo successivo nutrimento dovrà avvenire fra tre mesi – non saremo misericordiosi come questa volta.

 
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16 replies since 3/3/2020, 21:35   797 views
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