Casey Bell vs Ariel Astrid Vinstav, Studente vs Adulto | Giornata del duellante

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view post Posted on 15/6/2020, 21:42
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Il Fato

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La Giornata
del Duellante



Benvenuti, tra breve il duello avrà inizio e il mio compito è quello di arbitrarlo.
Vi prego di postare i punti statistica e gli incanti con i quali vi siete iscritti (N.B. il punteggio massimo per ciascuna categoria è di 300 perciò se eccedete riportate la cifra massima consentita).
Se vincete potrete avere fino a 4 punti statistica per ogni campo.
Se perdete potrete avere fino a 2 punti statistica per ogni campo.
La quantità precisa verrà scelta da me, alla fine, in base ai vostri meriti e demeriti.
Ogni utente ha a disposizione 72 ore per postare, pena la perdita del turno; alla terza assenza si incorre nell'esclusione dall'evento, con conseguente vittoria dell'avversario. Non ci saranno richiami, semplicemente se postate in ritardo la vostra azione non verrà considerata e il turno è ritenuto saltato. Sono concesse fino a 3 proroghe da 24 ore ciascuna a patto che queste vengano richieste prima dello scadere del proprio turno.
Per eseguire un incantesimo siete pregati di seguire le indicazioni che trovate in Descrizione Incanti nel Reparto Apprendimenti della Biblioteca.
Non si possono usare le Maledizioni senza perdono, incantesimi oscuri e incantesimi letali.

Consultate il regolamento dei duelli per tutte le regole, l'ambientazione, l'entità dei danni e le eccezioni d'uso.
Buon divertimento!

Iniziate!

 
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view post Posted on 17/6/2020, 20:54
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CASEY BELL
vs. Ariel A. Vinstav
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LA GIORNATA DEL DUELLANTE«Mi iscrivo.»
Il tono perentorio con cui la Prefetta aveva preso la sua posizione non avrebbe permesso al Tassino di esporre eventuali dubbi, né di avere la sicurezza di essere ascoltato o meno in caso di replica. Si sapeva che Casey, quando sfoggiava una tale enfasi nel riferire una decisione e nell'esprimere un concetto, non ammetteva alcuna obiezione, persino nel caso in cui fosse piuttosto chiaro a tutti che si sbagliava di grosso. Probabilmente anche lei ne era in qualche modo cosciente nel durante, ma quel giorno nella sua voce c'era un che di aggressivo che mascherava la sua scelta come l'unica possibile. Poteva suonare strano all'esterno quel tono, e se il ragazzo non l'avesse conosciuta a fondo e non fosse stato abituato al suo temperamento vulcanico, probabilmente si sarebbe voltato e avrebbe preso le distanze. In tutta risposta, invece, Camillo la sorprese con un abbraccio e un bacio dallo schiocco piuttosto sonoro sulla fronte, dicendole: «vai e saccagnali».1
C'era da dire che, oltre alla cattedra di Cura delle Creature Magiche, Drinky Anser aveva lasciato un tremendo vuoto dentro Casey; un vuoto che era stato colmato dalla rabbia. Il posto come insegnante era stato tanto millantato come la miglior soluzione per rimanere vicine, glissando così sull'adozione, per poi essere abbandonato come tutto il resto, come lei d'altronde. Casey si era rifiutata di incontrarla e di scriverle, persino di salutarla, e l'unica ombra di scusa che riusciva a darle era quella debolezza in cui non avrebbe mai voluto rassomigliarle. Ma non riusciva a perdonarla sino in fondo: Drinky avrebbe potuto dirglielo dall'inizio che l'adozione era un peso per lei, sebbene ormai Casey fosse abbastanza grande da non esserlo eccessivamente.
Dopo giorni di nero, l'idea di una gara come quella della Giornata dei Duelli aveva un che di prelibato. Si era vista vincitrice, citata sulle pagine della Gazzetta in un'articolo ufficiosamente diretto a Drinky, che le rivelava a caratteri cubitali quanto la sua figlioccia fosse in grado di fare senza di lei nella sua vita. Eccola iscriversi dunque a un evento che prima di allora non avrebbe mai considerato, a gettarsi da una montagna senza aver aperto il libretto d'istruzioni del paracadute. Ma i giorni passarono, e il solito crogiuolo di pensieri in cui ribolliva la sua mente aveva fatto riemergere la solita strizza per le cose così eclatanti e per lo sfoggio della magia in pubblico, e soprattutto il fatto che non avesse mai affrontato un duello al di fuori dell'aula di Difesa. Insomma, più ci si avvicinava al giorno della gara più si rendeva conto di aver fatto una gran cagata.
Adesso però si trovava davanti all'ampio ingresso della Congrega dei Saggi Duellanti con Camillo, che l'aveva trascinata lì di peso dopo una mattinata di finti attacchi di panico e lamentele. Gli chiese sarcasticamente se aveva intenzione di concedergli l'ultima sigaretta prima di subire l'umiliazione che l'avrebbe portata al suicidio e, accordata, attesero che le si placcasse la mente restando in silenzio. Non riuscì ad entrare nella Congrega senza dargli un bacio e ringraziarlo: si era sorbito paranoie ed esercitazioni di ogni genere e l'aveva riempita di attenzioni per rilassarla. Così, durante quella stretta concordò con se stessa che, poco importava se da vittoriosa o sconfitta, sarebbe uscita da quella gara con in pugno la sua indipendenza.

***

Entrando in quel Tempio della Magia venne assalita dalle stesse emozioni che aveva provato rientrando ad Hogwarts dopo l'attentato. Le pareva di sentire l'eco della distruzione e del dolore riverberare sotto le lastre di marmo del pavimento e dentro le pareti. Tutto ciò lo rendeva sacro ai suoi sensi, proprio come le mura della sua scuola, che da quel lontano e tremendo momento aveva preso a riverire ancor più di prima con il titolo di Prefetto.
Si presentò in aula con un certo anticipo, restando in silenzio, seduta in un angolo con lo sguardo riverso sul pavimento. Non appena avrebbe sentito chiamare il suo nome sarebbe scattata in piedi col battito a mille e avrebbe alzato la mano.
«Bell Casey, presente. Buongiorno!»
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1. Testuali parole del player. Ovviamente tutto concordato.
 
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view post Posted on 18/6/2020, 05:25
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ARIEL A. VINSTAV
vs. Casey Bell
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O u t f i t
LA GIORNATA DEL DUELLANTE

''Al Redattore Octavian O. Smith,
consapevole sarebbe risultato irrispettoso nei confronti dei nostri lettori non dare l'esempio, dopo quanto scritto nell'articolo che deve visionare, mi sono iscritta anche io alla Giornata del Duellante!
Ho pensato fosse corretto avvertirla. Anche perché è il mio supervisore e la bozza per la Congrega la corregge lei. Ma lo sa già, no? Sì, giusto. E' nella seconda busta in allegato alla lettera.
Nel pacchetto c'è un calderotto dal Paiolo, la prego non si arrabbi e se lo goda.
Giuro che non mi romperò nulla. Al massimo gli ossicini del mignolo perché sono già fragilucci.
P.S. Al limite uso l'Autoscribo per un po'.
P.P.S. Ma che per caso viene anche lei e ci facciamo una foto ricordo?

Rispettabilissimi saluti e bacini,
Ariel A. Vinstav.''


La notizia della sua iscrizione all'evento si era diffusa così, fra un passa parola e l'altro di perplessità pura.
Ariel in quei mesi alla sede di Diagon Alley della Gazzetta aveva ottenuto la fama di essere un tipetto decisamente strambo. C'era chi accreditava la ''colpa'' delle sue stranezze alla giovane età, altri alle sue origini ben distanti dalla visione ''posh'' dell'Inghilterra forbita. Qualunque cosa fosse, Ariel era assolutamente disinteressata dall'opinione altrui e anzi, aveva vissuto la sua decisione di iscriversi con estremo entusiasmo.

- - -

Più o meno.
La mattina dell'Evento, Ariel si era presentata di buon ora davanti alla sede della Congrega nella Londra Ovest, accompagnata da un uomo sulla quarantina, brizzolato e armato di una macchina fotografica magica, vecchia almeno dieci anni. Quest'ultimo, un giornalista come lei, si stava intrattenendo in un botta e risposta, alternato a qualche tiro di sigaretta.
«Ok. A rifletterci bene bene bene. Forse non è stata una grandiosa idea, Mr. Barkley.» Ariel si rigirò la sigaretta accesa fra le dita, prima di vederla portare il filtro fra le labbra arricciate in una smorfia. Il fumo le finì dritto nel naso, facendole rischiare di strozzarsi col suo stesso tiro. «COUGH!»
Grande prontezza di riflessi e acutezza, cominciava bene.
«Mi hai fatto venire in pausa per fare le foto ricordo: non è importante se non è una grandiosa idea. O entri o ti faccio entrare.» Il Signor Barkley, d'altra parte, era una pessima cheerleader: era scorbutico, cinico e sempre pronto a dissentire con ogni osservazione di Ariel, ma era stato anche l'unico ad accontentarla quando cercava per gli uffici uno ''chaperone'' che venisse con lei per fotografare l'evento. A patto che le pagasse da bere, ovviamente, ma quelli son dettagli.
Il motivo dei suoi ripensamenti era dovuto alla conferma della presenza del Direttore della Gazzetta, ottenuta pochi giorni prima nel dover redarre un'errata corrige dell'articolo proprio su quell'evento. Essere spensierati ed eccentrici non la rendeva indifferente all'attenzione del proprio datore di lavoro..
Mr. Barkley, d'altra parte, non aveva proprio voglia di star lì a rimuginare sul da farsi e così, finita la sua sigaretta, decise di incamminarsi di sua sponte dentro la Sede, costringendo Ariel a finire in due tiri rapidi cosa rimaneva della sua sigaretta e scagliare in uno dei cestini vicini ciò che rimaneva del mozzicone.
E' nel correre dentro le ali dell'edificio che superò una coppia di giovani.
Donò loro giusto un'occhiata fugace, limitandosi ad aggrottare la fronte quando fra i volti degli studenti in visita quello di Casey le sembro familiare. Non ebbe il tempo di confermare o confutare la sensazione, però, visto che Mr. Barkley stava già avanzando rapido verso la Sala dei Duelli dove gli addetti della Congrega si occupano di dividere i diversi contendenti nei vari spazi della Sede.
«Ho capito! Non mollo, ma pretendo le fotine ricordo di coppia dopo.»
«Piuttosto un reducto in gola.»
Quella era la base di una florida amicizia.

- - -

Sulla pedana salì dopo Casey Bell, la sua avversaria, seguendo l'ordine alfabetico dei loro cognomi.
A vederle si sarebbero potute scambiare entrambe per studentesse, non fosse che le mura di Beauxbatons non le vedeva da sei anni.
Indossava abiti poco bizzarri per venire in contro all'ufficialità dell'evento e alla necessità di leggerezza per muoversi lungo la pedana: delle Mary Jane marroni ai piedi (con due cinghie frontali a chiuderle), pantaloncini di cotone verde a vita alta, retti da una cintura di cuoio e una maglietta gialla, infilata parzialmente dentro questi, riportante sul fronte una stampa di un manuale di Pozioni con descrizione e illustrazione delle Uova di Ashwinder; ogni tanto a guardarle bene, le uova sembravano venarsi occasionalmente di rosso. Al collo portava il Ciondolo dell'Occhio di Drago, unico accessorio oltre alla bacchetta per quella giornata.
«Ariel Vinstav, sono io!»
Se la Prefetta incanalava la sua timidezza e tensione in apparenze stoiche e silenziose, la Giornalista non riusciva a stare ferma. Fece persino una piroetta prima di salire sulla pedana. Batté le mani due volte entusiasta e poi sollevò queste proprio in favore dell'altra contendente, facendole ''ciao ciao'' mentre prendeva posto. Mr. Barkley si era allontanato per fare le foto e per non sembrare si conoscessero.
A furia di guardare la Grifondoro la buona memoria le riportò alla mente le immagini della commessa che le aveva venduto la Collana che indossava ... e anche la stessa che le aveva dato le direzioni sbagliate per tornare a Diagon Alley.
«Macciao! Noi ci conosciamo! Mi raccomando: divertimento!»
Mimò persino il sorriso, portando gli indici agli angoli della bocca e tirandoli. Stava ancora saltellando sul posto. Ariel era ...troppo. Decisamente troppe cose insieme. Non fosse per la presenza dell'arbitro non si sarebbe mai calmata. Dopo un ultimo saltello, però, ricadde sul posto e rapida portò la mano sinistra nella tasca dei pantaloncini, estraendo da questa la bacchetta. Prese un profondo respiro e malincuore si costrinse a star fermare. Si voltò verso l'arbitro e finalmente donandogli la sua attenzione, si inchinò formalmente verso di lui. «Buongiorno.»
*Ma si fa questa cosa dell'inchino anche agli arbitri o solo ai duellanti? Non me lo ricordo più.*
Quando tornò dritta, bacchetta alla mano sinistra, lo sguardo ricadde su Casey. Le donò un sorriso dei suoi: ampio, genuino e per certi versi anche un po' infantile con la sua spiccata espressività.
L'accento francese non era stato del tutto dissimulato, cadendo particolarmente incisivo ad ogni termine di frase.

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view post Posted on 21/6/2020, 09:53
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Non era un bel giorno quello per arbitrare un duello. Appena sveglio e messo i piedi giù dal letto aveva calpestato un bolo di pelo vomitato dal gatto durante la notte, rischiando di scivolare su questo e finire con il sedere per terra. In seguito, mentre era intento ad addolcire il suo caffè nero bollente si era trovato a confondere il barattolo del sale con quello dello zucchero, rendendo la bevanda alquanto vomitevole. Cercando infine il suo cilindro, l’adorato cappello che indossava sempre quando metteva piede fuori di casa, aveva fatto la triste scoperta che la sera prima non l’aveva riposto nell’armadio come al solito, ma l’aveva adagiato sul divano e il suo figlio di due anni si stava divertendo un mondo a strappare con le unghiette affilate la striscia di raso viola, tutto contento del suo operato. Alla vista di quello che era accaduto, si stava per sentire male. Era sua intenzione mandare un gufo alla congrega ed avvertire che avrebbero dovuto sostituirlo ma sua moglie, già irata per la “scenata” che aveva appena fatto strappando dalle mani del figlio il suo adorato capello e stanca delle urla e dei piagnistei d’entrambi, l’aveva praticamente cacciato fuori dall’abitazione, spingendolo a forza nel caminetto di casa e gettando una buona dose di metropolvere in questo.
Arrivato nell’atrio ricostruito notò che era in ritardo, gli altri arbitri si stavano già dirigendo alle loro sale con una cartellina in mano che indicava loro quali fossero gli sfidanti del giorno.

-Mi scusi per il ritardo…giornataccia!-

fece in direzione dell’uomo mandato dal ministero e che sovrintendeva all’evento.

-Non si preoccupi signor Goose, ecco a lei. Queste sono le sue contendenti, si muova, dovrebbero entrare a momenti. Mi raccomando, occhi aperti, non vogliamo che accada qualcosa di spiacevole...-

Marcus annuí con il capo, muovendosi lesto verso la direzione indicata, gli occhi chiari fermi sulla cartellina in legno dove ci stava appiccicata una pergamena. Pensava che fosse strano che si scontrassero un'alunna di Hogwarts ed un’adulta ma quando arrivò, appena pochi attimi prima che le due sfidanti mettessero piede sulla pedana, ogni perplessità venne dissipata e stentava a riconoscere quale delle due fosse l'una e quale l'altra, se non fosse stata per la cartellina che ancora teneva tra le mani. Casey appariva con un cipiglio meditabondo, quasi teso, come se il ricordo di quello che era accaduto in quel luogo fosse capace di raggelarla. Era, per Marcus, il giusto atteggiamento con il quale affrontare il duello, non come l’altra, Ariel per intenderci, che si era esibita in una piroetta e in una mimica degna del miglior giullare. Si trovò a sospirare, se la giornata era iniziata male, forse poteva finire anche peggio. Già si vedeva vittima inconsapevole di chissà quale incantesimo. Scosse il capo a quel pensiero, deciso che fosse meglio intimare le presenti che non si trattava di un evento a caso. Con tono perentorio, esordì:

-Benvenute signorine, vi prego di porre particolarmente attenzione a quello che tra poco accadrà. Questo non è un gioco, c’è possibilità che vi possiate fare male…-

fece una pausa, osservando entrambe le giovani

-... ma non dovete temere, abbiamo squadre di medimaghi pronti ad ogni evenienza. Vi ricordo che sono severamente vietati incantesimi letali e oscuri. Ora, prima di cominciare, Veela o Arpia?-

e prese mano dalla taschina del gilet nero una moneta. Sperò di non dover spiegare a cosa servisse, speranzoso che le due fossero avvezze ai duelli, almeno un pochino.

 
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CASEY BELL
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LA GIORNATA DEL DUELLANTEFino al momento in cui si era seduta ad aspettare l'inizio del duello, Casey non aveva notato la trotterellate biondina con cui si sarebbe dovuta confrontare. Era stata semplicemente troppo impegnata a lamentarsi con Camillo, e a pronosticare tutte le possibili orribili fatture che le avrebbero potuto scagliare in soli cinque minuti sulla pedana. Non si era accorta della sua presenza in quel reparto fumatori improvvisato di fronte alla Congrega, né quando le era passata davanti nei corridoi, mentre si dirigeva mogia verso la sala dei duelli con lo sguardo puntato sul pavimento, né quando si era seduta per i cavoli suoi nell'attesa che tutto iniziasse. In quel frangente, in particolare, la situazione era piuttosto critica: stava cercando di comporre nella sua testa l'immagine di un possibile avversario, prendendo un pezzo di là e uno di qua di tutti i loschi figuri che aveva adocchiato a Nocturn Alley, generando una terribile chimera.
L'arrovellamento durò finché la stessa biondina non le si piantò sotto il naso esigendo il suo sorriso. Casey, emersa finalmente dalla scrittura mentale del suo nuovo bestiario, la guardò con la peggior faccia da pesce lesso che aveva in serbatoio. Le annuì confusa, riconoscendo in quel volto qualcosa di familiare. Nello stesso momento era giunto l'arbitro, e Casey lo raggiunse col sudore che le impregnava la t-shirt.
Quando la ragazza si presentò a entrambi facendo risuonare ancora il suo accento francese e tintinnare la catenella che aveva appesa al collo, la Grifondoro si rese conto di averla già incrociata proprio in quel di Sinister, e di averle venduto proprio quel gioiello dai riflessi accessi. Si ricordava di quella straniera: l'aveva scambiata per una turista in cerca di souvenir, e aveva tentato di spiegarle la strada per tornare a Diagon Alley sana e salva, anche se non era stata certa che l'avesse capita. A giudicare dai tratti doveva essere all'incirca una sua coetanea, e a giudicare dall'accento doveva essere una studentessa di Beauxbatons. Questa cosa le mise ancora più ansia rispetto a prima, perché la presenza di studenti stranieri voleva solo dire che l'evento era davvero di grande portata, e lei sicuramente si era infilata in una situazione al di là delle sue possibilità. Ringraziò che almeno non doveva battersi con un'asiatica, perché si sa: il cielo vuole che qualsiasi cosa tu sappia fare esiste un bambino asiatico che sa farlo meglio di te.
Rigida come un palo andò incontro all'arbitro, un uomo corrucciato dallo stile giovanile e gotico - esistevano maghi che non lo fossero almeno un po'? Gli strinse la mano sperando che non percepisse il suo sangue raggelarlesi nelle vene dopo l'ultima avvertenza, e mormorò col tono più pacato possibile ma con voce acuta: «Ah, ok».
Meno male che Camillo era lì, sarebbe stato bello poterlo salutare ancora una volta prima di schiattare per mano di quella mangia-baguette. Comunque, all'ennesima uscita dell'arbitro il suo cervello si inceppò ufficialmente nel tentativo di capire perché mai le avesse chiesto di scegliere fra quelle due creature. Era una prassi del duello? Si sarebbero dovute confrontare anche con loro? Nel dubbio scrollò le spalle e si appigliò alla galanteria. Con un gesto della mano invitò la sfidante, la cui allegria non cessava, a fare quel misterioso primo passo. «P-prego.»
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view post Posted on 22/6/2020, 19:01
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ARIEL A. VINSTAV
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O u t f i t
LA GIORNATA DEL DUELLANTE


Da qualche parte nella sala in cui sarebbe avvenuto il duello, Mr. Barkley stava usando il suo badge della Gazzetta del Profeta e la vecchia macchina fotografica come scusa per giustificare la sua presenza in quel luogo: gli era bastato notare come l'eccentrica collega si fosse messa a piroettare sulla pedana per confermare come, per amore della sua dignità, fosse scelta saggia far finta di non conoscerla.
A differenza di Ariel che invece trovava nel conoscere, seppur solo di vista, la prefetta un motivo di grande gioia.
Il sorriso s'era fatto enorme: trentadue denti di bambinosa espressività.
«Grazie per le direzioni dell'ultima volta!» Che non ha saputo seguire e che l'hanno portata a perdersi e tornare venti minuti in ritardo in ufficio.
*Oh tesoro, ma è tesa?*
Non che ci fosse bisogno della magia per notare come, a differenza sua, la povera Casey stesse in silenzio e fosse particolarmente rigida.
*O forse è un tipetto super serio?*
Nel dubbio, imitò a specchio l'avversaria, muovendo qualche passo verso l'arbitro. Tesa la mano destra per stringere quella altrui, dissimulò l'adrenalina scalpitante dietro l'ennesimo sorriso luminoso.
Sembrava assolutamente fuori luogo, non solo per i suoi modi all'interno di una sala duelli ufficiale, ma anche per la sua resa fisica ed espressiva se paragonata a quella dell'arbitro e della Grifondoro.
Fra Marcus e Casey, sembrava un singolo raggio di sole in una giornata nuvolosa e cupa.
«Signor sì!» E per quanto si ritenesse un buon comunicatore, era in quel momento troppo esaltata per ridimensionarsi col povero arbitro, rispondendo con tono troppo entusiasta rispetto alle regole e rassicurazioni importanti che le erano appena state fatte.
C'era da dire, però, che almeno lei non era stupita dalla presenza di una moneta. Non era un'esperta di duelli e durante gli anni all'Accademia ne fece pochi prima di rompersi il mignolo e ritirarsi dal Club scolastico, ma anche in Francia l'uso della moneta per il sorteggio del Duellante era una pratica comune.
Alla galanteria di Casey, la risposta fu l'ennesimo sorriso, stavolta più tenue e ... quasi dolce; materno si sarebbe persino potuto osare dire.
*Oook mi sa che è timidina*
«Grazie» Non urlò stavolta, ma ansi ebbe cura di abbassare il tono così da venire udita solo da Arbitro e duellante. «Allora, vista la cortesia ... andrò per Arpia, sì!» Lo sguardo si spostò nuovamente verso Casey: «Se vinci ti offro qualcosa ad un locale qua vicino» lo disse prima di allontanarsi di qualche passo per portarsi centrale alla pedana, mentre la mano destra si sollevò di scatto a mostrare il pollice in su.
Era il suo modo buffo di cercare di spronare e mettere a suo agio Casey.
*Morirei per uno zuccotto di zucca*
E aveva fame.
La mano sinistra venne portata all'interno della tasca dei pantaloncini estraendo dal suo interno la bacchetta in legno di vite, particolarmente lunga se accostata alla costituzione magra della francese.
Raddrizzò la schiena, scoccò un'occhiata all'arbitro, facendogli un leggero cenno d'assenso del capo, prima di portare lo sguardo sulla ragazza.
Aveva fortunatamente smesso di ballare o muoversi sul posto. «Quindi ... estrarre la bacchetta, inchino, qualche passo indietro e chi vince con la moneta inizia.» Borbottava abbastanza a voce alta da essere udibile anche dalla ragazza, ma il leggero fremere della bacchetta nella mano sinistra poteva far intuire fosse una tattica più per calmare se stessa che per aiutare l'altra.
Non che la prima opzione dovesse necessariamente escludere la seconda.

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view post Posted on 24/6/2020, 00:37
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Marcus era sicuro che una volta che Casey avesse preso in mano la bacchetta questa le sarebbe caduta oppure nel peggiore dei casi, spezzata per la troppa pressione che avrebbe esercitato con la mano. La vedeva rigida come un palo, vittima forse della timidezza o della tensione e si chiese perché mai si fosse iscritta ad un torneo tanto scellerato, ma chissà forse al suo via si sarebbe un po’ sciolta. Almeno sperava, giusto per dare un po’ di brio alla faccenda. Ariel invece, era una creatura che in natura per lui non doveva esistere. Allegra fino allo svenimento, sembrava prendere tutto sottogamba, come se quel torneo non andasse a portare prestigio, gloria e fama al suo vincitore. Si aspettava di vederla saltellare in giro per pedana e usare persino lui come nascondiglio. Un poco la terrorizzava perché appariva imprevedibile. Per un attimo sospirò, allungando lo sguardo fin dove poteva e cogliendo gli sfidanti delle altre sale. Sembravano tutte persone consone a quell’ambiente, non come loro tre, che erano decisamente male assortiti.

-Bene…-

disse spostando la monetina sull'estremità del pollice sinistro e facendo leva con l’indice appena sotto, lanciare la moneta per aria. Questa compí innumerevoli giri su se stessa prima di venire agguantata da lui e con un rumore secco, sbattuta sul palmo. Sollevando lentamente la mano, la figura demoniaca di una donna gli fece un inchino da dietro le ali verdastre. I presenti nella sala parvero trattenere il fiato fino a quando Marcus decise di svelare cosa nascondeva dietro la mano e dichiarare a chi toccava la prima intenzione. Gli occhi azzurri si posarono su Ariel ancora prima d’iniziare a parlare aspettandosi da lei una qualche reazione degna di un vero topino enfatico.

-Arpia! Signorina Vinstav a lei la prima mossa. Signorine, bacchette alla mano e buona fortuna ad entrambe!-

e si mosse rapidamente all’indietro per togliersi dai piedi e dalla traiettoria di un qualsiasi incantesimo. Sembrava temere il peggio, la giornata si era rivelata già così tanto disastrosa…

CITAZIONE
Sala del Duello
La Sala è molto ampia, con alte finestre luminose e il soffitto a non meno di sei metri da terra. Vi sono molti oggetti e arredamenti...

Lista Oggetti Presenti

Un lungo tappeto, sulla pedana dove i due si sfidano;
Due armadi, uno con libri e un altro con coppe e trofei, addossati alle pareti laterali alla pedana;
Quattro armature, una per angolo
Otto torce, che oscillano nella sala;
Un enorme lampadario in ottone, con 36 candele, appeso al soffitto esattamente sopra il centro della pedana;
Due candelabri a tre braccia;
Una quindicina di quadri;
Arazzi e stendardi alle pareti;
Lunghe tende alle finestre;
Quattro statue gargoyle poste agli angoli della sala;
Due puff;
Due file da dieci sedie poco distanti dai due lati lunghi della pedana;
Un tavolo accostato al muro;
Quattro ganci appesi al soffito per appendervi gli stendardi.


CaseyAriel
PS:180/180PS:183/183
PC:154/154PC:130/130
PM:196/196PM:131/131


Scadenza per Ariel a Sabato alle 01:32. Casey i tuoi tre giorni effettivi inizieranno quando avrà postato. Se avete necessità mi trovate per mp


Edited by Master Adepto - 24/6/2020, 09:54
 
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O u t f i t
LA GIORNATA DEL DUELLANTE

La moneta vorticò sopra la mano dell'arbitro. Ariel la osservava rapita: gli occhi d'eterna bambina si erano fatti grandi grandi e il respiro era stato trattenuto.
A ventitré anni continuava a sembrare una ragazzina: non fosse per la sua posizione sulla pedana e la bacchetta serrata nella mano sinistra, si sarebbe facilmente potuta confondere con uno dei curiosi spettatori nella sala.
«Arpia!»
Poi l'eco delle parole di Marcus la raggiunse.
Non fece in tempo a riprendere a respirare che il fiato le si incastrò nuovamente rumoroso in gola. «Woah!» Stupita, presa in contropiede, si voltò di scatto col capo verso la giovane Casey. In un battito di ciglia stava mostrando già un sorriso ampio e solare: «Va bene! Mi raccomando: divertiamoci tantissimo, ok?» Sicuramente era dotata di buon 'fair play', ma la positività che elargiva verso la sua avversaria non la faceva apparire come un duellante determinato.
Era della scuola de ''L'importante è partecipare''.
Male, malissimo. Chissà che la giovane Prefetta non si sarebbe rivelata un'esperienza decisiva per riuscire a smuovere un briciolo d'ambizione nella troppo umile giornalista.

Fece qualche passo in avanti, verso Casey e poi fermatasi al centro del lungo tappeto.
Prima si inchinò, affondando troppo la testa verso il basso - risultando in una cascata di capelli biondi contro il volto - e poi si sollevò, braccia frementi per l'adrenalina che prematura cominciava a correrle lungo il corpo.
Tornata dritta, avrebbe sollevato il braccio sinistro, portando la bacchetta a puntare verso l'alto.
«E chi vince offre il cibo!»
''E che vinca il migliore'' era troppo scontata come frase d'introduzione per lei?
Forse Marcus aveva fatto bene ad allontanarsi da lei. Era imprevedibile, sì, perché la sua testa funzionava in una maniera tutta sua.

Si voltò, muovendo qualche passo lungo la pedana, quanto bastasse perché si portasse alla sua posizione
*Eeee si giraa!*
Ruotò sul posto, tornando frontale alla Grifondoro, braccio sinistro sollevato e bacchetta brandita all'altezza dell'addome.
Aveva dalla sua lo scarto di un secondo, alla buona, prima che l'incantesimo della sua avversaria potesse raggiungerla.
*Une, deux ...*
Il sorriso sul volto si era fatto più tenue, ma non aveva lasciato il volto della giornalista, nemmeno quando il braccio sinistro venne steso di scatto in favore della Bell.
Provò a disegnare con la bacchetta un cerchio di fronte all'avversaria, ampio si e no quanto bastasse dalla sua prospettiva a racchiudervi l'addome dei Casey. Il disegno, grande poco più del suo palmo aperto, vene disegnato tramite leggeri movimenti del braccio e una più dinamica torsione del polso in senso orario «Nebula ...»
La voce non aveva perso della sua ariosità, ma era netto ad un orecchio attento il cambiamento d'intonazione: si stava concentrando al fine di rendere quanto più chiara l'enunciazione degli incanti; la cadenza della Loira era persino meno marcata e l'accentazione della parola non era stata vandalizzata, per sua fortuna, dalle norme francofone.
Alla conclusione del primo rapido movimento, tentò di sollevare nuovamente braccio e polso ad emulare un breve affondo con la bacchetta nel cercare di attraversare con questa il cerchio stesso, puntando dal centro la proprio Casey.
«...Antigravitas!»
La 'r' appena più morbida per le sue origini, era stata calcata assieme alle restanti consonanti per rendere quanto più pulita la pronuncia della seconda parte della formula: se tutto fosse andato per il meglio, la propria concentrazione ed esecuzione dell'incanto avrebbe dovuto far scaturire l'incantesimo.

Incantesimi conosciuti: fino alla 4° classe inclusa, proibiti esclusi.

Post mandato sotto proroga (grazie per la concessione signor Master!)
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view post Posted on 28/6/2020, 22:12
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CASEY BELL
vs. Ariel A. Vinstav
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LA GIORNATA DEL DUELLANTEAnni di ansie e timidezza in classe avevano insegnato a Casey una cosa fondamentale: la paura era caratterizzata da due estremi, come una moltitudine di cose, e se era in grado di bloccare il corpo e di ottundere i sensi, se incanalata nella giusta direzione li acuiva velocizzando il pensiero e i gesti.
Il cuore le batteva forte in petto, e sapeva di aver fatto la solita figura da allocca non spiccicando parola e restandosene nel suo piccolo cantuccio in attesa, però le era servito. Respiri profondi, un ripasso mentale delle formule e dei movimenti in cui si era esercitata nelle settimane passate, un momento debito che le sarebbe servito molto sia per la prontezza dei riflessi sia per sedare l'insicurezza. Ormai era fatta, tutto ciò che aveva potuto lo aveva imparato. Doveva solo gettarsi nella mischia e osservare quanto del suo lavoro le sarebbe stato utile per uno scontro e quanto ancora avrebbe dovuto apprendere.
Drinky in merito alla sua frustrazione di fronte agli insuccessi in aula di Difesa Contro le Arti Oscure le aveva sempre ripetuto di essere sportiva, soprattutto con se stessa. Mai pretendere troppo - per quanto iscriversi alla Giornata dei Duelli potesse suonare pretenzioso - ma mai negarsi delle rosee possibilità. Per questo aveva stilato una lista dei passaggi salienti che avrebbe potuto percorrere nel corso del duello, sia nella buona che nella cattiva sorte. Studiata poi a memoria e ripassata prima di incontrare l'arbitro e prima che Ariel le si avvicinasse tutta sorridente, accogliendo la possibilità che il caso e una cattiva strategia la facessero finire a fondo pagina nella casella "Sconfitta". D'altronde Camillo le aveva detto che se avesse vinto l'avrebbe riempita di bacini, e se avesse perso l'avrebbe ancora riempita di bacini.
Le emozioni sfumarono dalla sua testa, presa coscienza di aver tutte le sue conoscenze a portata di mano. Una volta ceduta la scelta della faccia della moneta all'avversaria - e compreso cosa si intendeva per Veela o per Arpia - salì sulla pedana e si mise in posizione. Ora la sua mente si svuotava con un respiro profondo, ma restava sensibile, attiva, puntata verso l'esterno e pronta a rispondere. Ariel restava sotto i suoi occhi. Ovunque ella fosse andata le sue pupille si sarebbero mosse con lei.

COME SI AFFRONTANO I DUELLI:
1. Disarmare l'avversario (veloce e conciso).




Se il suo naso e la superficie piana della pedana formavano un angolo retto di novanta gradi, la bacchetta di Nocciolo si trovava approssimativamente alla sua metà, presso i quarantacinque con l'avambraccio, mentre il braccio lo seguiva comodamente piegato secondo la sua naturale meccanica. Una posizione voluta, in merito alla sua strategia di partenza stilata giorni prima, che si sarebbe modellata nei momenti successivi in base al successo o all'insuccesso. Seguire uno schema non era solo un buon metodo per ripetere Storia della Magia senza farsi sfuggire nulla, ma anche per non andare in crisi per l'incertezza della prima mossa.
Dopo il via dell'arbitro, dopo che i suoi sensi captarono il primo movimento di muscoli della mano dominante di Ariel, Casey si mosse fulminea: avrebbe caricato veloce e potente l'avambraccio all'indietro, fino all'altezza del naso, curandosi di non sforare nemmeno di un millimetro quella parete immaginaria, per poi sfruttare il rimbalzo e con la mano ancora ferma pronunciare decisa, a pieni polmoni la prima sillaba «EX-»; il braccio si sarebbe disteso nell'istante immediatamente successivo, ancor più veloce, ma poco prima di puntare l'avversaria col suo prolungamento ligneo Casey avrebbe completato con voce ancor più densa delle sue convinzioni «-PELLIARMUS!» Desiderava strapparle l'arma dalle mani, annientare ogni pericolo. Se lei lo voleva, nulla poteva minare la sua capacità di controllo, nemmeno quella stramba tizia. L'ansia si era ormai trasformata in adrenalina che avrebbe riverberato fra le pareti della sala tramite la sua voce.
Ariel si sarebbe mossa? Avrebbe schermato l'incantesimo? Queste domande non si ponevano nella mente della Grifondoro, che già si prefigurava la frusta di scintille rosse colpire la mano dell'altra e farle cadere la bacchetta.
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Marcus si era fatto debitamente da parte. Se ne stava a braccia conserte, un cipiglio severo scomponeva il volto, osservando le due giovani all’opera. Ariel aveva optato per un incantesimo che, se andato a buon fine, avrebbe destabilizzatol'avversaria mentre Casey, aveva pensato bene di agire con qualcosa di estremamente efficace ed immediato. Accade tutto in una manciata di secondi. La grifondoro si trovò vittima del nebula (-7 ps -5 pm -5 pc) quasi senza accorgersene: attorno a lei si era formata una nube riflettente che le rimandava il mondo al contrario e che le dava la terribile sensazione di essere ribaltata a testa in giù come se l'incantesimo avesse influito sulla sua gravità. Tuttavia, la nube era sottile e debole e Casey avrebbe potuto cogliere che si trattava di un’illusione e che la sua gravità, non era stata per nulla compromessa. Marcus aveva notato la cosa e attendeva che la ragazzina compisse la sua prossima mossa. Difatti, anche se avvolta nella nube trasparente questa non le impediva di vedere la propria avversaria o di muovere la bacchetta che teneva ancora in mano e dalla quale scaturì, appena prima d’essere vittima del nebula, un raggio rosso di poco impreciso. Ariel venne colpita quindi, (-5 ps) le dita attorno alla sua diletta persero la presa, come se questa si fosse fatta improvvisamente rovente e cadde a terra, rotolando a pochi passi da lei. Non avrebbe impiegato molto ad agguantarla eppure si trovava per brevi attimi, disarmata. Entrambe versavano dunque in una situazione bizzarra e scomoda, che strappò all’arbitro un ghigno beffardo.


CaseyAriel
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CASEY BELL
vs. Ariel A. Vinstav
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LA GIORNATA DEL DUELLANTECOME AFFRONTARE UN DUELLO:
2. Impedisci all'altro di recuperare l'arma per il più lungo tempo possibile destabilizzandolo.


Il sopra era il sotto, il sotto era il sopra. Casey aveva deciso nella sua meticolosa lista d'azione che non avrebbe dato adito né al dolore né alle sensazioni che le sarebbero state inflitte durante la prima mossa. Entrati in duello il tempo diveniva sacro ed era necessario vivere il presente istante per istante dimenticando quelli appena trascorsi e prevenendo i futuri.
Mentre il fuori si distorceva filtrato da una nube traslucida, la ragazzina non aveva cambiato posizione. Si era lasciata avvolgere concentrando la sua mente sull'incantesimo da fare nell'attimo immediatamente successivo. Chiuse gli occhi. La bacchetta era ancora puntata verso Ariel, al centro della sua visuale che era stata appena travisata dal Nebula. Pronunciò con determinazione e con tono ancor più aggressivo - poiché denso dell'adrenalina di cui si era caricata - la formula: «LUMOS MAXIMA!»
Le palpebre serrate non le avrebbero permesso di vedere, ma l'immaginazione già dava sfogo nella sua mente all'ondata di luce che avrebbe dovuto accecare l'avversaria, come se una piccola porzione dell'astro diurno si fosse staccata dal cielo per pararlesi davanti agli occhi. La sala era ampia, gli spettatori e l'arbitro abbastanza lontani. Sulla pedana Ariel era l'essere più vicino e più alla portata dei raggi luminosi che le aveva puntato addosso. L'intento, dopo il disarmo, sarebbe stato quello di renderle impossibile di vedere la bacchetta, facendole perdere tempo nel tastare il terreno, e di vedere lei, il suo obiettivo, nei secondi a venire. Se la posizione di Ariel tramite l'illusione fosse stata diversa dal reale un incantesimo ad ampio raggio come quello sarebbe stato la sua salvezza. Se il sopra era il sotto e il sotto era il sopra, stendere il braccio in avanti, al centro invariato di quella trottola, non avrebbe leso in alcun modo la sua mira.
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view post Posted on 7/7/2020, 13:12
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ARIEL A. VINSTAV
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O u t f i t
LA GIORNATA DEL DUELLANTE

Ariel non era un'esperta di duelli, ma poteva definirsi avvezza all'adrenalina.
E le piaceva, le piaceva eccome.
Bastò il primo scambio di colpi perché il sorriso sul volto si arricciasse ulteriormente. Il volto pallido venne illuminato dal primo accenno di luce scaturito dalle loro bacchette, delineando il profilo pronunciato del naso e il volto che sotto quella prospettiva, sembrava un po' meno giovane.
Le brillavano gli occhi: parevano grandi come piattini da tè, blu e pieni di vita.
Era la reincarnazione del divertimento.
Le fremeva la mano libera e sentiva il cuore impazzarle contro il petto, trasmettendo il riverbero dei battiti e tenendo il tempo di quel duello, come fosse un tamburo cerimoniale.

Quando la mano sinistra mollò la bacchetta per effetto della magia altrui, lo sguardo saettò stupito per un attimo verso Casey Bell prima di tornare sul catalizzatore.
*bruttobruttobruttobrutto*
Il battito si fece più rapido, accostando stavolta all'eccitazione un senso di fastidio e angoscia: per un mago non avere la bacchetta era spesso simile alla perdita di un sostegno per camminare.
Era sbagliato. Le dava fastidio.
Era scoperta.
*MODALITA' SNASO ROTOLONE*
A quel punto avrebbe cercato di fiondarsi in terra col volto puntato sulla bacchetta per non perderla di vista, allungando la mano sinistra verso questa con l'intenzione di recuperarla.
Con una spinta dei piedi – più forte nel destro – tentò di deviare la caduta verso la sua destra, accompagnandola col frapporsi al terreno del braccio corrispettivo: voleva, insomma, gettarsi per recuperare la bacchetta e nel farlo rotolare di lato con una spinta di braccio e piedi una volta arrivata a terra. La presenza del braccio sarebbe stata utile non solo a rendere il movimento più dinamico, ma anche a impedirle di farsi male e sbattere con buona parte del corpo e – soprattutto – la testa contro la pedana.

Poteva sembrare un pesce fuor d'acqua fra stendardi ed effigi in onore dello sport del Duello, ma persino lei poteva capire come rimanere nella stessa posizione durante uno scontro fosse spesso una pessima idea.

La mano sinistra avrebbe cercato il manico della bacchetta, tendendo il braccio verso l'esterno e cercando di chiudervi attorno palmo e dita, così da poterla stringere e sollevare oltre il capo e cercare di evitare di schiacciarla e romperla durante la frenesia dello spostamento.

Avrebbe sfruttato poi il movimento rotatorio per darsi, al termine di questo, una spinta secondaria con punte e talloni per cercare di ritornare in piedi e si sperava, con la bacchetta alla mano.


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view post Posted on 16/7/2020, 11:42
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Il Fato

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Per un mago, rimanere senza bacchetta era peggio che trovarsi nudi al binario 9 3/4 e la francese, sembrava saperlo. era scattata quindi fulminea per tentare di ritrovare ciò che era suo ma la situazione appariva avvantaggiare Casey, che la bacchetta invece, la stringeva ancora ben salda tra le dita. il nebula fallato non era questo ostacolo insormontabile e la Grifondoro, sembrava essersi accorta che era vittima di una mera illusione. La nube che l’avvolgeva iniziò quindi a sgretolarsi attorno a lei, dandole forse ancora più volontà nel lanciare il proprio incantesimo. Marcus fece appena in tempo a serrare fortemente le palpebre, portando a sollevare il braccio destro verso il volto per schermare la luce accecante che venne emessa dalla bacchetta. Tutti i presenti quindi, ne furono vittima e nessuno vide quella temibile mossa ninja dello “snaso rotolante” che tuttavia, permise a Ariel di agguantare la bacchetta. La teneva ben salda tra le dita e riuscì anche a rimettersi in piedi, però, nonostante il volto chino, aveva sofferto di quel bagliore folgorante e la vista era al momento compromessa (-10 ps). Gli occhi chiari della francese, vedevano il mondo fatto di luccichii e luci fleshanti e, visto che si trovava in un punto diverso rispetto all’inizio dell'azione grazie al suo rotolare di lato, ritrovare la propria avversaria, anche se questa non si era mossa di un pelo di Kneazle, sarebbe stato estremamente difficile, impossibile poi essere precisi.
Marcus, nonostante avesse chiuso le palpebre, avvertiva anche lui una sensazione fastidiosa agli occhi ed impiegò del tempo a mettere a fuoco le due contendenti sulla pedana che tra la concentrazione e l’adrenalina, gli apparivano come due gattini che si litigavano l’ultima crocchetta. Che carine.


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ARIEL TOCCA A TE. HAI TEMPO 72 ORE.
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view post Posted on 19/7/2020, 02:26
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ARIEL A. VINSTAV
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O u t f i t
LA GIORNATA DEL DUELLANTE

Bianco.
La prima cosa che avvertì del lumos fu il bagliore: una luce bianca, pulita, fatta di spilli invisibili che subdoli si erano introdotti nelle pupille, attraversandole e lasciandole brucianti.
Bacchetta alla mano, Ariel riceveva il Lumos Maxima con occhi le cui pupille dilatate mostravano un pozzo d'onice orlato di ghiaccio, esaltato da capillari spezzati e rossi.
«Nngh.» Un gemito di dolore le risalì la gola, intrappolato fra le labbra che strette in una linea tremante e livida nel tentativo vano di apparire indifferente al colpo subito.
Era un fallimento su larga scala, ovviamente.
La bocca si aprì subito dopo, cercando nell'aria un mezzo attraverso cui recuperare controllo.
Annaspò, creando un sono gutturale che per fortuna nessuno avrebbe udito, perché troppo distante da lei.
Non vedeva. Bruciava tutto, troppo.
Chiuse di scatto gli occhi, lasciando che due singole lacrime le rigassero le guance di bambina.

Non andava mai privato un mago della sua bacchetta, tanto quanto era vero dire che non andava mai privato un fotografo della sua vista.
Quel duello fra dilettanti sembrava aver deciso di toccare tutti i tasti giusti per farle prendere consapevolezza della sua situazione e come, nonostante la spensieratezza con cui si era iscritta, era lì per dimostrare l'arguzia del mago, tanto quanto la magistralità di incantesimi ben assestati.
Stava mancando di serietà, stava mancando di polso, come diceva sempre sua madre.

Era scoperta. Di nuovo.
La cosa la stava irritando un po', era impossibile nasconderlo e forse il pubblico l'avrebbe notato dal rizzarsi della testa in favore della zona della pedana occupata dall'avversaria e dal fremere delle labbra dopo l'impatto dell'incantesimo contro gli occhi, chiusi un attimo dopo per istinto.
Le avevano tolto il tatto prima — là dove con tatto si concepiva l'unico modo con cui aveva modo di interagire fisicamente con Casey, tramite fatture e incantamenti — e ora la vista.
Le mancava solo l'udito o la voce per farla ammattire nel nervosismo.
*Le offrirò tanto da mangiare, ma prima...*
Ancora macchiata dalla sua presunta vérve da bambina, eccola intenzionata a "scacciare" la sua avversaria.
La mano sinistra si levò di scatto assieme al braccio, accompagnando quest'ultimo nel tendersi verso la zona dove, se la memoria non la ingannasse, doveva trovarsi Casey Bell prima dello scontro dei loro incantesimi.
Poteva non stare centrando la zona giusta, ma sembrava pronta a giocare d'azzardo.
Era un bersagliero cieco che si affidava un po' alla memoria, un po' alla dea bendata — e sì, questo era un terribile gioco di parole.

Il braccio sinistro venne totalmente steso, creando una leggera linea obliqua fra spalla e bacchetta nel puntare in una zona più bassa, là dove nella sua mente dovevano trovarsi ancora le gambe altrui.
Il braccio destro venne piegato in concomitanza verso l'interno del petto, portando la mano aperta all'altezza del volto, come a volerlo proteggere preventivamente dalla prossima mossa.
*...deve stare lontano!*
Era il boato che le risuonò in mente che avrebbe cercato di trasmettere nel richiamo della magia, la stessa che avrebbe sfruttato per catalizzare l'adrenalina e l'irritazione, così che si manifestassero nel suo fascio di luce con la giusta potenza d'impatto, così che Casey cedesse per qualche secondo ad una sua mossa, dandole un attimo di respiro.
L'immagine nella sua mente era la solita trasmessa dai manuali del settore: una cannonata, magia solida che all'impatto porta con sé l'ostacolo, demolendolo.
«Bombàrda!» Nemmeno approfittò degli incantesimi non-verbali, povera sciocca: agiva ancora troppo di pancia, si capiva dal semplice fatto che avesse reagito al panico dei primi dolori contro una sedicenne con un ... colpo di cannone.

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view post Posted on 21/7/2020, 22:46
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CASEY BELL
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LA GIORNATA DEL DUELLANTECOME AFFRONTARE UN DUELLO:
3. Leva le tende e raddoppia le gatte da pelare.


Le palpebre lasciarono la presa sulle pupille delicate, giusto il tempo di permettere al grande lampo di luce di dissiparsi. Casey vide l'avversaria oltre la cortina di illusioni, la quale si era ormai sgretolata del tutto: si era spostata, conscia di essere vulnerabile senza bacchetta. Mossa saggia, lei avrebbe fatto lo stesso e lo stesso avrebbe tentato di fare in quel frangente.
Pronta a compiere il passo successivo, alcuna incertezza l'avrebbe rallentata nei suoi movimenti. Tutto faceva parte di un'unica strategia. Poco importava se il Lumos Maxima avesse fatto centro o meno, spostarsi l'avrebbe protetta in qualsiasi caso schivando in toto o di striscio eventuali attacchi. L'accecamento però le sarebbe stato di grande aiuto, soprattutto ora che Ariel si era spostata: vista offuscata, un passo in un'altra direzione e obiettivo che si spostava valevano una tripla perdita di riferimenti spaziali.
Faceva tutto parte di un unico movimento, breve, veloce e che sfruttava le leve del suo corpo fondendosi col gesto dell'incanto che aveva in mente. L'ambiente a disposizione dei due duellanti non era composto solo da una pedana. I maghi supervisori di quel Tempio della magia inglese sembravano voler esser sicuri non solo di dare il titolo di "vincitore" al mago più abile e forte, ma anche a quello più furbo ed elastico. Casey aveva tenuto in considerazione l'opportunità di approfittare di qualche suppellettile che condiva quei saloni in assenza di idee più immediate. Non per questo si sarebbe potuto trattare di scelte invalide. Un bel fuocherello acceso, una torcia scoppiettante, già pronta all'utilizzo e che svolazzava sopra le loro teste era come una torta appena sfornata posta su un davanzale al piano terra in mezzo a un cortile di monelli.
La bacchetta ancora davanti a lei sarebbe andata a puntare di scatto la torcia fluttuante più vicina al lato sinistro di Ariel, che si era già spostata verso la sua destra per recuperare l'arma. L'intento di Casey poteva sembrare complesso, quando invece non vi era nulla di più naturale. La bacchetta sarebbe saettata dalla torcia in alto fino al collo attorniato di ciuffi biondi di Ariel mentre Casey avrebbe gridato la formula: «OPPUGNO!». Una volta data la spinta sulla parte superiore dell'avversaria con la punta del catalizzatore, la parte sinistra del suo corpo avrebbe roteato scivolando, in modo tale che Casey donasse all'avversaria solo un fianco, eludendola se non schivando del tutto il potenziale attacco. Un piccolo e veloce movimento per la salvezza. La figura assottigliata sarebbe stata un'ulteriore dose di difficoltà per la mira dell'altra, la quale sembrava davvero star subendo gli effetti del Lumos Maxima. Lo avrebbe notato dall'ira che cominciava a gonfiarla e a farle puntare ancor più saldamente e nervosamente la bacchetta in sua direzione. Tutto ciò non faceva altro che far gridare "allarme, allarme!" alla sua voce più intima, e in un animo come quello della Bell non poteva far altro che accendere un particolare istinto: combattere la violenza con una violenza maggiore. Poco importava cos'avrebbe arso il fuoco. La maglia, i capelli? Lei lo vedeva già divampare come l'ira che le era appena nata in corpo.
Nessuno avrebbe potuto farle ancora del male, né Drinky né nessun altro.
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Per la posizione di Ariel ho tenuto in considerazione il suo penultimo post dato che il movimento è stato convalidato dal masteraggio.
CITAZIONE
Con una spinta dei piedi – più forte nel destro – tentò di deviare la caduta verso la sua destra, accompagnandola col frapporsi al terreno del braccio corrispettivo: voleva, insomma, gettarsi per recuperare la bacchetta e nel farlo rotolare di lato con una spinta di braccio e piedi una volta arrivata a terra.

Spero non sia un problema, avevo bisogno dei giusti riferimenti per sferrare l'attacco.
 
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