Il Focolare Domestico

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view post Posted on 25/12/2020, 19:23
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Cucine di Hogwarts

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Alla fine del viale di High Street, nella piazzetta principale del Villaggio di Hogsmeade, si trova un negozietto vintage che reca la scritta Il Focolare Domestico a grandi lettere. Il titolo è un gioco di parole per richiamare gli Elfi Domestici che gestiscono l'attività: tutti gli oggetti in vendita, sempre più in crescita, sono infatti realizzati e incantati dalla magia elfica nella casa d'accoglienza Il Calzino Rattoppato. Il Focolare Domestico nasce con l'aiuto del C.r.e.p.a. e dei suoi fondi per sostenere le spese della struttura e per offrire un lavoro e un reinserimento in società agli Elfi Domestici. Permeati dai loro incanti innati, gli oggetti sono unici in tutto il Mondo Magico e si ispirano ai poteri e alle condizioni delle creature. Titolare del negozietto è il Comitato e in sua vece Estia, Elfo Domestico e Portavoce del C.r.e.p.a.
struttura
Il negozietto rivela un incanto fiabesco, al suo esterno si arrampica un albero in fioritura perpetua – boccioli di denti di leone, tulipani, gerbere e fiori d'arancio – ad accogliere pareti in vernice azzurro pastello, come la porta. Il tronco si dischiude con un arco spazioso all'ingresso, in un profumo dolce tutto intorno, e una volta entrati un incanto estensivo irriconoscibile scivola lungo la mobilia in legno di nocciolo, dalle sfumature calde del bianco e dell'ocra, di tanto in tanto decorata da vasi in fiore. Di forma circolare, è un dedalo di scaffali con oggetti incantati – scatole di biglie variopinte e nastrini rossi, boccette in vetro di sale colorato, biciclette appena appoggiate alla parete e tanti altri articoli realizzati a mano. In alcuni punti più spogli si notano tessuti di taffetà e hula-hoop alla rinfusa, scatole vuote e altri contenitori; si tratta di articoli ancora da testare.
curiosità
Dietro il bancone centrale – rettangolare, di legno, con sopra un cestino contenente Spille del C.r.e.p.a. e un altro pieno di caramelle – si scorge solitamente Estia con lo sguardo felice di chi sa di essere al posto giusto. Talvolta altri Elfi Domestici compaiono per portare o revisionare articoli, e curiosamente gli stessi clienti spariscono su di sé per riapparire ad un passo distante: l'intero negozietto è infatti permeato dalla magia materializzante e capita talvolta di scontrarsi delicatamente l'uno con l'altro. Una sinfonia jazz risuona dalle pareti con leggerezza infinita e con le delicate essenze dei fiori sembra di vivere un sogno.

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Biglie Colleganti □ 10 Galeoni
All'apparenza sono semplici biglie colorate: in ogni confezione ne escono due dello stesso colore, sono incantate per collegare due persone o due luoghi istantaneamente entro 30km. Una volta sistemata una biglia in un luogo o affidata ad una persona, basta calpestare una per raggiungere l'altro capo. Non funzionano in zone antimaterializzanti, in quel caso si potrà apparire a metri dal luogo e/o dalla persona da raggiungere. Ottime per fuga. Un utilizzo per scatola.


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Sale Evanescente □ 8 Galeoni
Boccette di sale colorato; lanciato, si espande come una nube che fa sparire immediatamente nel vuoto tutti gli oggetti non incantati di piccole e medie dimensioni, nell'arco di cinque metri. Dopo un'ora, gli oggetti ricompariranno. Non funziona su porte né su esseri viventi. Un utilizzo.


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Nastro dell'Amicizia +1 PS □ 4 Galeoni
Una coppia di nastrini di tessuto bianco, in una scatolina. Uno può essere regalato e indossato al polso, alla caviglia o alle dita - si adatta facilmente -, il nastro cambierà colore in base ai sentimenti dell'amico a cui è collegato, e viceversa. Dal bianco iniziale il legame magico mostra se l'altro sia felice (colore rosso), triste o malinconico (colore blu), nervoso o infastidito (colore giallo), esaltato o speranzoso (colore verde), preoccupato o timoroso (colore nero). Se vicini, curiosamente, i due nastri si mostrano multicolori.


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Statuina Bobblehead +2 PS □ 5 Galeoni
Realizzata su misura sulla base di una fotografia o di una posa dal vivo, la statuina è una riproduzione in scala di una persona. Il capo è sproporzionato rispetto al resto del corpo, è più grande e può dondolare come una molla: dall'aspetto della persona scelta, la Bobblehead è incantata per muoversi e ripetere qualche semplice frase con la stessa voce di chi raffigura. Un mini sé incantato, è il regalo più divertente. Si può decorare con piccole aggiunte: ad esempio per un appassionato di Quidditch, la sua statuina potrà volare su un manico di scopa. Realizzabile anche come mini Creatura Magica a scelta.


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Orologio Magico +5 PS □ 24 Galeoni
In legno o ferro battuto con rifiniture in bronzo, l'orologio è disponibile in versione da parete, da polso o da taschino. È incantato per mostrare costantemente dove si trovino i membri della propria famiglia. Le sue lancette sono in oro e sul quadrante, al posto delle ore, reca una serie di possibili luoghi, inclusi “casa”, “scuola”, “lavoro”, “in viaggio”, “perso”, “ospedale”, “prigione”, e “pericolo mortale”.


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Scarpette di Dorothy +4 PS +2 PC □ 25 Galeoni
Di vernice, in più colori: in versione maschile come stivaletti e in quella femminile come scarpette da sera. Quando indossate, se si battono i tacchi per tre volte uno contro l'altro, ci si può materializzare in una nube color rubino fino a venti metri di distanza per tre utilizzi al giorno, tempo di ricarica di 24h. La Materializzazione è in direzione casuale, non in luoghi antimaterializzanti.


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Tappeto Volante +8 PM □ 35 Galeoni
Cucito come patchwork di cotone e seta, il tappeto ha motivi orientaleggianti ricamati finemente, con un bordino dorato tutto intorno; richiama l'arte tessile indiana, è disponibile in più varianti e più colori. Rispetto ai tappeti originali, illegali in tutto il paese, è molto più semplice e più limitato. Una volta seduti sopra, è incantato per sospendersi fino a dieci metri e volare fino a 5km di distanza - tempo di ricarica 3h. Può essere usato soltanto in luoghi magici, accoglie fino a cinque persone.


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Bicicletta Cielsereno +5 PM +3 PC □ 30 Galeoni
Disponibile in più colori pastello - azzurro, verde, rosa, giallo, arancio, violetto e così via - la bicicletta è in perfetto stile vintage; in ferro battuto, ha un cestino di vimini davanti come contenitore libero. È incantata per sospendersi max due metri da terra e sfrecciare così nei cieli più belli. È dotata di un incantesimo di invisibilità - attivo solo a sguardo babbano - per volare indisturbati.


Oliver


Edited by Oliver Brior - 13/7/2023, 13:08
 
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view post Posted on 26/12/2020, 18:55
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"Gran Sacerdote del Tempio della Pizza"

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arielvertical4
Il rientro dall'Islanda era stato frettoloso e ad essere onesti alquanto spiacevole: aveva dovuto salutare la sua famiglia a Skjøl in fretta e furia per evitare di dover aspettare un'altra settimana prima della prossima passaporta per il Regno Unito.
Era arrivata a Londra nella prima mattina e da lì si era mossa direttamente alla sede Centrale della Gazzetta del Profeta per ritirare qualche scartoffia da portarsi in casa.
Quando era già pieno pomeriggio, aveva deciso di prendere la metropolvere da casa verso il ridente Villaggio di Hogsmeade, intenzionata ad acquistare in ritardo alcuni acquisti natalizi che gli impegni all'estero le avevano impedito di portare a termine prima delle celebrazioni del solstizio con il resto ei Vinstav.
Era in cerca di ispirazione che era finita al termine di High Street e con il naso incollato contro la vetrinetta de "Il Focolaio Domestico". Con gli occhi grandi grandi per l'emozione e la sorpresa, si era mossa verso l'interno del locale con un sorriso che metteva all'angolo tutta la stanchezza che il continuo viaggiare le aveva messo addosso.
«Buonasera e ancora auguri»
Aveva trillato al suo interno, mentre la mano sinistra si era già mossa all'interno della tasca del cappotto, setacciando la piccola sacchetta di cuoio entro cui aveva riposto i galeoni per la sua shopping-spree.
Il fatto che a gestire e contribuire al negozio vi fossero degli Elfi, la portò a rallentare la sua ricerca del regalo di ben mezz'ora: alternava sguardi e urletti esaltati fra un oggetto vintage e la smaterializzazione di un aiutante della Casa d'Accoglienza. Con «Woah!», «Chebelliiino.», «Voglio vivere qui per sempre» e «Voglio toccargli le orecchie» aveva già reso chiaro ai lavoratori del Focolare quanto fosse facilmente suggestionabile.
Al bancone centrale però arrivò per fortuna con l'intenzione di comprare qualcosa.
«Buona sera, senta ho visto quelli...» E si voltò, allungando il dito verso qualcuno dei Bobblehead in esposizione «E ho una foto con me di chi vorrei la riproduzione e posso anche descrivere nel dettaglio come vestirlo, eh! Ma gliel'ho già detto che questo posto è super-magicalifragilisti-che-meraviglioso? Posso avere qualcuna di queste caramelle? TIpo anche solo due, eh! Posso annusare i fiori dell'albero? Aaah che bellino questo posto. A-do-ro.»
Se fosse stata Estia a servirla, forse sarebbe stato meglio ribattezzarla Ernia perché a star dietro ad Ariel si rischiava di farsene sbucare su una.

\ Inauguro il negozio con un regalo natalizio super misterioso e in ritardo!
Ariel commissiona una Statuina Bobblehead, richiedendo come accessori impugnabil/scambiabilii: una bacchetta magica standard, una mazza da battitore spinata impugnabile e un microfono.
La commissione viene fatta fornendo alcune foto del soggetto fatte da Ariel!
(sto evitando di dare nomi perché è un regalo :<31:)

 
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view post Posted on 27/12/2020, 00:50
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you won, Estia5f6763ba268c14b21a6ab1ad20581720Aveva chiuso il pacco con cura. Era suo solito prendersi un attimo in più per essere sicura che il fiocco fosse perfetto ma, in quell’occasione e per quel regalo, sembrò impiegarci ancor di più. Era molto importante che la confezione per Estia fosse perfetta.
Quando aveva saputo dell’apertura de Il Focolare Domestico aveva esultato come dopo una vittoria a Quidditch, forse anche di più. L’apertura del negozio era stato un successo non solo per gli elfi, ma anche per tutti loro e per tutta l’organizzazione del C.R.E.P.A. Mary era sempre stata particolarmente colpita dalla situazione degli elfi e di nascosto, nel buio della sua stanza, aveva anche pianto per il dolore che questi dovevano provare e, per estensione e in minor percentuale, quello che provava anche lei. Piangeva perché nessuno meritava il trattamento che per troppo tempo loro avevano ricevuto. Il trattamento che ancora ricevevano in molte case. Per lei la libertà era sempre stato un concetto con poco valore, perché lei era sempre stata libera. Da quando aveva iniziato a collaborare con l’associazione studentesca si era ricreduta e aveva iniziato a non dare per scontato quella nozione.
«Buongiorno!» Varcò la soglia del negozio con un sorriso ampio e cercò subito con lo sguardo il bancone. Il color pastello all’interno della bottega le ricordò vagamente Madama Piediburro, così come quella sensazione di casa che percepì immediatamente. «Estia!» Gli occhi le si illuminarono alla vista della negoziante. «Ma che bel negozio ha messo su, signora proprietaria Si premurò di sottolineare con convinzione l’ultima parola. Pensò che fosse importante per l’elfo sapere che quello – il negozio – era soprattutto e solo merito suo. Arrivata al bancone, vi poggiò sopra il pacco che aveva preparato. «Ti ho portato una cosa.» Alternò lo sguardo tra l’elfo e l’oggetto, nella speranza che fosse cosa gradita. «Non è proprio un regalo. Non è nulla di che ma volevo lo avessi, ecco.» Ne avrebbe osservato eventualmente la reazione, nel caso avesse deciso di aprirlo lì. In un secondo momento avrebbe dato uno sguardo al negozio. «Avete fatto tutto voi?» Chiese, mentre un po’ sbalordita girava nel negozio toccando di tanto in tanto qualche oggetto. Gli elfi erano dotati di potentissima magia e forse era per quella ragione che venivano trattati con sufficienza. I maghi li temevano. «Posso?» La bicicletta gialla attirò subito la sua attenzione e Mary sapeva ancor prima di toccarla che sarebbe stata sua. Guardò il prezzo, le caratteristiche e già si immaginava mentre la guidava per le strade di Hogsmeade. «La prendo, Estia!» la sua attenzione ritornò brevemente sull’elfo e poi velocemente si spostò su un altro oggetto. Un orologio da polso, un altro acquisto da fare assolutamente. La variante il legno non le piacque molto, ma quella in ferro attirò subito la sua attenzione. In fretta frugò nella sua borsa per contare quanti galeoni avesse. Sì, poteva farcela. «Vorrei anche questo orologio, Estia. È tutto bellissimo qui. E grazie!» Sarebbe uscita con una bicicletta che, con molta probabilità, avrebbe lasciato nel suo appartamento a Londra. Ma soprattutto, sarebbe uscita con il cuore colmo di gioia sapendo che gli Elfi avevano vinto, finalmente.



Mary ha portato ad Estia un pacco contenente:
Un paio di guanti invernali
Un cappello natalizio
Una sciarpa di lana rossa
La sciarpa dei Grifondoro dal suo guardaroba personale e un sacchetto di zuccotti di zucca.


Mary acquista:
La bicicletta cielsereno
L'orologio magico da polso in ferro battuto e bronzo. :flower:


Edited by Héloïse - 27/12/2020, 01:43
 
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view post Posted on 27/12/2020, 13:34
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Ognuno di noi è una luna: ha un lato oscuro che non mostra mai a nessuno.

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Era il giorno di Natale ed Emma non aveva ancora finito di consegnare i regali. Non era ancora tornata a casa, zio Cam stava andando a prenderla, quindi avrebbe dovuto fare in fretta a lasciare i regali alle sue compagne. Aveva sentito dire da un Tassorosso del secondo anno che ad Hogsmeade era stato aperto un nuovo negozio e che la proprietaria fosse un elfo donna, così aveva chiesto allo studente che articoli avrebbe potuto trovarci… e aveva trovato il regalo giusto per una sua certa compagna pazzerella. Si era congedata dal Tassorosso per dirigersi in camera sua a prendere una foto della sua compagna di stanza che la Grifondoro le aveva scattato in una domenica pomeriggio dove lei e alcune delle sue compagne di stanza si stavano divertendo a fare pose buffe per le gli scatti. Dopo averla presa si diresse alla torre dei gufi facendo gli scalini a tre a tre: avrebbe mandato una di quelle creaturine alate a fare quella commissione. Mi raccomando, fai in fretta, mancano poco, zio Cam sta venendo a prendermi e io non ho ancora lasciato tutti i pacchetti in dormitorio… mi affido a te per questo ultimo acquisto! Non era la prima volta che mandava un gufo a fare spese per lei, non l'avevano mai delusa. Legò alla zampetta dell'animale il sacchetto con dentro dieci galeoni e vi legò anche il bigliettino con le istruzioni per la commessa e la foto di coleichenondeveesserenominata. Vai piccolo… e portami il resto! si raccomandò.
Il gufo non ci mise molto ad arrivare al negozio posandosi legiadramente sul bancone.






Legata alla zampetta del gufetto c'è un sacchetto con dieci galeoni, perché Emma non conosce il prezzo esatto della commissione, la foto della sua compagna (in posa mentre fa la linguaccia) che servirà per creare la Statuina Bobblehead e un biglietto contenente le istruzioni per l'effetto aggiuntivo e un sacchetto di Calderotti per Estia, per augurarle un dolce Natale.

Mi considero servita♡


Edited by Miss Effe - 27/12/2020, 14:09
 
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view post Posted on 27/12/2020, 15:36
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Hogsmeade riposava sotto ad uno spesso manto di neve, più suggestivo che mai in quella sua aria da cartolina di Natale. Jolene muoveva passi cauti per le stradine del villaggio, attenta a non scivolare sugli occasionali tratti ghiacciati. Le mani affondate nelle tasche di uno spesso giaccone e con i soli occhi a fare capolino tra la sciarpa e il cappello di lana, era una delle poche figure ad avventurarsi all'aperto così di buon'ora. Aveva in mente una meta ben precisa, un posto che desiderava vedere di persona fin da quando aveva saputo della sua inaugurazione: il Focolare Domestico, così si chiamava il negozietto gestito interamente dagli Elfi. In qualità di membro del C.R.E.P.A., Jolene aveva sentito la notizia ancor più vicina a lei, tanto che ne aveva gioito come di un traguardo personale. Ora era incredibilmente curiosa di scoprire come avessero predisposto l'ambiente, quali fossero gli articoli in vendita. Aveva avuto qualche indiscrezione, per la verità, che parlava di particolari oggetti personalizzabili: presa dall'entusiasmo per qualcosa che sembrava esattamente l'idea regalo che stava cercando, Jolene non aveva perso tempo e, munita di fotografia e pure di disegno illustrativo, aveva preso la via alla volta di Hogsmeade.
Il negozietto si mostrò fin da subito incantevole, una parentesi di primavera tra tutto il bianco immacolato della neve fresca. All'interno aleggiava un delicato sentore fiorato, mentre la vista si beava di un'atmosfera intima ed accogliente. Guardandosi intorno, Jolene si sentì subito attirata da quel posto, spinta a curiosare tra gli scaffali per meravigliarsi di oggetti mai visti, tutti intrisi della peculiare magia elfica. Tuttavia non passò molto tempo prima che si avviasse al bancone, cercando di individuare la negoziante.
«Buongiorno» si sentì la voce di Jolene, modellata attraverso un sorriso che era in parte cortesia, in parte incanto. Non resistette, infatti, dal profondersi in apprezzamenti: «Il negozio è davvero meraviglioso, complimenti! Avrà già attirato moltissimi clienti, la facciata fiorita è un tocco incantevole.» Proprio come una bambina, Jolene non riusciva a stare ferma: voltava la testa ora da una parte, ora dall'altra, nel tentativo di cogliere quanti più dettagli possibile. Fu solo dopo qualche istante di esitazione che si chinò sul bancone, abbassando la voce in un tono confidenziale: «Sono qui per una cosa un po' speciale, ecco, un regalo di Natale...»
Passò qualche minuto a spiegare nel dettaglio il suo progetto, tirando fuori dalle tasche prima la foto, poi lo schizzo che mostrava meglio delle parole ciò che intendeva. Cercò di essere il più chiara possibile, gesticolando e alzando di tanto in tanto la voce nei punti che più accendevano il suo entusiasmo. Alla fine, con sguardo implorante, chiese: «È fattibile?».


Eccomi qui Estia-sa-per-cosa :*-*: Jolene prende una bambolina bobblehead, e si presenta con tanto di foto e disegnino del progetto. Lascia una mancia di tre galeoni per il disturbo degli effetti extra. Per motivi di tempo mi ritengo già servita, super grazie *cuoricin

 
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view post Posted on 27/12/2020, 18:04
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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Quel giorno la tassina era intenta a progettare gli ultimi regali di Natale, in ritardo, come da tradizione. Aveva sentito parlare di un adorabile negozietto che aveva da poco aperto a Hogsmade, gestito dalla dolcissima Estia. Vi si potevano trovare articoli vintage di ogni genere a quanto pare e la cosa la intricava parecchio.
Quale negozio migliore per scegliere un regalo!
Si fece spiegare per bene gli articoli che si potevano trovare, in modo da avere un'idea su cosa acquistare.
Nel pomeriggio si diresse alla Guferia, presso la torre di Divinazione, per inviare la sua ordinazione. Si avvicinò con attenzione a un piccolo gufetto marrone che se ne stava in disparte, delicatamente lo prese in braccio e legò alla zampetta il bigliettino con le istruzioni e il sacchettino con i galeoni e il necessario per il progetto che aveva in mente.
Sistemato tutto dette le direttive al gufetto.
-Mi raccomando, portalo ad Estia, a "Il Focolare Domestico" a Hogsmade. Stai attento e non perdere niente.- dopodiché lo lascio libero per compiere la sua missione, sperando tornasse vincitore.


Messaggio:

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Ricapitolando Cara Estia, Camille prende due bobblehead, in spoiler trovi le foto da utilizzare.

SOLO ESTIA, SE PROVATE A SBIRCIARE VI TAGLIO UN DITINO! con affetto ovviamente :fru:



Edited by Camille Donovan - 27/12/2020, 21:29
 
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view post Posted on 8/1/2021, 15:17
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You can own the Earth and still, all you'll own is Earth until You can paint with all the colors of the wind

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Alice Wagner
Le vacanze di Natale erano finalmente arrivate, Alice era felicissima del fatto che potesse staccare dai giorni di studio e dedicarsi a qualcosa di più rilassante come lo shopping. Aveva chiesto a sua nonna di accompagnarla in giro per negozi, dato che non aveva ancora il permesso di andare da sola e si erano entrambe imbattute in un nuovo negozioetto dall'aria decisamente interessante. Alice vi entrò dentro iniziando subito a curiosare in giro. C'erano oggetti semplicemente fantastici che non vedeva l'ora di acquistare, anzi era assolutamente convinta di voler spendere proprio lì tutti i suoi risparmi. Come aveva potuto vivere prima senza una bicicletta che si sospendeva a mezz'aria? Si avvicinò all'oggetto assolutamente estasiata, poi gli occhi scesero sul prezzo. Un po' caretto diciamo. Sospirò un po' malinconamente, forse l'avrebbe acquistata in seguito. Più avanti fu catturata da una scatola con due braccialetti all'interno, ripensò immediatamente all'uso che ne avrebbe fatto, per cui decisa ne prese una. Aveva proprio un piano geniale in mente. Passeggiando tra tappeti volante e statuine animate, proseguì fino ad una grossa bacheca con dentro degli orologi. Apperentemente sembravano dei normalissimi orologi se non fosse stato per il fatto che erano incantati in maniera da tener sempre d'occhio i membri della propria famiglia << Ma si intende famiglia di sangue?>> chiese Alice a se stessa. Sicuramente lo avrebbe trovato utili per alcuni membri della sua famiglia, ma alcuni suoi amici ormai è come se facessero parte di essa, decise di pensarci e magari acquistarlo in futuro. Nel frattempo altri oggetti catturarono la sua attenzione delle scarpette rosse che avevano la particolarità di farla materializzare! Non ci pensò due volte ad acquistare anche loro. La versione femminile era decisamente qualcosa che non avrebbe messo così spesso per cui acquistò quella maschile, sicura che sarebbero di certo andati meglio con il suo abbigliamento. In fine davanti ai suoi occhi un tappeto volante, un tappeto volante vero! Era qualcosa di assolutamente fantastico, Alice ne voleva acquistare uno da sempre ma era molto difficile trovarne qualcuno in giro. Il pezzo era decisamente elevato, ma la sua voglia di prenderne uno era fuori controllo. Chiuse gli occhi e lo aggiunse agli oggetti, doveva averlo.



Alice acquista:

Nastro dell'amicizia
Scarpette Dorothy
Tappeto Volante.

 
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view post Posted on 10/1/2021, 16:16
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Vivienne era uscita presto quella mattina con l'intenzione di farsi una passeggiata tra la neve. Stava camminando a caso quando si ritrovò davanti al cancello del castello. Non era sua intenzione arrivare fino ad Hogsmeade ma una volta arrivata lì era come se avesse già deciso. Aveva con se il portafoglio e così decise di sfruttare l'occasione per ultimare gli acquisti di Natale. il borgo era abbastanza deserto quella mattina, Vivienne lo preferiva quando brulicava di gente ma anche così aveva il suo fascino. Stava girovagando tra le stradine quando la sua attenzione fu attirata da un albero in fiore che si arrampicava sulla parete di un piccolo edificio. Si avvicinò fino a che non riuscì a leggere l'insegna del negozio. *Ma certo! Quello di Estia! Come ho fatto a dimenticarmene?* In quanto membro del C.R.E.P.A. e assidua frequentatrice delle cucine di Hogwarts, Vivienne conosceva l'elfa proprietaria del negozio. Tra l'altro era stata proprio lei, pochi giorni prima, ad averla avvertita della sua apertura.

Senza pensarci due volte Viv ne varcò la soglia. L'esterno dell'edificio era bellissimo, ma dentro era proprio incantevole. Gli scaffali brulicavano di curiosi articoli mentre la musica di sottofondo rendeva l'aria calda e accogliente. Era avanzata di pochi passi quando successe qualcosa di bizzarro: nel giro di un secondo si ritrovò due metri più avanti rispetto a dov'era arrivata. Sentì nello stomaco la stessa sensazione di nausea che aveva dopo una smaterializzazione ma... lei non sapeva ancora farlo! Si guardò intorno pensando di essere impazzita e proprio in quel momento vide un altro cliente a cui successe la stessa cosa. E poi un altro, e un altro ancora.
*Ma allora è una cosa che può succedere solo qui dentro!* La Grifondoro si esaltò moltissimo: non vedeva l'ora che le risuccedesse per vedere dove sarebbe ricomparsa! Nell'attesa iniziò a studiare bene tutti gli articoli poiché non aveva dubbi che avrebbe sicuramente comprato qualcosa.

Quando finalmente finì il giro, in mano aveva decisamente più di qualcosa. Si avviò verso il bancone dove riconobbe immediatamente l'elfa.
« Estia, ciao! » La salutò allegramente. « Il negozio è meraviglioso! Vorrei tutto, per ora prendo questo. » Aggiunse esaltata, indicando le cose che aveva appena appoggiato sul bancone e la bicicletta che teneva alla sua destra. « Ah, dimenticavo, ho questo! » Mesi prima aveva vinto un buono sconto con la Gazzetta del Profeta che non non aveva ancora usato. Vista la spesa, forse quella era l'occasione giusta per sfruttarlo. Lo recuperò dal portafoglio e lo porse ad Estia. A quel punto avrebbe atteso il conto e pagato il dovuto. « Grazie mille Estia, tornerò sicuramente! Buona giornata e buone feste! » Avrebbe poi salutato con un grande sorriso stampato in viso e sarebbe uscita con i suoi acquisti.







aaallora, Vivienne acquista:
Biglie Colleganti x1
Sale Evanescente x1
Bicicletta Cielsereno x1
Per pagare uso il buono sconto del 30% vinto risolvendo tutti i Giochi Enigmistici


Mi considero servita


Edited by V i v i e n n e - 10/1/2021, 16:44
 
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view post Posted on 19/1/2021, 21:48
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Molti luoghi ha la tua anima, ivi alberga natura magnanima. Di coraggio e lealtà fanne bandiera, di Grifondoro potrai essere fiera!

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Juliet Little

5 jenuary • hogsmeade




Before you put your arms 'round me
Swept the world beneath my feet[...]
That was' til you came my way
And you said "hola, hola"








Le stava scoppiando la testa per la febbre, ma avrebbe fatto lo sforzo di alzarsi e di tirare fuori pergamena e penna d’oca per scrivere qualche parola di incoraggiamento ad Estia per aver aperto un suo negozio. Rosicchiò la penna per trovare le giuste parole per quell’elfa che aveva sovvertito le leggi dei maghi, e ne andava fiera, essendo lei stessa una ferrea sostenitrice di quella organizzazione che difendeva i diritti degli elfi maltrattati.
Quando finì richiamò la sua civetta e le avrebbe legato alla zampa sinistra la lettera con un sacchettino che conteneva un pensierino per quella bellissima proprietaria.
«Portalo ad Estia la proprietaria del negozietto vintage Il Focolare Domestico» Poi sarebbe tornata a letto e aspettare con trepidazione il giorno per il pigiama party sperando che la febbre per quel giorno se ne fosse andata.

estia




Le cose più belle sono le più pericolose

role scheme © lisa,





Juliet compra tramite la civetta
• La Bicicletta Cielsereno di colore violetto
• Un tappeto volante

Juliet porta tramite la civetta
• 10 galeoni come offerta al progetto
• 5 biscotti Boo

 
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view post Posted on 27/1/2021, 00:05
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Con le vacanze di Natale alle porte ed una manciata di libertà in tasca, Camillo aveva approfittato di una giornata di sole per farsi la consueta passeggiata nel villaggio vicino al Castello. Ormai, come capitava dopo ogni lungo periodo trascorso ad Hogwarts, la sua tolleranza per l’ambiente scolastico si era ridotta all’osso. In soldoni, non ne poteva più. Lezioni, libri, pozioni ed incantesimi potevano andare a farsi benedire, almeno per un altro paio di settimane. Per non parlare dell’ansia che qualche compagno particolarmente interessato alla propria media pareva voler trasmettergli a forza proprio in quel momento dell’anno. Comprendeva bene che lasciarsi delle lacune alle spalle, abbandonare tutto per quasi un mese e poi ripartire in preda all’instabilità non fosse il massimo. Comprendeva meglio, tuttavia, che non era il caso di ammorbare il prossimo con crisi isteriche dell’ultimo minuto. Così, nel momento in cui i cancelli si aprivano, lui era tra i primi a sgusciare fuori, lasciandosi tutto alle spalle.
Casey era con lui. Di rado ormai si concedeva qualche gita senza la compagnia della sua fidanzata; cambiare aria per andarsene un po’ a zonzo era un’ottima attività di coppia, per quanto potesse sembrare banale. Due passi per la piazzetta, una capatina al baretto di fiducia ed un’altra nei negozi era quello che ci voleva per tirar loro su il morale. A maggior ragione con la casella della data di nascita di Nostro Signore prossima per essere spuntata sul calendario. Bisognava fare i regali.
Il Focolare Domestico, aperto da poco, era perfetto. Né lui, né la signorina Bell c’erano ancora stati ed ancora non avevano avuto modo scoprire cosa avesse da offrire. Se ne parlava, certo, i pettegolezzi sfrecciavano tra i corridoi della scuola come dardi infuocati in tutta la loro scenicità. Lui già si era fatto un’idea di quali acquisti volesse fare, ma tra la pubblicità gratuita generata dall’eccitazione per l’apertura di una nuova bottega ed il vedere con i propri occhi di cosa si trattasse, c’era una differenza notevole.
Breendbergh si sistemò il colletto della camicia che, come l’orecchietta indisciplinata di una pagina turchese, continuava a rifuggire dalla rilegatura del maglione blu scuro, poi prese per mano Casey ed entrò.
Il negozio era tanto bello ed appariscente visto da fuori, quanto intrigante ed accogliente al suo interno. Apprezzava, tra le tante cose, il sottofondo musicale jazz, che si sposava degnamente con l'impronta vintage data all'impresa. Un rapido giro per spiare la merce esposta e si fece rapire da un paio di articoli.
La biga volante è superlativa, non trovi anche tu, giovane Pitolla? Memò. La signorina Bell –che per la cronaca sembrava concordare– sapeva bene quanto il Tassorosso amasse pedalare. Nonostante si fosse ripromesso di abbandonare i mezzi di trasporto classici una volta conseguita la patente di Materializzazione, proprio non ce l'aveva fatta a chiudere il lucchetto della sua due ruote per l'ultima volta. Se già con quella standard si trasformava in un pericolo pubblico, con quella volante c'era il rischio concreto che si tramutasse all'improvviso nel Marco Pantani dei cieli inglesi. Forse era questo che la terrorizzava, come dimostrava la preoccupazione che le inasprì il viso, una volta concepito quello scenario. Camillo la amava ancor di più del tappeto volante, che per quanto esotico non riusciva a convincerlo pienamente in qualità di veicolo, un po' come accadeva con i manici di scopa.
Rassicurata, scongiurando le ipotesi peggiori, Camillo attese il suo turno prima di rivolgersi al commesso, presumibilmente un elfo domestico. Faceva un po’ fatica a distinguere le varie tipologie.
Buongiorno, vorrei una Bicicletta Cielsereno e una Statuina Bobblehead, aspetti… Con un rapido movimento della mancina recuperò un ritaglio di un vecchio articolo di giornale, preparato per l'occasione, che raffigurava il Preside Ignotus in tutta la sua magnificenza. Me la riusciresti a fare in pigiama, che si lamenta della qualità dei siti archeologici in Turchia e delle rivolte dei Goblin del diciassettesimo secolo, per favore? Concluse, senza riuscire a nascondere un pizzico di imbarazzo. Non voleva sembrare razzista e non vi era alcun rancore velato nella sua richiesta. Se fosse stato possibile esaudirla ne sarebbe stato lieto, in caso contrario si sarebbe accontentato di una statuina di Peverell nella sua forma base.
Terminata quell’interazione, il tassino avrebbe consegnato al commesso il denaro per pagare la merce, più una mancia di due galeoni per supportare il C.R.E.P.A., cammuffando il tutto in un errore di calcolo: Tieni pure il resto, grazie mille ed a presto!
Dopo aver abbozzato un sorriso ad Estia, Camillo avrebbe raccolto le sue cianfrusaglie e sarebbe uscito dalla bottega con la sua fidanzata, a cui finalmente avrebbe potuto svelare l’arcano.

Questa è per te, buon natale piccoletta. Spiegò, indicando la bicicletta volante e stampandole un bacio a tradimento sulle labbra, pur sapendo che nell’immediato si sarebbe ritrovato a dover sopportare il dolore di una ginocchiata alla gobbiglia. La signorina Bell odiava i regali, ma a lui di questo poco importava. Seppur in anticipo, quella era un’occasione speciale ed il consumismo non si sarebbe festeggiato da solo.

Camillo compra:
- Una Bicicletta Cielsereno
- Una Statuina Bobblehead
Poi lascia due G di mancia per supportare il Negoziello
 
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view post Posted on 13/4/2021, 12:16
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Estia
nessun posto è bello
come casa mia
Sulla figura minuta scivola un vestitino amaranto, in morbida taffetà di seta; non ha decorazioni, è a tinta unita, richiama il nastrino rosso avvolto delicatamente alle mani: somiglia ad un gioiello, e nella sua semplicità ha più valore. Chiamano il suo nome, in voce gentile. Un passo, Estia. Un passo ancora. Ma lei, che spesso ha camminato con qualcuno accanto a sé, appare ad un tratto distratta, quasi spaesata. Un passo, le ripetono, e lo scatto sfavillante delle macchine fotografiche riesce a sorprenderla e intimorirla insieme. Accorrono da lontano, le sentinelle del mondo magico – il Settimanale delle Streghe le chiede un sorriso, la Gazzetta del Profeta le chiede una dichiarazione. Sono felice, vorrebbe dire, ma le sembra scontato, forse anche un po' banale. Ha l'espressione di chi vorrebbe essere lì, anche se tutte quelle attenzioni insinuano disagio nel suo cuore. Sulla destra, Estia. No, no, sulla sinistra. Un po' di verve, cara. La bocca senza smorfie, il volto senza smorfie, le mani... Estia, le mani.
Le mani senza smorfie. Si interroga, anche lei. Sul significato di quelle parole, sul messaggio di quelle istantanee. Sono ricordi, le hanno detto. Ma c'è altro, c'è sempre altro – La tua, Estia, è una testimonianza, ha sussurrato qualcuno. Sente le loro prospettive di prima pagina, i titoli d'inchiostro che già in molti indagano fin nei dettagli. Alcuni, pensa, sono tanto curiosi: la Conquista degli Elfi Domestici, Scacco Matto alla Discriminazione, La Ribalta delle Orecchie a Punta, e altri, altri, altri ancora. Ma è sorpresa, lo è davvero. Sembra ad un tratto di rappresentare tutti quelli come lei, tutti i suoi amici, i suoi affetti, tutti loro dal primo all'ultimo. Quello è il suo sogno, si dice. Ma è il nostro traguardo, inizia a capire. Di qui, Estia. Accanto all'albero, Estia. Scopre di essere un po' stanca: il vestitino rosso pastello sboccia nei suoi passetti di danza, le pieghe di seta somigliano a fiori d'estate. Cerca il volto di Arrie, il suo migliore amico. Cerca lui tra la folla, tra i giornalisti, tra i bagliori di fotografie, tra altri affetti, tra altri colleghi, tra tanti rappresentanti. Cerca l'Elfo Domestico, uno tra tutti.
Arrie è basso, lo è di natura come lei. Ma schiocca le dita, si Materializza di sfuggita sul vistoso cappello di una signorina. Estia sorride, e i giornalisti gongolano. Così, Estia. Proprio così. Allora resta al gioco, perché è un gioco che non è pericoloso; è un gioco che non brucia, che non lascia segni sulla pelle, che non ferisce; è un gioco per loro, è un gioco per lei: un gioco, un sogno, e non ne scopre la differenza. Va indietro nel tempo, mentre Arrie fa smorfie sul cappello della signorina. Una piuma colorata spinge Arrie a trattenere uno starnuto, pizzica il naso, e da lontano sembra pizzicare anche lei. Al centro, le dice qualcuno. Ora al centro. In piedi, sul gradino principale dell'ingresso, la porta in legno azzurro è dietro di lei. Quello è il suo negozio, quello è il suo regno. Quello è il suo posto, lo sa. E nessun posto è bello come casa sua.

Un passo, Estia. Un passo ancora.
Via il nastrino, via l'ingresso.
Cammina da sola, è felice.
La porta del Focolare Domestico cigola,
è il suono primo.

Un passo, Estia. Un passo ancora.
Si gira, sorride.
A chi lì per lei, a chi lì per lei.
Vive il momento, vive il presente.

Un passo, Estia. Sempre un passo.
La magia germoglia, l'albero fiorisce.
Uno schiocco di dita, e la porta si apre.

Benvenuta, Estia. Le dice la voce.
Una voce che sente solo lei,
una voce che immagina.

Benvenuti, ripete agli altri.



SryWY8N
Ariel Vinstav
Statuina Bobblehead
Spesa totale • 5 Galeoni
Quei primi giorni erano stati sorprendenti, un trionfo su tutta la linea. Aveva spalancato la porta azzurra, l'albero in fioritura aveva intrecciato essenze, profumi e note d'oltremondo in turbinio delizioso, tutto naturale, e così gli scaffali erano stati presi di mira, lo sguardo di chi indagava un manufatto magico dopo l'altro. Il negozio aveva lasciato spazio ad un capannello continuo di clienti, maghi, streghe, talvolta perfino Elfi Domestici in loro compagnia – quelle erano le occasioni che Estia più apprezzava, non mancava mai infatti di fare un occhiolino all'uno oppure di offrire una caramella all'altro, ne era contentissima. Guidava tutti verso le creazioni in esposizione, spiegava che fossero oggetti d'artigianato magico, ad opera tanto propria quanto di altri come lei. Snocciolava caratteristiche, diversi effetti d'incanto, spesso consigli per chi sceglieva generosamente di ascoltarla, e ogni giorno Estia si scopriva più contenta di quanto non fosse stata il giorno prima. Più felice, si diceva, di quanto non fosse mai stata per davvero. Capitavano momenti nei quali altro non faceva che restare al bancone, lasciando ai clienti la giusta libertà di indugiare sugli articoli vintage, così si concedeva di viaggiare indietro nel tempo. Ed era facile, allora, svegliare memorie che non avrebbe potuto dimenticare: quelle più belle, sempre quelle, alla promessa di non essere più triste. Ricordi versatili, ricordi importanti – di quando era stata ammessa alla sartoria della signora Candor, di quando aveva sfiorato delicatamente ago e cotone, unendo il primo con il secondo in un nodo dopo l'altro; di quando aveva scoperto una passione tanto grande per i tessuti, soprattutto per la seta e per la lana, di quando aveva realizzato una coppia di cappellini scarlatti con le sue piccole mani. Ad ogni voce che la riportava al presente, era come tornare ad un sogno che stentava a credere come reale. Con quella stessa fantasia, quello stesso entusiasmo che mai avevano potuto abbandonarla, Estia era pronta.
Con gli occhi grandi e azzurri, colmi di emozione per tutti quei primi giorni dall'inaugurazione del negozio, si perdeva talvolta ad osservare i suoi clienti. Aveva l'abitudine di immaginare i loro acquisti, quasi ad indovinarli. Per i clienti che d'istinto le apparivano più cortesi, poi, sceglieva in anticipo grandi fogli colorati per incartarne ogni oggetto – per quella strega pronta ad avvicinarsi al bancone, ad esempio, aveva preso dal cassetto più vicino un foglio rosso, il suo preferito, con un fiocco multicolore che avrebbe fatto la felicità di molti. Non sapeva neanche se fosse un regalo o meno, ma era Natale: inseriva ogni cosa in delicate, bellissime confezioni. Amava decorare tutto.
«Grazie, signorina dal grande cuore.» Una voce dolce, molto gentile, accompagnò timidamente ogni gesto della Creatura, rivolgendosi alla strega al bancone. I complimenti per il negozio erano complimenti per lei, per il difficile, grande lavoro che con altri Elfi Domestici e il loro Comitato avevano concretizzato giorno dopo giorno. Quando poi erano complimenti così sinceri, così vivi d'entusiasmo, le riempivano il cuore. L'innata simpatia per la strega la spinse a prendere una manciata bella piena di caramelle, tutte variopinte, tutte dai gusti più dolci della frutta.
«Queste per signorina, le rosse sono più buone di altre.» Oh no, non era una casualità se tra quelle ve ne spuntassero ben più di cinque di quel colore. Un gesto semplice, per Estia. Un gesto di apprezzamento e di ringraziamento. Le sue statuine erano sempre a portata di mano, tra l'altro, così non impiegò troppo per realizzarne una nell'esito più artistico in assoluto. Le fotografie che le erano state mostrate, infatti, si rivelarono di grande aiuto: per Estia era come un gioco, come una sfida con se stessa. Un modellino curiosissimo, un ometto tutto d'un pezzo, la testolina vigorosa già ondeggiante. Ad ogni contatto delle mani di Estia, appariva un nuovo dettaglio: la bacchetta magica, il legno intagliato minuziosamente, spariva in uno sbuffo invisibile per lasciare spazio ad una mazza da battitore irta di spine, un po' più alta di quanto non fosse la stessa statuetta (ed era divertente vedere come le manine dovessero impugnarla per non capitombolare buffamente), sfumava così l'attimo seguente in un microfono più piccolino. Si trasfigurava ancora, e tornava bacchetta oppure mazza da battitore spinata, e di nuovo microfono oppure bacchetta, spesso capitava che passasse da una manina all'altra. Un capolavoro di magia, che sarebbe stato ultimato soltanto al benestare della strega. A quel punto il pagamento di cinque Galeoni poté concludere l'acquisto, ma più di tutto Estia si premurò di riscontrare l'adeguata soddisfazione per la statuina.
«Torna a trovare tutti noi, buone feste.»
Un timido sorriso, e via.


xEJTOXi
Emma C. Green
Statuina Bobblehead
Spesa totale • 5 Galeoni
Nonostante Estia amasse profondamente consigliare i clienti al negozio, capitava di tanto in tanto – per fortuna non così spesso – di imbattersi malauguratamente in maghi e streghe pieni di pretese. Da parte propria era sempre pronta a rispondere alle domande e alle curiosità degli altri nei riguardi degli articoli in esposizione, ancor più quando si trattava di persone profondamente appassionate all'artigianato. C'era chi voleva saperne di più, chi quasi indagava sui segreti del mestiere, chi interrogava Estia fino all'esasperazione, ma riusciva a cavarsela in quelle situazioni. Provava disagio, invece, quando si rivolgevano a lei come una tuttofare, domandandole dove fosse il proprietario del negozio, a chi potessero parlare per un ordine. Sono io, rispondeva. Non aveva ancora interpretato bene le sue sensazioni: da un lato ne era imbarazzata, dall'altro ne era infastidita. Il naso a punta si storceva involontariamente in una smorfietta, la bocca si tingeva di un sorrisetto forzato, ma i grandi occhi azzurri sfuggivano ogni altro incontro. In verità doveva abituarsi a sua volta, non capitava tutti i giorni di scoprire una Creatura come lei alla guida di un intero negozio, tra quelle mura però c'era una storia che valeva la pena ascoltare. Così si prometteva di raccontarla, di spiegare meglio. Con gentilezza illustrava il progetto alla base del Focolare Domestico, talvolta ne rivelava anche il gioco di parole del nome. Se poi qualcuno dimostrava una certa propensione alla vicenda, e una verve appassionata che le faceva sempre tanto piacere, Estia mostrava rapidamente le informazioni in pergamena sul Comitato degli Elfi Domestici, guidando verso l'indirizzo del Calzino Rattoppato per saperne di più. Quel giorno, però, le domande si erano fatte un po' insistenti, al punto da tingersi di una nota amara dalla voce di una vecchia strega, troppo tradizionalista per spalancare lo sguardo sul cambiamento. Sembrava scrutarla da cima a fondo, sindacando con tutta probabilità in merito al vero ruolo di Estia presso il negozietto. Cosa credeva, quella bisbetica, che forse lei non aveva diritto di essere lì con loro? Che forse non aveva libertà di porsi in prima linea? Estia trattenne ogni istinto al sussurro spiacevole che la vecchietta confidò alla vicina, un'altra strega dall'espressione altrettanto scortese. Voleva comunicare loro di andare via, di posare la boccetta di sale colorato e magico che la più giovane delle due stringeva fortemente nella mano destra. L'arrivo di un allocco risultò una benedizione, la scusante perfetta per congedarsi in fretta. Non offrì loro neanche una caramella, e mentre tornava al bancone per liberare il gufetto dalla missiva che portava, osservò la coppia di streghe con la coda dell'occhio. Sembravano intente a discutere tra di loro, si vedeva però che fossero rapite dagli articoli nei dintorni. Con una carezza sulla testolina del gufetto, recuperando al volo un cookie tutto per lui, Estia poté leggere rapidamente la pergamena. Accanto alla stessa, trovò una fotografia di una ragazzina che avrebbe giurato di aver visto una e più volte al Castello di Hogwarts – non era proprio la studentessa che aveva stregato pochi giorni addietro tutte le armature nei Sotterranei? Ancora si dilettavano in carole natalizie, tra clangori e sinistri cigolii di ferro. Quello che la signorina Emma chiedeva tradì un sorrisetto sul volto gentile di Estia, gli occhioni già vivi di una luce propria. Sapeva come poter realizzare quanto desiderato, anzi non vedeva l'ora di mettersi all'opera. La voce stridente della vecchietta, un po' rauca e tuttora scontrosa, destò di nuovo la sua attenzione. Cinque minuti dopo, senza carte colorate né fiocchi sulla confezione, la coppia passò via con più boccette di sale evanescente di quante il loro diniego per il negozio lasciasse presupporre.
«Buh!» Si profuse in una linguaccia, non riuscì a resistervi. Finalmente concentrata, Estia cominciò la realizzazione della statuina. Aveva già un'idea dopo aver letto le parole sul biglietto. Sul bancone, infatti, c'era una curiosissima bambolina che necessitava appena di una revisione prima di essere destinata ad un altro allievo di Godric. Si lasciò ispirare da quella, cucendole una divisa simile sul rosso e sull'oro, in lato lo stesso simbolo del grifone ricamato fin nei minimi punti. I tratti della statuina si resero gentili, il corpicino perfettamente in forma, ma il visetto ingigantito svelava il ghigno un po' birbante della figura di riferimento. A suo agio nella creazione in atto, Estia poté lavorare nel migliore dei modi, approfittando della poca clientela in negozio. La bambolina rifiniva di continuo in caratteristiche incredibili, tanto vicine all'istantanea che aveva ricevuto in allegato da sembrarne una riproduzione esatta. Quando si ritenne pronta per il colpo di scena, schioccò le dita per attingere ad un guizzo di magia: così com'era nell'identità di una studentessa Grifondoro, la statuina sfumò su di sé come in una giravolta che non s'arrestava. I contorni si dispersero, quasi volgendo in uno scintillio di rosso, di oro, di rosa, fino a cambiare interamente in un uragano in miniatura. Sfrecciò di vita propria lungo il bancone, passando da uragano a studentessa e viceversa, un'esplosione energica molto vicina ad una forza della natura. Superò ceste di biglie colleganti, sfilò sotto la gonna di una strega, si arrampicò velocemente lungo il bastone di un vecchietto di passaggio, attirando così sguardi divertiti dall'uno e dall'altro. Quando tornò al bancone, Estia la intrappolò in una confezione in cartone, avvolgendole attorno fogli luminosi delle stesse tinte: un fiocco dorato, splendente come la criniera di un leone, completò il regalo. Lo affidò così in un'ulteriore bustina al gufo, sottraendo cinque galeoni esatti dalla somma in arrivo e accorgendosi soltanto allora di un sacchetto di dolcetti tutti per lei. Ne rimase colpita, gesti come quelli erano per lei preziosissimi. Allegò allora un biglietto a sua volta, ringraziando Emma, dicendole del costo della statuina e augurandole di trascorrere feste felici con chi più vicino al suo cuore. Una calligrafia traballante, quella di Estia. Le -g molto più lunghe, le -o molto più tonde, sembrava la scrittura di un bambino. Quando il gufo sparì all'orizzonte, si concesse un Calderotto dall'omaggio di Emma, e pensò che nessun Natale sarebbe stato più bello.


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Mary Grenger
Bicicletta Cielsereno
Orologio magico
Spesa totale • 54 Galeoni
La scelta di aprire il negozio proprio il giorno di Natale non era stata casuale. Molti suoi amici dicevano che fosse stata una buona strategia per offrire nuove idee regalo per gli abitanti di tutto il mondo magico, in effetti molti avevano fatto capolino oltre la porta azzurra un po' per curiosità, uscendone poi con tante confezioni colorate e nastrini scintillanti. Il venticinque Dicembre, però, era la data del suo compleanno. Per Estia, infatti, era stato come ricevere il dono più grande di sempre, il dono dei suoi sogni. Non le era dispiaciuto arrivare in ritardo al cenone di Hogwarts, aveva chiesto un paio di ore di permesso per assistere pienamente all'inaugurazione, e tornando poi al Castello a tarda notte aveva sentito le carole dei bambini e della casette del villaggio tutto intorno, immaginando che stessero accompagnando il suo sentiero verso gli affetti più cari. Già il giorno seguente, di prima mattina, aveva scoperto tante lettere sul primo gradino che conduceva al negozio: alcune erano cartoline di luoghi che non aveva mai visitato e che stentava a credere fossero state indirizzate proprio a lei come messaggi di auguri, altre erano da parte di giornali e di editoriali che si erano interessati alla sua storia, altre per sua gioia più intensa erano le prime richieste di articoli da consegnare via gufo. Con il trascorrere del tempo, quello che le era apparso come un vero e proprio idillio finalmente cominciava a sfumare in qualcosa di più concreto. Sei qui, diceva tra sé. Sei qui, Estia. Non le sembrava vero, non pienamente. Più si guardava attorno, più temeva che ad ogni nuovo battito di ciglia tutto potesse sparire, lasciandole soltanto l'idea del sogno. Invece restava, il Focolare Domestico era lì per lei, per loro, per tutti. Prima ad aprire la porta, ultima a varcarne la soglia verso tarda sera, Estia si era ripromessa di concedersi al nuovo lavoro a tempo pieno. Un po' per lei, un po' perché ci teneva moltissimo. All'esordio di ogni giorno, infatti, apprezzava scartare le pergamene che recavano spesso il suo nome, per Estia, a darle conferma di essere presenza fondamentale per il negozio. Un mago tanto generoso, leggeva dal foglietto che le era stato appena recapitato, aveva sentito parlare dal nipote di splendidi orologi artigianali lì in vendita, ne chiedeva allora gentilmente uno in legno che potesse in qualche modo... danzare. Era una pretesa di tutto rispetto, gli articoli erano appena stati posti in esposizione e perfezionarne ogni sortilegio e ogni dettaglio rappresentava una sfida anche per loro. Quando Mary Grenger entrò in negozio, Estia aveva perso la cognizione del tempo, concentrata com'era nella realizzazione di un grosso orologio a cucù in lucente vernice sui colori del giallo, del bianco panna e del nocciola. Signora proprietaria, pronunciato da una voce che le risultava familiare, attirò subito attenzione.
«Oh signorina Mary, è tanto gentile.» Seduta su uno sgabello molto alto, Estia si affrettò a mettersi in piedi, dietro il bancone. Un vestitino giallo limone, lungo fino alle caviglie, nascondeva un paio di scarpette dorate, mentre un fiocco in simile tinta unita scivolava dolcemente ad entrambi i polsi, un po' come un bracciale di stoffa. Il volto era leggermente arrossito, le guancette dall'incarnato pallido tutto ad un tratto più rosee. Si vedeva timidamente quanto fosse felice di quelle parole.
«Una cosa per me Verso quella parte finale, singolare per la voce di una Creatura come lei, Estia portò entrambe le mani al petto, proprio sul cuore. L'orologio in lavorazione, sul bancone, si animò di sfuggita come a rendersi partecipe dell''incredibile momento: una porticina in legno si dischiuse al centro in una melodia passeggera, appena un istante, lasciando che la statuetta di una ballerina in tutù danzasse per magia priva di ogni sostegno. Libera, sospesa a mezz'aria, volteggiò su di sé come una Fata, e rapidamente tornò nell'orologio, come una principessa nel suo castello. Estia, d'altra parte, era profondamente emozionata dal gesto di Mary Grenger, che conosceva dalle riunioni del Comitato e dalla permanenza ad Hogwarts. Aveva occhi solo per lei, per il pacchetto che aveva accolto con un brivido improvviso. Cominciò a scartarlo ancor prima che la Grifondoro potesse continuare, lasciando all'altra il prosieguo della conversazione. Un dono, un dono per lei – il nastro verde bottiglia scivolò via, Estia l'avrebbe conservato nella sua collezione; il rametto di pungitopo e di bacche vermiglie si accostò rapidamente sul bancone, presto aggiunto ad una delle decorazioni floreali nel negozio; infine la carta, rimossa dapprima in un gesto esitante, poi con una sicurezza rinnovata. Il contenuto del regalo – i guanti, il cappello, le sciarpe – lasciò Estia senza fiato. Non si accorse, allora, di aver dimenticato ogni domanda di Mary, non si accorse di non averle detto di essere lei e tutti gli altri Elfi Domestici al Calzino Rattoppato ad aver realizzato gli articoli in esposizione, non si accorse neanche di come la bicicletta gialla e l'orologio in ferro fossero stati già pronti per l'acquisto. Sfiorava la sciarpa sul rosso e sull'oro, ne intrecciava le dita alla lana, e così voluminosa non impiegò che un istante per portarla al volto, solleticare il naso sulla stoffa, infine sistemarla al collo fino a coprirle le orecchie. Gli occhi azzurri, lucidissimi, brillavano di una gioia che non aveva prezzo. Soltanto riprendendosi, le mani tremanti, Estia accennò un inchino. Quando parlò, lo fece in modo breve, la voce che tratteneva un pianto felice.
«Estia custodirà sempre regalo.»
Sempre, ripeté in singhiozzo, tirando su col naso. Era così riconoscente, così contenta, da aver dimenticato ogni acquisto, e soltanto a fatica – la sciarpa che di tanto in tanto le copriva anche il naso, grande com'era – poté concludere tutto, chiedendo gentilmente cinquantaquattro galeoni. Anche se non era tanto abile con la questione degli sconti come potevano esserlo maghi e streghe, aveva un occhio di riguardo per persone preziose come Mary Grenger. Alcune margherite, recuperate proprio dalle sue tasche del vestitino giallo, si unirono infatti al fiocco color sabbia che aveva posto sull'orologio. Indicò la bicicletta. «Con quella la signorina Mary può volare, ma con il suo cuore può raggiungere la luna.»
Un inchino, un saluto di vivo calore.
Le mani strette alla sua sciarpa.



WDiLcSl
Camille Donovan
Statuina Bobblehead (2)
Spesa totale • 10 Galeoni
Era l'ora del tè. Alla vaniglia, all'arancia, alla cannella, poteva essere ogni giorno di un gusto nuovo. Estia lo immaginava come un ritrovo, attendeva infatti l'arrivo di Arrie direttamente dal Calzino Rattoppato, attento a mai scottarsi con la teiera fumante sospesa a mezz'aria, subito dietro di sé. Più del tè, le importava di Arrie. Era il suo migliore amico fin da quando le aveva presentato un nuovo inizio, aiutandola a lasciare il suo triste passato per un posto al sicuro tra le Cucine di Hogwarts. Da allora, complice la vicinanza, il loro affetto era cresciuto a dismisura ed entrambi erano inseparabili come soltanto due anime affini potevano essere. Nell'arco di un'intera giornata, Estia si aggirava tra gli scaffali del negozio. Sistemava un articolo sulla mensola, ne sostituiva uno che aveva appena venduto, curiosava in giro per assicurarsi che tutto fosse perfetto. La mobilia in legno guidava dolcemente i suoi passetti, mentre la sinfonia leggera intorno scivolava nel suono squillante delle sue scarpette di vernice. Spesso altri colleghi, altri Elfi Domestici, le facevano visita per più ragioni: chi per rifornire gli articoli, chi per portarne via alcuni da revisionare, chi per un saluto o per una piacevole chiacchiera in compagnia. Il negozietto era un luogo felice per tutti, non avrebbe potuto chiedere di meglio, ogni giorno era come scoprire un gradino in più sulla strada della felicità. Una parte del suo cuore, però, volgeva sempre verso il familiare bop della Materializzazione, nella tacita speranza di scorgere Arrie. Anche quel giorno, infatti, Estia sollevava di continuo i grandi occhioni azzurri, più distratta dalla sua creazione di quanto non fosse mai stata di recente. Mancava pochissimo, però. L'ora del tè era l'ora di Arrie, per lei.
«Oh scimmietta.» Quella era la sua tipica esclamazione di sorpresa, le ricordava i momenti in cui la sua ex padrona Betty Candor si rivolgeva alla figlioletta Dorothy. Scimmietta, piccola scimmietta. Estia aveva compreso soltanto in seguito che fosse un modo affettuoso, un richiamo alla storia di cui la bambina portava il nome da protagonista. Commentava così una scena bizzarra, un gufetto che tentava invano di superare la porta socchiusa del negozio. Con un rapido gesto della mano, lasciò che la magia facesse il suo corso, liberando l'ingresso. Si affrettò allora ad accogliere il gufetto, concedendogli più carezze sulla testolina piumata: nello stesso momento Arrie apparve in negozio, la teiera e le tazzine da tè tutte attorno come una coroncina. Estia sorrise, chiedendo all'amico di sistemare tutto sul retro, promettendo così di raggiungerlo presto.
«Bravo, gufetto.» Un colpettino delicato sul becco, sciolse in fretta la pergamena dalla zampetta della creaturina. Non era la prima volta che arrivavano ordinazioni via posta, ma per lei era sempre qualcosa di molto divertente: non aveva mai avuto così tanta corrispondenza in tutta la sua vita, ne era emozionata. Poté leggere tutto d'un fiato le parole di Camille, ne apprezzò così la gentilezza fin dalle prime righe; sarebbe stato bello ritrovare la Tassina e tanti altri studenti al negozio, la scelta di renderlo ad Hogsmeade riguardava anche quella possibilità. La studentessa chiedeva la realizzazione di una coppia di statuine bobblehead, aveva inserito scatti fotografici che di certo sarebbero tornati utili: non c'erano ulteriori indicazioni, ma quelle erano le circostanze che Estia apprezzava tanto. Avrebbe potuto lasciarsi ispirare dalla sua fantasia, la magia innata sarebbe stata dalla sua parte: tra l'altro quel giorno aveva già ricevuto una richiesta di altre statuine, un giovane mago ne aveva ordinata una che potesse vestire l'intera figura di una fitta peluria, un po' come un lupetto. Alla pergamena aveva allegato un estratto di una fiaba che Estia non conosceva, ma che si era ripromessa di leggere entro la sera per concludere il lavoro. Concentrandosi su quello per la Tassina, invece, liberò il bancone e recuperò un paio di statuine abbozzate come ometti. Cominciò dalla fotografia del ragazzo: giovane, di bell'aspetto, slanciato, appariva perfettamente a proprio agio su un divanetto che Estia avrebbe giurato di aver già visto nella Sala Comune Serpeverde, in una e più occasioni del proprio lavoro al Castello. Richiamarne i tratti seducenti sulla statuina non le risultò affatto complicato, guidava con magia l'ago e la seta per ricamarne ogni dettaglio – dai capelli sottili intrecciati gli uni agli altri sulla testolina sproporzionata della bambolina fino alle iridi più vivide negli occhi espressivi, dalla giacchetta di pelle agli stessi pantaloni neri appena strappati alle ginocchia, al grido dell'ultima moda. Pensò all'elemento di spicco tra le mani del ragazzo in fotografia: un libro, un bel volume. Lo fece apparire anche alla statuina, l'attimo seguente già decantava tonanti sonetti di Shakesperare con la voce dello studente. Come vi riuscisse, a lavoro ultimato, era un segreto che non avrebbe mai rivelato. Più si addentrava nella lettura, più capitava che cambiasse registro, opera, perfino lingua, un po' come un artista tuttofare. Ispirata com'era, vi aggiunse poi un casco di motocicletta nella mano sinistra, quella libera – era una statuina un po' eccentrica, un fervido lettore in motocicletta. Perché il casco, di tanto in tanto, si allungava magicamente a formare il profilo di una Harley-Davidson, la bambolina in sella pronta a sfrecciare in un soffio di polvere e fumo. Si dedicò allora alla seconda, studiando a fondo la fotografia e interrogando l'identità dietro il volto della studentessa: era bellissima, non si poteva dire altrimenti, con occhi di un azzurro leggero, all'apparenza granitico, e lunghi capelli dorati ad adornarle il volto. Ad eccezione di quello che al polso somigliava ad un orologio in pietre raffinate, non c'erano dettagli di spicco nell'istantanea: eppure, la ragazza era così incantevole da invitare Estia a dedicarle altrettanta grazia. Ricamò la bambolina delle stesse caratteristiche, l'aspetto impeccabile in proporzione al giocattolino, l'azzurro delle pupille ottenuto con una gemma sullo zaffiro, rimpicciolita fino ad unirsi perfettamente al bianco intorno. I capelli le ricadevano fino alle spalle in boccoli d'oro, i piedi erano tuttora scalzi. Non bastava, non bastava. Ottenne un lungo filo celeste, come il cielo al mattino, così in magia lo lasciò avvolgere alla vita dall'alto. Un filo che presto divenne stoffa, vestì in quel modo la bambolina di un abito raffinatissimo, molto delicato: un altro ricamo, appena floreale, brillò ai bordi fino alle maniche, scivolando fino oltre le caviglie. Scarpette di cristallo apparvero ai piedi, infine un diadema argenteo impreziosì il bagliore d'oro dei capelli.
«Ora sei una principessa.» Sistemò tutto in due distinte confezioni, decorate l'una in azzurro pastello, l'altra in bronzo, e si scoprì a scorgere il lettore-motociclista che ammiccava maliziosamente alla splendida principessa. L'attimo dopo, bamboline al sicuro in una bustina più grande affidata al gufetto, Estia prelevò dieci galeoni esatti dal sacchetto e aggiunse una letterina a sua volta. L'ora del té reclamava anche lei, Arrie aveva atteso a sufficienza.

Estia ringrazia tanto, spera signorina Camille tornerà presto di persona. Estia ha scelto ispirazione, spera di piacere.

Buon Natale.



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Alice Wagner
Nastro dell'amicizia
Scarpette Dorothy
Tappeto Volante
Spesa totale • 64 Galeoni
C'era un gruppetto di Elfi Domestici alle prese con un tappeto volante un po' birbantello. Chi si affaccendava sulla destra, chi correva sulla sinistra, chi tentava buffamente di fermarne ogni fuga verso l'alto – non era la prima volta che un tappeto impazzisse, soprattutto all'inizio della realizzazione del manufatto magico era stato ben più complicato di quanto si potesse anche solo lontanamente immaginare. Il ricamo da sé non bastava, necessitava un'accuratezza che non aveva paragone: ogni filo, ogni stoffa, ogni punto di cucito, infatti, custodiva vita propria, e tutto doveva essere tessuto attraverso la magia. Era un lavoro estremamente complesso: bastava un ago fuori schema, un unico nodo che non si stringeva adeguatamente al successivo, e il tappeto poteva sfilarsi di scatto sotto gli sguardi più sorpresi. Nelle circostanze peggiori, un po' come quella del giorno, accadeva che la tela fosse conclusa in ogni rifinitura, ma che la magia del volo ne fosse in qualche modo irreparabilmente compromessa. Brutta bestia, infatti, era l'unica espressione che Arrie continuava a borbottare con sempre più fastidio. Non ne poteva più, aveva ragione. Il tappeto quasi dava l'impressione di prendersi gioco dell'Elfo Domestico e di chi con lui, concedeva rapidamente colpetti sui fianchi con i nodi sporgenti del proprio tessuto, talvolta vi si avvolgeva alle gambette come un serpente fino a far perdere ogni equilibrio, altre semplicemente solleticava il naso e le grandi orecchie a punta di chi tra i presenti. Scintillava nel colore dominante del blu di Persia, ma ad ogni ghiribizzo in movimento – ad ogni giravolta, un po' esibizionista com'era – il tappeto sfumava verso il pervinca e il turchese. A dispetto della scenetta divertente, in un angolo del negozio, l'incredibile maestria dei ricami attirava costantemente tanti clienti nei dintorni. In un abitino color prugna, una sciarpa rosso-oro al collo e un paio di scarpette in vernice sul violetto, Estia volgeva occhiate furtive a sua volta, mai celando il sorrisetto divertito sul proprio viso. Prima o poi Arrie e gli altri sarebbero riusciti a bloccare il tappeto, ne era convinta. Nel trambusto di sottofondo, invece, sentì soltanto di sfuggita l'ultima parte dell'interrogativo di una ragazza verso gli orologi nelle teche di vetro. Porgendo i suoi saluti gentili ad una coppia di streghe al bancone, Estia approfittò dei pochi istanti liberi per seguire da lontano Alice Wagner. Non impiegò molto per riconoscerla. Era lei, era proprio lei!
«Signorina uragano Per fortuna sembrò un sussurro tra sé, entrambe le mani presto sulla bocca per trattenersi. L'aveva detto con divertimento, quasi velata di vivace aspettativa. Ricordava infatti la commissione di pochi giorni prima da parte della signorina Emma Green, quella in fotografia per la bambolina era proprio la strega lì al negozio. Estia desiderò sapere se il dono della bobblehead fosse stato consegnato, se fosse stato apprezzato nei suoi effetti magici più stravaganti – aveva cercato di mettere tutta se stessa nella realizzazione, la statuina aveva strappato tanti sorrisetti quando aveva cominciato a sfrecciare tra i clienti. Con gli occhioni rivolti sul bancone, un po' imbarazzata dalle sue stesse pretese, Estia attese semplicemente l'arrivo della studentessa. Da vicino ebbe la prova certa che fosse proprio la ragazza della fotografia, e le offrì così un paio di caramelle alla frutta già prima che l'altra posasse gli articoli.
«Estia ha sentito domanda della signorina sugli Orologi Magici.» Un timido inizio, mentre incartava tutto in confezioni dalle carte pastello.
«Tutti per la famiglia, tutti funzionano per legame di sangue, è tanto difficile la magia che Estia e i suoi amici usano.» Concluse con un fiocco scintillante, allontanando velocemente un lembo della sciarpa Grifondoro che aveva al collo: un regalo, quello, proprio di una concasata della signorina di fronte. «Il Nastro è bel regalo per amici, se vicino all'altro nastro, nastri diventano multicolore.»
Si aiutò con il listino dei prezzi – quelli erano stati inseriti dai suoi amici maghi e streghe al Calzino Rattoppato, lei non ne era così esperta. Il totale era di sessantaquattro galeoni, era di certo una bella cifra, ma ne valeva assolutamente la pena. Estia ne sembrò ad un tratto stupefatta, era la prima volta che le capitava di ricevere insieme così tante monete d'oro, le lasciò scivolare da una mano all'altra prima di mettere tutto al sicuro nel salvadanaio in porcellana dalla forma di Snaso.
«Il tappeto scelto da signorina ha colori belli, è un tappeto bravo.» Guidò indirettamente con lo sguardo verso destra: la ribellione del tappeto blu non era ancora conclusa, Arrie aveva cominciato a minacciarlo con uno spillo. Comunque, Estia sorrise ancora alla Grifondoro.
«Non cattivo come quello.» Confermò. L'attimo dopo augurava buone feste, nell'invito di ritrovarsi presto al negozio.



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Jolene White
Statuina Bobblehead
Spesa totale • 5 Galeoni
+3 galeoni offerta
Oltre le grandi vetrate del negozio, oltre l'albero fiorito di gerbere e denti di leone in tinte d'arancio, i fiocchi di neve si rincorrevano da lunghe ore, agli occhi sorpresi di Estia apparivano danzare in delicate giravolte. Lentamente si agitavano nel turbinio del vento del primo mattino, l'aria così pungente da lasciare un velo cristallino sul tronco al varco d'ingresso; anche i rametti più sporgenti e robusti cominciavano a manifestare segni di cedimento, troppo greve era il peso della neve che si stava accumulando tra le fronde e i germogli in sortilegio. Era uno spettacolo che Estia amava intensamente, la cornice migliore per un Natale altrettanto fiabesco. Come un déjù-vu ne era sopraffatta piacevolmente fin nel profondo, in quel modo che soltanto la memoria più vivida avrebbe potuto cogliere per intero. Per lei, infatti, era come correre, correre velocemente nel tempo, fino a quando era piccolina e viveva ancora con i suoi genitori, le sue sorelle e i suoi fratelli presso l'imponente dimora dei Candor.
Era come... era come stringersi alle finestre tutti insieme, nei momenti in cui ogni compito era stato concluso, per osservare le stradine londinesi all'esterno, per giocare con la neve senza la neve, e osare perfino sognare. Quando la neve cadeva, lei audacemente s'alzava – le gambette tozze, i primi passi; le mani paffute, i primi contatti sul vetro gelido delle stanze comuni. Nel salotto, quando la cena era servita, lei continuava a guardare alla finestra. Sperava, un giorno, di essere lì con gli altri, di camminare a sua volta verso quelle fiabe che sua madre, suo padre, perfino la signorina Candor di tanto in tanto le raccontavano. Ogni fiocco, per Estia, era un promemoria.
«Signorina Poppins in arrivoo»
La vocetta molto buffa di Arrie la strappò da ogni tuffo nel passato. Staccò le mani gentilmente dalle vetrate del negozio, la pelle diafana molto raffreddata dal contatto con il sottile strato di ghiaccio. Dietro di lei, Arrie già sistemava una bambolina tanto graziosa sul bancone: era lei la signorina Poppins, tutta ricamata nei minimi dettagli proprio come una strega bizzarra aveva richiesto la sera precedente. Un abito nero tutto d'un pezzo, in seta raffinata, vestiva la statuina fino a coprirle le caviglie, al di sotto dell'ampia gonna si intravedeva una piega di stoffa invece sul grigio; ai piedi calzava scarpette scure dal tacchetto basso, i bottoni del soprabito erano stretti fino alla camicetta bianca che spuntava poco sopra, un fiore all'occhiello sul vermiglio spezzava la monotonia dei colori. Era tanto carina con quel grosso cappello a mezzo cilindro sul nero e quei guanti in bianco avorio alle mani. Arrie aveva fatto un ottimo lavoro, la commissione poteva andare in porto, tuttavia... mancava un ritocco. Estia schioccò le dita in un soffio di magia, facendo apparire un ombrello finemente ricamato, sul nero, proprio nella mano sinistra della bambolina. Mentre quest'ultima s'animava, testando l'ombrello fino a spalancarlo e sospendersi in volo con lo stesso, un po' come una mini-mongolfiera, la porta d'ingresso tintinnò ad accogliere una nuova cliente. Splendida come tutte le volte in cui Estia l'aveva vista al Castello di Hogwarts, la strega appena arrivata avrebbe potuto fare concorrenza alla più incantevole tra le Mary Poppins del mondo. In un guizzo di fantasia che Estia preferì tenere per sé, d'improvviso immaginò Jolene White negli abitini elegantissimi della stessa bambolina sul bancone. Oh sì, pensò. Non ci sarebbe stato paragone.
«Fuori è albero che ha sempre fiori.» Commentò così, Estia. Con gentilezza, con occhi azzurri pieni di emozione, accennando un inchino di gratitudine per le parole dell'altra. Il negozio era già diventato parte di lei, un po' come la casa che non aveva mai avuto: nei complimenti ricevuti, allora, si concretizzava quello in cui aveva sempre sognato. Congedando Arrie con la bambolina di Mary Poppins – non prima che quella sollevasse le tulle della gonna per spiccare il volo alla cantilena di basta un poco di zucchero... –, Estia poté dedicarsi alla nuova richiesta.
«Tutto possibile, signorina Jolene.»
La conosceva, e nella sua gentilezza che da lontano aveva seguito fin dall'arrivo della strega al maniero scolastico, ne aveva apprezzato ogni gesto. Anche se in poche parole, Estia mormorò grazie per le fotografie e per il disegno.
«Pochi attimi e bambolina è pronta, se signorina vuole vedere in giro, Estia subito da lei.» Non aveva problemi a lavorare alla presenza di chiunque altri, ma si trattava di una creazione artigianale e, magia a sé, avrebbe impiegato di certo alcuni minuti. Non bisognava avere fretta per riuscire per bene, quello era l'insegnamento che tanti anni prima aveva ricevuto dall'ex padrona Catherine. Appellò a sé una custodia piena di aghi di una e più lunghezze, una scatola di gomitoli di lana variopinta, infine un fascio di sottilissimi filamenti di seta, che di sfuggita quasi apparivano come capelli. La richiesta non era semplicissima, ma Estia ci teneva molto. La bambolina prese fattezze immediate alla guida dei movimenti naturali delle sue mani. Come la neve volteggiava nell'aria, così ogni gesto di Estia ne seguiva l'esempio leggiadro, più delicato: sembrava di assistere ad un balletto, le braccia che si spostavano appena da destra a sinistra e viceversa, e con le stesse ondeggiavano le pieghe del suo abito violetto; quasi non sfiorava né aghi né stoffe, ma insieme ne erano incantati tutto intorno alla bambolina. Così spuntavano dettagli in passaggi d'incontro, così fiorivano ricami in colori brillanti, sull'oro e sul rosso di una divisa da Quidditch, sull'impronta di un leone che all'ultimo nodo serrò le fauci in silenzioso ruggito; un mantello lungo scivolava alle spalle della bambolina, la seta che si allungava da sé come in vita propria; un nido di fili sfumò sul castano, posandosi di grazia sulla testolina come veri capelli. Mentre l'ultimo gomitolo scarlatto s'attorcigliava su di sé, Estia cambiava lato – in rapidi passetti si portò sulla sinistra, mai sollevando gli occhi dalla bambolina. Concentrata com'era, lasciò che la seta attingesse alla magia innata sulla scia di un talento curato nel tempo: apparve una scheggia di un tronco che si estese nella forma dapprima di una clave e l'attimo dopo in quella di una mazza da battitore. Dettagli incredibili s'intagliavano lungo la stessa: il bordino di una tonalità più scura, le venature del ferro, e così via. La bambolina, magistrale nella somiglianza con la ragazza in fotografia, risultava già pronta. Spuntando con un paio di forbici, Estia tornò all'altro lato. Gli strumenti infine riposavano sul bancone, ma lei... lei osservava attentamente. Grata che non vi fossero altri clienti attorno, poté prendersi un attimo di più. Un manico di scopa – una Firebolt nuova di zecca, non si risparmiò – spuntò sotto il sederino della bambolina, e prima che potesse spiccare il volo, la fermò rapidamente con una mano per sistemarla di nuovo sul bancone. Infine, toccò la bambolina con l'indice. Un colpetto diretto e germogliò così un tentacolo verde, e un altro, e un altro ancora – la statuina, dapprima donna in divisa sportiva e in sella ad una scopa volante, si trasfigurò in un...
«Cactuuus» La bocca piegata in una smorfia divertentissima, Arrie era tornato e non aveva potuto ignorare la trasformazione in atto della statuina. Di lì a breve, infatti, il lavoro sarebbe stato concluso: tutto quello che Jolene aveva chiesto era stato possibile da realizzare, forse anche in dettagli più sorprendenti di quanto non fosse stato previsto. Le spine sulla mazza da battitore anticipavano il cactus che la bambolina sarebbe diventata, poi viceversa in un cambiamento repentino. Pochi altri punti da smussare, infine Estia chiamò la strega. Cinque galeoni erano la cifra conclusiva, ringraziò molto per l'offerta che inserì nel salvadanaio del Comitato. Mentre Arrie acciuffava la bambolina in volo sulla sua scopa per chiuderla così in una confezione di cartone, sul verde, lei poté recuperare qualche caramella da offrire a Jolene.
«Questa bambolina è molto curiosa. Buone feste, signorina.»
Un timido sorrisetto, e via. Mary Poppins tornava alla ribalta, per un attimo apparentemente ingelosita dalle manovre complesse in volo dell'altra bambolina. D'altronde... era facile con una Firebolt, lei aveva solo un ombrello.



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Vivienne L. Pierce
Biglie Colleganti
Sale Evanescente
Bicicletta Cielsereno
Spesa totale • 48 33 Galeoni
estinto buono sconto 30%
Colorare le biglie colleganti era di gran lunga tra le cose che più preferiva al mondo, nella semplicità di quei gesti era come ritrovarsi tutti insieme alle prese con un nuovo gioco, uno dei più belli di sempre. Quando arrivavano le grandi ceste di vimini, traboccanti di numerosissime sfere di perla, per Estia era come assistere ad una magia che non aveva confronto e che subito metteva allegria. Così si riunivano al bancone in fretta, più in fretta possibile, a prescindere da ogni impegno – di solito erano lei ed Arrie, entrambi affaccendati tra le tante meraviglie in esposizione al negozio, talvolta capitava che vi si aggiungessero altri Elfi Domestici nei dintorni oppure maghi, streghe e anche i loro bambini. La curiosità attirava indistintamente l'uno dopo l'altro, Estia ne era ogni volta contenta. Anche quel mattino, infatti, aveva atteso Arrie con il cesto di biglie: nella settimana precedente erano andate a ruba, i loro effetti colleganti avevano lasciato il segno nel migliore dei modi e già arrivavano richieste da ogni angolo del paese per acquistarne una, due, tre confezioni in più. Una vecchietta, la sera precedente, aveva confidato ad Estia di come le biglie le avessero permesso in diverse occasioni di raggiungere l'amato nipote direttamente dall'altro capo della cittadella irlandese presso la quale abitavano entrambi. Altro che Materializzazione, aveva continuato. Quella era magia di alto livello, aveva concluso. Le biglie colleganti, un'altra delle sorprendenti idee di Estia, erano nate proprio con l'intento di avvicinare, di realizzare un legame magico che potesse rivelarsi altrettanto speciale. Un legame rapido, istantaneo, così delineato da favorire spostamenti altrimenti per molti difficili, anche impossibili. Una biglia conduceva all'altra, il funzionamento appariva semplicissimo: un po' come la Materializzazione, ripeteva; e molto di più, aggiungeva in sorrisetto. Oltre alla possibilità di raggiungere un luogo, infatti, le biglie destavano interesse per l'eccezione che un'arte magica come la Materializzazione non possedeva in modo nitido. Non sempre era facile individuare una persona: le biglie colleganti ne permettevano l'incontro, a patto di essere portate rispettivamente con sé. Oltretutto erano belle da vedere, rotonde e perlacee com'erano – in coppia avevano un colore unico, così da non essere confuse tra loro. Per quello c'era lo zampino di Arrie, tra gli artigiani del vetro più bravi per davvero. Quando sistemò il cestino sul bancone, le biglie all'interno scintillarono come ovetti di cristallo; sembrava quasi che da un momento all'altro potessero schiudersi in creature d'aria e luce, nei riflessi scintillanti che continuavano a catturare tutto intorno.
«Voi iniziate, io va.» Notando alcuni clienti verso il bancone, Estia si allontanò in fretta, le scarpette di vernice azzurra che ticchettavano dolcemente sul pavimento in ceramica. Dietro di sé, come non poté fare a meno di scoprire ad un'ultima occhiata, i suoi amici già avevano dato via ai giochi – un colpetto dell'indice su ogni biglia presa dal cestino e il vetro si tingeva interamente di un colore brillante. Era un lavoro tanto divertente quanto impegnativo, richiedeva molto tempo: una biglia dopo l'altra, una alla volta, andava colorata per magia per poi essere unite e sistemate in ogni singola confezione. Soltanto in quel modo la magia si attivava per bene, Estia aveva impiegato molte settimane prima di averne un prototipo funzionante. Con l'arrivo e i complimenti gentili della strega di fronte, allora, si sentì ancor più contenta, pronta com'era a tornare subito dagli altri.
«Tanto piacere di trovare qui, signorina Pierce.» Apprezzava quando aveva modo di associare un nome ad un ricordo, ad un volto ben preciso. La memoria di Estia somigliava un po' alle biglie colleganti, pensò. Conosceva Vivienne Pierce dalla sua permanenza al Castello di Hogwarts: ancor prima che come Prefetto Grifondoro, che di tanto in tanto aveva incontrato anche durante le ronde notturne dell'altra, Estia aveva a cuore chi come lei già in prima linea nel Comitato.
«Negozio di Estia accetta buono di Gazzetta, Estia chiede...» Oh sì, i conti. Brutta faccenda, lo sapeva. Anche se in passato aveva avuto occasione di gestire le monete dei maghi, non era mai stata abituata ad averne alcune tutte sue. Certo, i ricavati delle vendite erano per il negozio, per le spese, per nuovi articoli, per fondi per la residenza degli Elfi Domestici e per tante altre buone ragioni, ma galeoni, falci e zellini passavano tra le sue mani in cassa. Era lei ad occuparsene davvero, così impiegava un po' di più e confidava sempre nell'onestà dei clienti. Alla fine, però, carta e piuma alla mano, riuscì a concludere la somma esatta.
«Quarantotto galeoni.» Ne sembrò intimorita anche lei, nonostante lì fosse proprio la negoziante. «Con buono è trentatré galeoni, grazie grazie Ripeté buffamente l'ultima parola, mentre confezioni in carte pastello avvolgevano da sole gli articoli acquistati da Vivienne. Prima che potesse sistemare anche le biglie, Estia indicò la cesta vicina che ne conteneva moltissime.
«Se signorina vuole scegliere colore biglie, tocca e pensa a colore, e colore...» Con la mano destra mimò uno scoppiettio, uno sbuffo, a sottolineare l'idea di un'apparizione. In effetti era proprio così, Arrie e gli altri Elfi Domestici continuavano a sfiorare le biglie che d'improvviso cambiavano sfumatura. Se anche la Grifondoro avesse voluto farlo, quel curioso procedimento sarebbe stato a pochi passi di distanza. Soltanto alla fine, tutto in ordine, Estia sarebbe tornata anche lei alla cesta di biglie, salutando e augurando alla studentessa tante belle cose per le festività.



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Juliet Little
Bicicletta Cielsereno
Tappeto volante
Spesa totale • 65 Galeoni
+10 galeoni offerta
C'erano giorni in cui il negozio si riempiva di così tante persone da somigliare ad una cena di studenti in Sala Grande – alcuni si riconoscevano e scambiavano tra di loro allegre chiacchiere di passaggio, altri semplicemente sorridevano per cortesia, altri ancora sparivano su di sé per apparire l'attimo seguente a passi di distanza, complice la magia materializzante che aleggiava tutto intorno. Quelle situazioni erano sempre molto divertenti: talvolta i clienti si sfioravano appena, altre si scontravano in modo delicato, altre ancora potevano imbattersi in scene più buffe. Per Estia era come trovarsi su una giostra che non smetteva mai di sorprendere, e se gli altri sorridevano, sorrideva anche lei. Quel giorno stringeva tra le mani un bellissimo cesto di vimini, intrecciato in rametti color miele in una maestria che custodiva incanto. Era un cesto traboccante di margherite, un fascio tanto luminoso nelle candide tinte dei petali quanto profumato nella nota zuccherina che si sospendeva intorno. Estia amava profondamente sistemare in negozio i suoi fiori preferiti, e le margherite lo erano di certo: un mazzolino sul bancone in una brocca in ferro battuto, un altro sulle mensole più basse alle pareti, e così via per realizzare un'atmosfera più retro, più mirabile di quanto già non fosse. Nascosta dal cesto, non poté accorgersi dell'arrivo di una splendida civetta. Per fortuna, prima che la poveretta si ritrovasse a beccare inutilmente contro la porta d'ingresso, una giovane strega nelle immediate vicinanze si dimostrò tanto gentile per spalancarne il varco. Affrettandosi verso il bancone principale, Estia ringraziò sommessamente la cliente, ripromettendosi di regalarle alcune caramelle al momento degli acquisti. Poggiò così il cesto sulla destra e si dedicò subito alla missiva che era appena giunta, non prima di aver donato un cookie grande e croccante alla civetta. Sciolta la pergamena, pensò a quanto fosse carina la calligrafia del mittente e cominciò la lettura con una certa predisposizione d'animo. Più si addentrava tra le righe riportate, più sentiva il cuore farsi pieno di un sentimento che non aveva paragone e che sempre portava con sé forti emozioni. Parole come quelle, da parte di Juliet Little, custodivano una grandezza d'animo che non tutti avrebbero potuto vantare; e con l'omaggio dei biscottini dal nome curiosissimo e ancor più con la generosissima offerta della studentessa, verso la fine Estia non poté più celare grossi lacrimoni agli occhi. L'azzurro delle sue pupille si tinse di una sfumatura lucida, molto perlacea, che donò al suo volto un senso di tenerezza tanto profondo da colpire a segno anche alcuni clienti che l'avevano adocchiata. Così, un po' imbarazzata e tanto riconoscente per la pergamena di congratulazioni e di auguri che aveva ricevuto, Estia si allontanò in fretta per raggiungere l'angolo dedicato alle biciclette cielsereno in esposizione, approfittandone in quel modo per non farsi vedere dagli altri clienti e per preparare la richiesta della studentessa. Non avrebbe impiegato troppo, infatti, per scegliere la bicicletta più bella di tutte – tirata a lucido, splendente nei dettagli, tanto meravigliosa nella propria sfumatura violetta, l'articolo attendeva soltanto di sollevarsi in volo. In alto, ancora più in alto, forse proprio come in un... Com'è che aveva detto la signorina Little? Come in un film, forse così. Il tappeto volante, altro manufatto magico unico in tutto il paese, ben presto si aggiunse alla bicicletta – Estia ne scelse uno che fosse stato ricamato magistralmente nelle tempere dello stesso violetto, i ricami si tingevano di lavanda, indaco e pervinca, e verso il centro realizzavano cerchi che osavano sul magenta e sul porpora, fino a scurirsi in un guizzo di blu oltremarino. Era un capolavoro d'arte tessile, attingeva all'incanto orientale in modo magnifico, e Estia si convinse che potesse fare la felicità della stessa Juliet. Il pagamento era una somma molto alta, ben sessantacinque galeoni per i due articoli – ne valevano pienamente il prezzo, la studentessa l'avrebbe scoperto non appena provati gli effetti magici – più dieci galeoni per l'offerta. La risposta che Estia avrebbe scritto, affidandola di nuovo alla civetta, sarebbe stata più diretta e più semplice, non era una grande scrittrice. Ma sarebbe stata di certo piena d'amore e di gratitudine, sul fondo una lacrima ne avrebbe bagnato la carta. Nel cestino della bicicletta Juliet avrebbe trovato tante margherite, i suoi fiori preferiti al mondo.

Estia è tanto felice, signorina Juliet ha cuore grande come castello. Estia è tanto sorpresa per regali, tutti ringraziamo. Spera signorina presto bene: Estia consiglia menta piperita più pezzetto di tronco salice, tutto caldo come tè e tutto passa raffreddore e brutta influenza.

Estia ha preparato articoli di signorina, sono tanto pesanti per civetta, ma Estia porta lei stasera in dormitorio di Sala Comune di signorina. Tutto viene settantacinque galeoni con offerta anche, ma articoli sono belli e unici. In cestino di bicicletta, sorpresa per signorina.

Buone feste, e presto guarigione.

Grazie, Estia.




yNuSKhl
Camillo Breendbergh
Bicicletta Cielsereno
Statuina Bobblehead
Spesa totale • 35 Galeoni
+2 galeoni offerta
Nel retrobottega risultava esserci stata una certa confusione, o per dirla con le parole di Arrie... un grattacapo. Con gli articoli da portare in residenza, quelli da sistemare negli ultimi dettagli e quelli da revisionare per bene, capitava infatti che vi fossero circostanze molto caotiche – il giorno prima era stata colpa dei tappeti volanti, almeno cinque sospesi dapprima a mezz'aria e subito dopo inseguendo svariate direzioni come in una folle, imprevedibile danza tribale; il giorno prima ancora era stata tutta opera dei prototipi di hula hoop magici, ai quali Estia e altri con lei stavano lavorando da settimane, beccandosi spesso un colpetto sulla fronte o, nei casi peggiori, ottenendo un vero e proprio bernoccolo come quello sulla testolina di Arrie; quella volta, al contrario, c'era di mezzo il sale evanescente. Sembrava che una boccetta fosse accidentalmente caduta durante il trasporto verso le vetrinette del negozio, spezzandosi di netto all'impatto con il pavimento e rilasciando il suo contenuto colorato. Nella frenesia del recupero da parte di alcuni Elfi Domestici, il sale magico altro non aveva fatto che volteggiare lungo l'intera stanza, sospinto da un soffio di vento continuo: in conclusione, infatti, era sparita nel nulla gran parte delle biglie colleganti, degli orologi magici e perfino delle nuove confezioni di nastri dell'amicizia.
Un brutto, bruttissimo grattacapo. L'effetto evanescente non poteva essere ripristinato, non sarebbe stato fattibile bloccarne ogni esito ormai in atto. Molto semplicemente, Estia l'aveva già comunicato in una vocetta tra il tono dispiaciuto e quello ben più palesemente divertito, tutti loro avrebbero dovuto soltanto attendere. Nel giro di un'ora piena, d'altronde, gli oggetti spariti sarebbero tornati alle loro postazioni, e nel frattempo avrebbero dovuto sperare che almeno i nastri dell'amicizia arrivassero presto da una scorta di riserva dalla casa d'accoglienza. Era un grattacapo, lo era davvero. Al bancone, appena sovrappensiero, Estia salutò una coppia di clienti e ne approfittò subito dopo per sistemare il fiocco color caramello che indossava al polso come un bracciale. Era molto voluminoso, quasi somigliava ad una ninfea in fiore, ricamato com'era in filamenti più scuri che ne risaltavano un aspetto creativo; il vestitino di taffetà color caffè, in una sfumatura accentuata e raffinata insieme, scivolava altrettanto dolcemente sulla figura di Estia, così lungo e largo da somigliare ad una veste ottocentesca, con le pieghe che coprivano perfino le scarpette di simile tinta unita. Quel modo di presentarsi tanto delicato, nei lavori di ago e cucito che realizzava con le sue mani, era il tratto distintivo di Estia e osservare i clienti che si susseguivano al negozio riusciva ad infonderle nuove idee per prossimi abitini per lei e per i suoi amici. L'arrivo di una coppia di clienti e la voce di uno dei due in particolare, ad ogni modo, riportarono subito la sua attenzione al momento.
«Benvenuti, io sono Estia.» Così gentile, portò entrambe le mani al petto e abbassò appena gli occhi, prima di tornare a guardarli. Si soffermò un attimo di più sulla studentessa accanto al giovane mago, riconoscendola in fretta. Aveva memoria di tutti e due, in realtà: anche se passava gran parte del tempo tra il Focolare Domestico e il Calzino Rattoppato, Estia rientrava ogni sera al Castello di Hogwarts. Era quella casa sua, lo era da tanto tempo per fortuna. I suoi abitanti, i suoi studenti, erano volti che impreziosivano i suoi ricordi, e ritrovarli al negozio scaldava sempre il cuore.
«P-preside Peverell?» Quasi non poté credere alle sue grandi orecchie. Dalla recente inaugurazione già c'erano state richieste stravaganti, avrebbe potuto elencarne almeno un paio soltanto per quel mattino. Ma il Preside... nessuno ancora aveva mai chiesto una bobblehead per il vecchietto più simpatico di tutta Hogwarts. Per un attimo, infatti, Estia immaginò che potesse essere una battuta, forse uno scherzetto; osservando il mago che aveva di fronte, però, ne comprese presto che fosse un'ordinazione perfettamente seria. Un po' imbarazzata, volse gli occhi al ritaglio di giornale più per curiosità che per altro. Per quella volta Estia poteva andare sul sicuro – conosceva Ignotus Peverell da molto tempo, lavorava per lui alle Cucine di Hogwarts. Gli studenti lì con lei sapevano, ad esempio, che fosse stata proprio Estia a cucinare il primo pasticcio di rognone per il banchetto di festeggiamenti al seguito della nomina del Preside? Oh sì, era stata proprio lei. Spezie al posto giusto, abbondanti fiumi del tè preferito dell'anziano stregone...
«Sì.» Una risposta diretta, interrompendo il flusso di ricordi. «Si può fare, signorino. Estia ha bisogno di alcuni minuti e torna.» Passava dalla prima alla terza persona, già più liberamente di molti altri della sua specie: un'abilità, quella, che rendeva Estia davvero sorprendente.
Da un lato sentiva di esserne più che capace, di non avere problemi a realizzare tutto quello che d'originale era stato domandato; dall'altro temeva di spingersi oltre il buonsenso comune, nella malaugurata ipotesi che il Preside vedesse la bambolina e ne fosse in qualche modo offeso. No, non poteva essere, e se anche per qualche inaspettata ragione lo studente avesse fatto dono della bambolina al docente, di certo sarebbe stato un regalo semplicemente buffo, molto divertente. Impiegò qualche istante di più per recuperare una forma base in stoffa e tutta una serie di nastrini, cotone e gomitoli di lana, rimuginando sulla richiesta come se ne fosse una questione di vita. Alla fine, per fortuna, si convinse che fosse qualcosa invece da apprezzare, qualcosa che avrebbe messo alla prova anche il suo talento. Più rassicurata nel proprio cuore e già più intenzionata a riuscire nel migliore dei modi, Estia si mise al lavoro.
Avvicinò a sé un cuscinetto imbottito, molto piccolo, che fungeva da puntaspilli – sullo stesso, sparpagliati come aculei di un riccio, sfilavano tanti aghi di una e più misura, tre dei quali si sollevarono a mezz'aria ad uno schiocco di dita della Creatura. La tessitura cominciò in quel modo: all'apparenza imprevedibile, all'effettivo ben più ordinata. Un lungo filo di seta, sul nocciola, si portò da sé agli aghi in attesa, l'attimo seguente stringendovisi attorno come spire di serpente. Le mani di Estia guidavano appena da lontano i movimenti, in silenzio impartiva comandi ben delineati e chiamava altrettanto impercettibilmente altre stoffe – la seta, in particolare, congiunse un primo lembo ai restanti ferri da cucito, così realizzando un'armonia di nuovi colori: di nocciola, di camoscio, di giallo paglierino, tinte che sfumavano verso una dolce tonalità crema, tinte eleganti e molto delicate insieme. L'abito che ne comparve in breve si adagiò sulla bambolina sul bancone, vestendola sul corpicino fino a coprire i piedi ancora scalzi, presto però adagiati in soffici pantofole di lana. Le maniche si allargarono leggermente, un cordino sull'ambra già ne abbelliva il tessuto in minimi dettagli; saliva così lungo le braccia come dotato di vita propria, lasciando una sottilissima traccia d'oro che rendeva l'intero abito molto più artistico di quanto immaginato. Soltanto all'altezza del petto la stoffa si dischiuse come una corolla di petali in tinta soffusa, fiorendo in quel modo in una forma d'eccezione – un paio di larghe ali, le tempere del giallo, dell'arancio e del cremisi appena decorate nel profilo di una splendida Fenice.
Nell'insieme appariva come una veste da notte, tipicamente da mago. Un'immagine singolare, quella al centro, che richiamava proprio Minerva, la Fenice del Preside di Hogwarts. Nelle ampie maniche, nei bottoni che zampillarono al colletto, tutti gentilmente abbottonati, le pieghe delle stoffe infondevano un senso pacato, quasi di quiete. Estia sembrò quasi tentata di confidare allo studente di fronte che quello fosse proprio il pigiama preferito del buon vecchietto. Capitava infatti che Ignotus Peverell richiedesse qualche scorta di tè pregiato dalle Cucine di Hogwarts, e capitava similmente che lei e altri Elfi Domestici lo ritrovassero in vestaglia da notte. Che fosse veritiero o meno, Estia non ne fece parola. Era evidente, però, che si trattasse di un'opera magnifica, la stessa Fenice lì stilizzata ne sembrava animata per magia, il fremito delle ali danzava nei bagliori delle sete. Concluse con un cappellino lungo da stregone con tanto di pon-pon in lana, sulle stesse tonalità calde dell'abito e delle pantofole; a quel punto era tutta questione di creatività: una barbetta lanuginosa scivolò lungo il volto della bambolina, gli occhi si tinsero intensamente di verde smeraldo, la forma che si adeguava a quella tanto conosciuta del mago di riferimento; capelli bianchi, lucenti e soffici, apparvero sulla testolina sproporzionata, i ciuffi che spuntavano nitidamente da sotto il cappellino da notte. Cominciò già a muoversi, la bacchetta magica rifinita in una mano, una teiera fumante comparsa d'improvviso accanto alla stessa; un borbottio continuo, molto cantilenante, che fin dal primo suono poté ricordare la voce del Preside.
«Ottimo, si fa per dire.» Così iniziava. «Un The, e due di zucchero, grazie.» Sembrava volgere appena verso la teiera alle sue spalle, che alla richiesta già rispondeva in sbuffi di vapore; in una giravolta, come un giocattolo, la teiera si trasfigurò in una tazzina di semplice porcellana, sulla stessa la decorazione di una Fenice stilizzata come quella del pigiama della bambolina. Così riprendeva, come perduto in luoghi antichi che solo aveva il privilegio di mirare.
«Truva, l'odierna Città di Troia... guazzabuglio di contrada.» Sciorinava condanne verso un'invisibile destinazione, così com'era stato richiesto. Siti archeologici in Turchia, quello il desiderio: per il Docente di Storia della Magia era come convolare a nozze, quasi la bambolina agiva da sé.
«Puah! Gli eserciti si fur, mosse il troiano... si fa per dire. Come stormo d'augei... più di cavallette.» La mano al cappellino in gesto teatrale, il pon-pon tirato all'indietro come in un gesto di fastidio. «Auree tazze votavano mirando la troiana città Citava Omero.
Di scatto all'indietro, verso la tazzina. Il cipiglio minaccioso, le braccia conserte.
«Un The, e due di zucchero. O un Cavallino Ronzante del diviiiino Odisseo. Blah.» Quel divino, tra tutti, segnò uno sdegno che mai prima di allora qualcuno avrebbe potuto sostenere di aver sentito pronunciare dalla bocca del Preside, non di certo trattando della Guerra di Troia e del peso storico che aveva avuto nei secoli. Ad ogni modo, la tazzina ne parve impaurita: in un'altra giravolta tornò teiera, e la bambolina già proseguiva verso un altro lato. Ancora lanciando anatemi verso le povere terre turche, e tutto quello che di meraviglioso – «Si fa per dire, ch'anco l'afflitta!» – avevano da offrire. Il pigiama, lungo fino a coprire in parte le pantofole, cominciò allora a contorcersi per magia, lo schiocco di dita di Estia a guidarne un guizzo creativo. Così, la stoffa si tinse di un colore più scuro, raffinandosi in quello che di primo acchito sembrava un abbigliamento da cowboy, e che presto risultò più simile ad un archeologo d'ultima generazione. Sulle sfumature del tronco e della sabbia, in maglietta con bottoni al colletto, pantaloni sportivi e borsello a tracolla, per chi più esperto sarebbe apparso come l'aitante Indiana Jones di Hogwarts. Il cappellino da notte cambiò in uno di stile fedora, la tesa ben più larga con un cordino pendente tutto intorno; le pantofole, rapidamente, si svelarono come stivaletti di pelle. La teiera scomparve, la bacchetta magica stretta nella mano si allungò nella forma di una frusta, presto la bambolina cominciò a sferzarla in aria in stilettate degne di nota. Ad ogni colpetto sentenziava contro i Goblin, la loro legislazione e la loro partecipazione alla storia, contro le loro rivolte e le loro discendenze, contro le problematiche che avevano presentato nel corso dei secoli e nello stesso presente. Un po' come un predicatore fuori di senno, sferzava con la frusta a destra e a sinistra, spostandosi a saltelli a dispetto della veneranda età che dimostrava: la barbetta e i capelli bianchi non erano spariti del tutto, e spesso capitava che da archeologo tornava in pigiama e viceversa.
«Un oggetto appartiene a chi lo costruisce... ma non la teiera di tua nonna!» Diceva. «Uno, due, tre, diciassette è il secoletto...»
Colpo di frusta. «Bongi il Malignetto, Urg il Rozzetto!» Non erano poi veri nomi? In pigiama, in fretta, la bambolina cominciò a stirarsi la barbetta, attorcigliando l'indice e il pollice attorno alcuni ciuffi e tirandoli con stizza. «Hodrod, Hodrod, Hodrod, che più villico non si può! Chipping Clodbury, chip, chip... più infido di un Goblin di mezza statura!» Oh sì, parlava tantissimo. Un sospiro infastidito, il cappellino sulla testa si spostò in avanti a scivolare sulla fronte, tra quell'aria minacciosa e buffa insieme.
«Non si chiamava Ranci il Primo, giovanotto, ma Ranci il Rancido!»
Alla fine Estia si ritrovò costretta a fermarlo, la bambolina cominciava ad attirare sguardi di altri clienti. Mentre si affrettava a chiuderla in una confezione di cartone per zittire ogni ripicca, infatti, pensò di essersi spinta forse un po' troppo oltre. Ma fin quando vi fosse stata l'approvazione di Camillo, al quale tornò con gli occhioni imbarazzati e le gote arrossate, per Estia sarebbe andata bene. Con la bicicletta sottobraccio e la bambolina che protestava contro Hierapolis e Hattusa, che no, non erano una coppia di vecchie streghe turche, finalmente la spesa poté concludersi. Erano trentacinque galeoni più l'offerta che apprezzò molto.
«Se signorino vuole bambolina solo in pigiama, signorino toglie frusta e bambolina resta come prima. Io immagina più divertimento, ma signorino...» Con l'espressione allarmata, Estia si sporse appena sul bancone, cercando l'altro un'ultima volta. Parlò in un sussurro subito dopo.
«Estia vuole bene Preside, signorino non mostra lui bambolina per favore.»
Per tutta risposta la bambolina picchiettò contro la scatola. Booongi, gridava. Booongi il Ribelle.

 
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view post Posted on 15/4/2021, 14:25
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La High Street del ridente villaggio magico aveva affascinato il Guardiacaccia sin dalla prima volta che ne aveva calpestato l'antico ciottolato. Anche in quella mite giornata di mezza stagione la strada principale di Hogsmeade serbava un fascino tutto suo che ben si accordava alle tonalità pastallose del negozietto vintage, sua meta. Era la prima volta che Lucien vi metteva piede e aveva in mente di farlo da quanto ne era venuto a conoscenza durante un evento presso il Serraglio Stregato durante il quale il Focolare Domestico aveva allestito un simpatico banchetto
«Buongiorno Estia! Non ti vedo dall'evento al Serraglio Stregato, ma ogni volta che mi capitano tra le mani gli oggetti che acquistai al tuo banchetto, mi vieni in mente.» Ancora non aveva avuto occasione di sfruttarli tutti, ma intanto offrivano un tocco vintage all'arredamento minimalista della sua amata capanna.
Quel negozio trasdava pace ed infondeva la sensazione di trovarsi in un luogo dove il tempo si era fermato come per magia. Il Guardiacaccia poggiò sul bancone dei pacchetti nei quasi la piccola Estia avrebbe trovato dei dolcetti magici e una statuetta di legno che, contrariamente a quelle realizzate dalle abili mani grinzose dell'elfa, boh aveva nulla di magico se non la realistica riproduzione del suo tenero aspetto.
«Ti faccio i miei complimenti, avevo sentito parlare di questo negozio ma non credevo ne sarei rimasto così tanto colpito.» come aveva detto mesi prima a Jolene, gli oggetti vintage trovavano il suo favore, ma non ne era così patito come lei. Ma quel luogo era molto più scenografico di quello impoverito ed ombroso di zio Jacques e gli oggetti esposti vantavano peculiarità magiche di suo grande interesse. Se le sue tasche <a>bucate glielo avessero permesso, probabilmente il Guardiacaccia avrebbe acquistato ogni singolo articolo. «Siccome non è possibile materializzarsi o smaterializzarsi all'interno di Hogwarts e dei suoi confini, e non sempre ho in casa della Polvere Volante, necessito di un mezzo di trasporto che mi permetta di arrivare comodamente qui ad Hogsmeade.» che non fosse una scopa viste le sue scarse abilità nel maneggiarla o un più limitato armadio svanitore o una passaporta con la sensazione strana e spiacevole che comportava.
«La bicicletta cielsereno sarebbe l'ideale, anche perché nel cestino potrei piazzarci Leviosa, il Diricawl che ho acquistato all'evento, così almeno una volta nella vita potrebbe volare, povera creatura.» scosse il capo con aria mesta, rimembrando il discorso che fece quel giorno con Atena - il cui pensiero gli causò una scomoda fitta allo stomaco. Non la vedeva da allora, se non di sfuggita in qualche ala del castello. «Mh, dovrei anche fare un regalo. Ti sarebbe possibile realizzare una statuina bobblehead con queste fattezze ed incantata in modo che cambi vestiti di tanto in tanto?» domandò allungando sul bancone una pergamena stropicciata sul quale campeggiava uno schizzo raffigurante un serpente bianco che indossava diversi indumenti su misura: dal cappellino, alla coroncina floreale, al mini mantello.


Lucien acquista una Bicicletta Cielsereno e una Statuina Bobblehead.
Totale: 35 galeoni più regalini per la dolce Estia - lo considero già servito :laa:
 
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view post Posted on 31/8/2021, 11:42
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We are all immortal until proven otherwise

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Se Casey avesse avuto i galeoni, di sicuro la casa della sua vita sarebbe stata simile al Calzino Rattoppato. Si ripassava fra le mani il depliant della piccola dimora degli Elfi Domestici trovata nel negozietto del Focolare Domestico, dove si era recata per degli acquisti, e non poteva fare a meno che girarne e rigirarne le pagine per fermarsi ad osservarne le immagini.
Sapeva di casa, di tranquillità e calore. Tutto il contrario rispetto al buco sporco e umido che si era trovata a Nocturn Alley.
«Ciao, Estia! Cosa dovrei fare per venire a vivere con voi?» disse con fare scherzoso alla donnina in miniatura che gestiva il negozietto. Benché avesse le orecchie a forma di ali di pipistrello e la pelle grinzosa, non avrebbe potuto considerarla lontana dall'essere tale e quale a una qualsiasi signorina. La sua dignità di imprenditrice se l'era costruita con le sue manine, con anni di lotta e dispiaceri.
«Vorrei prendere due coppie di braccialetti dell'amicizia, da condividere con un paio di amici. E' possibile?»
Si trattava di una spesa esigua, ma era un simbolo delizioso della presenza reciproca fra due persone. Li aveva visti tempo addietro e da allora vi aveva fatto un pensierino.

Cara Estia, due coppie di braccialetti dell'amicizia :flower:
 
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view post Posted on 23/11/2021, 21:37
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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| Camille Donovan | Hufflepuff Prefect | 14 y.o |




Acquistate le nuove letture da mettere in libreria, imboccò nuovamente la High Street. La precorse finché non raggiunse la piazzetta principale.
«Beh, oggi ti porto a conoscere qualcuno di speciale!» il negozio in cui si stavano recando era “Il Focolare Domestico”. Purtroppo non vi era ancora andata di persona, ma finalmente aveva l'occasione di rimediare e far visita alla dolce Estia. Chissà come si era sistemata? Le voci che le erano giunte alle orecchie parlavano chiaro, si trattava di un locale delizioso, dall'aria vintage e ben arredato. La cara Elfa che se ne occupava a tempo pieno ci aveva messo il cuore e ciò si percepiva perfettamente. Affrettò il passo per raggiungere l'ingresso. All'esterno l'accolse uno splendido e lussureggiante albero, incorniciava la porta come in una fiaba. Era stranamente fiorito, ciò la lasciò stupefatta. La bocca si schiuse e sul volto le comparve un'espressione ammirata. Si azzardò ad allungare una mano per assicurarsi che fosse vero. Sfiorò una foglia verdeggiante, brillante come uno smeraldo. Era fresca e setosa al tatto, il colore troppo intenso per essere artificiale. Divertita da quell’incanto annusò i fiori che adornavano il tronco e la chioma, lasciandosi inebriare dal loro profumo, dal più delicato al più agrumato. Attraversò poi la soglia per entrare in quello che poteva definire un piccolo Paese delle Meraviglie. L'atmosfera che circondava i clienti e che catturava lo sguardo dei passanti lo ricordava molto. Si aspettava di veder uscire da lì uno dei personaggi delle favole da un momento all'altro.

«Ce nessuno?» disse in un sussurro. Quando vide Estia alla sua postazione di lavoro la salutò con calore, facendole un cenno con la mano. «Posso fare un giro? È davvero bellissimo qui!» chiese educatamente prima di aggirarsi tra i vari scaffali ed espositori. Come l'esterno, anche l'interno era un potpourri di colori sgargianti. Camminava tra variopinte biglie e boccette in vetro, adorabili bamboline e chi più ne ha più ne metta. Non sapeva da che parte cominciare. Tra la moltitudine di oggetti l'occhio le cadde su delle scarpette da sera in vernice. Ne scelse un paio rosse e se le rigirò tra le mani. Forse potevano non essere nel suo stile, ma era anche il momento di provare qualcosa di diverso, soprattutto di elegante. Decise prendere quelle, non volle pensarci un istante di troppo, da un lato temeva che questo slancio verso il cambiamento potesse venire meno.
Raggiunse il bancone, dove non poté che complimentarsi sinceramente «Hai fatto davvero un lavoro meraviglioso cara Estia, il locale è a dir poco stupendo. Alcuni compagni me lo hanno descritto, ma nessuno li ha reso giustizia, credimi!» le sorrise entusiasta mentre le porgeva il suo acquisto. Attese il conto e, una volta ascoltata la cifra, preparò i galeoni necessari e ne lasciò scivolare un paio in più come mancia alla splendida proprietaria.
«Grazie mille, è stato un piacere! Tornerò presto a trovarti e magari la prossima volta porto qualche dolcetto da Mielandia, così ci facciamo due chiacchiere con tutta calma!» la salutò calorosamente e si avviò verso l'uscita. Ormai era quasi il tramonto, doveva farsi viva almeno per cena, dato che era anche l’unico momento di tranquillità prima della ronda.






La Tassina qui prende un paio di scarpette Dorothy (25 G) :flower: :<31:
Inoltre lascia 2 G di mancia alla tenera Estia :<31: :<31:
 
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view post Posted on 11/12/2021, 22:22
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ZimwK1r
Lucien Cravenmoore
Bicicletta Cielsereno
statuina bobblehead
Spesa totale • 35 Galeoni
Il negozietto vintage era più di un'idea, più di un semplice progetto. Estia si prendeva tempo per raccontarne la storia – dalla bozza iniziale fino all'apertura vera e propria. Con l'omaggio di un cioccolatino, di una caramella oppure di una girella gommosa, spiegava così ai suoi clienti di come Il Focolare Domestico fosse un Sogno, uno di quelli con la lettera maiuscola, uno di quelli che aveva sempre custodito gelosamente nel proprio cuore. Ogni volta che varcava la porta d'ingresso, superando l'albero in fioritura perpetua, sentiva di essere più felice di quanto non fosse mai stata in tutta la sua vita. Più felice del giorno prima, più felice di sempre. E sapeva che nei mesi a seguire lo sarebbe stata ancora di più. Aveva così tante nuove proposte da aver riempito tutte le pagine del suo quaderno preferito – nuovi articoli, nuovi effetti magici, e tanto, tanto altro ancora. Gli altri Elfi Domestici ne erano altrettanto emozionati, collaboravano quotidianamente per la realizzazione di manufatti unici nel loro genere, introvabili nel resto del paese. Proprio quel mattino, ad esempio, Estia e Arrie avevano raffinato insieme un variopinto hula hoop, che forse avrebbe trovato spazio su una delle mensole del negozietto di lì a qualche mese. Ogni oggetto seguiva un processo attento, spesso impiegavano ore semplicemente per dipingerne le decorazioni; ne valeva sempre la pena, Estia lo sapeva. Era bello ricevere biglietti di clienti pieni d'entusiasmo dopo gli acquisti, conservava ogni foglietto in un diario speciale, dal quale mai riusciva a separarsi. Mentre appuntava l'ultimo ordine del giorno, Estia diede il benvenuto al Guardiacaccia di Hogwarts. Accennò ad un inchino delicato, gli occhioni verdi già colmi di dolcezza. Conosceva molto been il mago, era una delle sue persone preferite al Castello – forse anche perché non aveva mai cacciato via Toto, il suo cagnolino, dalle sue corse frenetiche tra i giardini e le serre.
«Estia ricorda con tanto piacere, Serraglio Stregato è stato successo.» La sua partecipazione all'evento dello scorso Febbraio era indelebile, portava con sé sempre tanti sorrisi. Il suo banchetto, i suoi articoli, i suoi lavori, tutto era andato a ruba. Forse era stato quello il vero e proprio intervento in società, per l'Elfo Domestico e per il negozietto. Ad ogni modo lasciò che il Guardiacaccia girovagasse per gli scaffali, da parte sua aveva già raccolto alcune caramelle colorate e alla frutta, un omaggio per l'altro. Rimase sorpresa, e infinitamente ebbra di gratitudine, alla vista dei doni sul bancone. Se i dolcetti avevano stretto il petto in una morsa d'affetto, la statuetta in legno dalle sue fattezze riuscì a conquistarla e colpirla fin nel profondo. Tremò fino alla punta delle grandi orecchie, emozionata per davvero. Balbettò qualcosa che suonava come grazie – una, due, tre, numerose volte. Le manine strinsero lentamente la statuetta, come in una carezza. Soltanto poco dopo, tirando su con il naso, Estia si costrinse a tornare a lavoro. Non parlò molto, l'animo sopraffatto da un gesto inaspettato. Mentre confermava le indicazioni per la statuetta e recuperava così il proprio set d'aghi e cucito, ragionava circa dove sistemare la composizione in legno. Non voleva tenerla lontana da sé e forse... forse l'avrebbe tenuta lì, al negozietto, agghindandola con fiori di primavera. Nonostante fosse sovrappensiero, Estia dimostrò una maestria artistica che non aveva paragone: allo schiocco leggero delle sue dita, la tessitura di lana, cotone e aghi prese vita magicamente sotto gli occhi di entrambi. Una forma longilinea, una bambolina deliziosa, pian piano si colorò d'un abito perfetto fino ad assumere sembianze che le erano state delineate; sfolgorò in capelli così realistici e lucenti, acconciati in una coroncina di petali vivaci e profumati. Cominciò a rallentare nella realizzazione, quasi a credere che l'opera fosse finita. Ma non era così, niente affatto – guidò la magia innata affinché da un boccolo sulla testolina della statuetta s'allungasse una liana, un filamento dalle tinte cangianti; rapidamente prese la forma di una spirale, s'allungò verso il braccio sinistro della bambolina e... sssh. Sibilò d'un tratto proprio come la lingua di un serpente, concretizzandosi in una creatura rifinita nei dettagli. La bobblehead s'animò a sua volta: voce, movenze, espressioni tipicamente familiari della persona cui sarebbe stata destinata. Curiosamente, i capelli di tanto in tanto sfumavano in tanti serpentelli, un po' come una Medusa moderna; e c'era bellezza nella trasfigurazione immediata che coinvolgeva il serpente, acciambellato tra braccio e incavo del collo della statuetta.
«Estia ha questo.» Offrì così le caramelle sul bancone, mentre una scatoletta di cartone – decorata a sua volta con rettili stilizzati – si chiudeva attorno l'opera artistica. Al prezzo finale di trentacinque galeoni, si congedò con affetto dal Guardiacaccia. Lo guardò andare via fin oltre la porta e l'albero fiorito, il cuore più leggero di una piuma.



ZpENhT3
Casey Bell
Nastro dell'amicizia (2)
Spesa totale • 8 Galeoni
Le consegne del giorno prevedevano ben dieci biciclette cielsereno, tutte color caffè. L'anziana strega che aveva spedito l'ordine Via Gufo era stata molto chiara, senza fronzoli né giri di parole: stessa tinta, stesso modello, così aveva richiesto e così era stato. Le biciclette erano tutte pronte, in fila una accanto all'altra. Restava un piccolo problema: come avrebbero potuto trasportarle dall'altra parte del paese? Il Villaggio di Hogsmeade era abbastanza lontano dalla meta del loro viaggio, e neanche una schiera di sortilegi avrebbe potuto favorire un carico tanto ingente. Estia coordinava l'operazione con profonda partecipazione, un berretto giallo limone spiccava sulla testolina proprio come una lucetta intermittente in mezzo a tutte quelle biciclette caffè. Indicava prima da un lato, poi dall'altro; invitava Arrie, Paloma e Jensen a farsi largo tra le mensole del negozietto, evitando di far scivolare i vari articoli sul pavimento. Non avrebbero dovuto fare danni, neanche uno... anche se i tappeti volanti non sembravano essere chissà d'aiuto. Dispettosi di natura, spiccavano il volo nei momenti meno opportuni; cercavano infatti di sfilare sotto i piedi degli Elfi Domestici, talvolta arrotolandovisi al punto da far perdere loro l'equilibrio. E se per Estia l'intera situazione aveva in sé una certa ironia, per gli altri non sempre era lo stesso. Jensen aveva sfilato un intero tappeto volante, accartocciandolo come una pergamena macchiata d'inchiostro. Forse aveva bisogno di più aiuto, le prime richieste verso gli altri amici del Calzino Rattoppato erano partite in fretta. Lieta d'essere stata attirata altrove per l'arrivo del Prefetto Grifondoro, si congedò a passetti rapidissimi fino a raggiungere il bancone. Un'espressione di delizia illuminò il faccino di Estia alle parole ascoltate.
«Signorina Bell è tanto dolce, Estia e amici invitano quando vuole.» Per un tè, per un dolcetto, per una tazza di cioccolato, cominciò ad elencare tutti gli inviti, l'uno dopo l'altro sulla punta delle dita. Arrie la portò via appena in tempo, cosicché Casey Bell poté girovagare in lungo e in largo in negozietto senza più distrazione. Poco dopo, di nuovo ritrovatisi, Estia confermò otto galeoni per la coppia di nastrini dell'amicizia; ne illustrò il funzionamento e quando avvicinò i braccialetti, ne mostrò la tinta multicolore che avevano assunto insieme.
«Sono regali più amati da amici.» Una manciata di caramelle e via, la rivolta dei tappeti volanti era soltanto agli esordi.



ZJmhayy
Camille Donovan
Scarpette Dorothy
Spesa totale • 25 Galeoni
+2 Galeoni offerta
Quel giorno soffiava un vento gelido, forse uno dei primi assalti d'inverno. Un sottile strato di ghiaccio aveva increspato delicatamente il vetro delle finestre e della porta del negozietto, nulla che un magico schiocco di dita non potesse risolvere; non era neanche preoccupata per l'albero in fiore, protetto com'era da un sortilegio infinito. A dirla tutta, e non senza una nota divertita, Estia era contenta e attendeva la neve con gioia – anche se un po' lontane, le festività natalizie sarebbero state ancor più preziose per quella volta. Era trascorso quasi un anno completo dall'apertura del negozietto, senza dimenticare che il Venticinque Dicembre sarebbe stato anche il suo compleanno. Gelido o meno, avrebbe festeggiato con tutti i suoi amici e con tante cose belle. Spensierata, Estia indossava ben due sciarpe al collo – una dai colori rosso e oro, un'altra dai colori giallo e nero, rispettivamente simbologia unica delle Casate Grifondoro e Tassorosso. Erano sciarpe che le erano state regalate da alcuni studenti l'anno precedente, e per lei non c'era occasione migliore per vestirle entrambe. Non si trattava di evitare di offendere l'uno o l'altro mittente del dono, era più semplicemente... uno stile, una moda tutta per sé. Così come la coppia di cappellini con ciuffo, entrambi scivolavano fino alle orecchie a punta dell'Elfo Domestico. Bene al caldo e di certo spensierata, Estia accolse una nuova cliente con tanta gentilezza e altrettanto affetto. Conosceva Camille Donovan, come avrebbe potuto non ricordare il suo volto? Era nel suo cuore fin dall'inizio, per Estia poi era davvero bello scorgerla di tanto in tanto di rientro o d'uscita dalla Sala Comune – la vicinanza alle Cucine di Hogwarts, sua casa a tutti gli effetti, ne favoriva tutto di certo. Apprezzò allora ancor più intensamente il complimento dell'altra al negozietto.
«Il Focolare Domestico è Casa.» Lo pronunciò a voce alta, una frase che si faceva tesoro di tanto, tanto valore. Di lì a breve le Scarpette di Dorothy apparvero come scelta primaria da parte della Tassina, e per Estia non poteva esserci di meglio. Erano brillanti, perfette per qualsiasi occasione elegante; mentre poneva prima l'una e poi l'altra scarpetta in una confezione di cartone colorato, Estia parlò amichevolmente.
«Saranno belle tanto quanto signorina, è promessa.» Concluse il pagamento di venticinque galeoni, lasciando alcune caramelle sulla superficie del pacchetto. «E quando avrai bisogno...» Girò il bancone per mostrare le scarpette di vernice che indossava, battendo tre volte i tacchi e sparendo in una nube color rubino fino ad apparire a qualche metro di distanza. Da lì, concluse con una citazione dal suo libro preferito.
«Allora chiudi gli occhi e batti i tacchi per tre volte. E ora pensa dentro di te: Nessun posto è bello come casa mia».
 
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