La domatrice di puffin, Privata

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view post Posted on 28/1/2022, 17:42
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Helena S. Whisperwind
I anno | 12 y.o. | Scheda | ©Hime-Portfolio
Le vacanze natalizie erano giunte al termine ed Helena aveva fatto ritorno ad Hogwarts da meno di ventiquattr'ore, dopo nove indietro nel tempo. Magia? No, solo un volo intercontinentale.
Forse per i babbani viaggiare in aereo era un po' come trovarsi dentro un'ipotetica macchina del tempo, che permetteva di andare avanti (Scozia-Giappone) o indietro (Giappone-Scozia), come avevano da poco fatto Helena e sua madre. Considerando però di dover percorrere proprio fisicamente tutto quello spazio, trascorrendo ore ed ore a fare pressochè nulla all'interno di uno scatolone di alluminio, era chiaro che questa macchina non era poi così tanto efficiente.

Forse a causa del viaggio in sè, forse perchè il suo organismo non era riuscito ancora a ripristinare del tutto il corretto ritmo circadiano, aveva sia l'impressione di essere mancata da Hogwarts da un'eternità, sia una stanchezza senza precedenti.
Gli altri studenti non parlavano d'altro che di un certo ballo natalizio, di quanto si fossero divertiti, dei segreti indicibili accaduti quella notte e altre incredibili storie. Per quanto lei non fosse la prima nella lista dei mondani e per quanto il tempo trascorso a Kyoto si fosse rivelato piacevole e prezioso per migliorare il rapporto con sua madre, il fatto di aver mancato l'evento conclusivo dell'anno stava iniziando farla rosicare un po'.

Oltre tutto questo, il turbamento per la salute del suo cavallo, Tartan, aveva ripreso ad impensierirla. Di recente non era stato bene e per la fretta di tornare ad Hogwarts la giovane strega non era nemmeno riuscita a passare alla scuderia a salutarlo.
Varie riflessioni affiorarono come funghi dopo una giornata di pioggia nella sua mente assonnata, tra cui alcune veramente cupe e fataliste. Pessimista, non da lei.
Eppure, ogni volta che cercava di pensare ad altro, la sua mente tornava come un boomerang a preoccuparsi per Tartan. Aveva persino cercato di imbastire una fantasia di lei, felice, al ballo, costruita coi fili di ricordi dei racconti altrui. Aveva provato a crogiolarcisi dentro, ma niente da fare.

Mentre giocherellava distrattamente col piede con un lembo del tendaggio del suo letto a baldacchino, un flash balenò tra i suoi pensieri. Si alzò di colpo e senza badare all'improvviso e veloce ofuscamento della vista indossò il mantello della divisa, frugò nel baule e da sotto la pila dei compiti delle vacanze pronti alla consegna, estrasse gli Spettrocoli che infilò in una tasca insieme ad un sacchetto di Gelatine TuttiGusti+1. Dal cassetto del comodino prese la bacchetta di salice e si diresse a grandi passi verso l'uscita del dormitorio.

In un'ala poco trafficata del quarto piano, in corrispondenza dell'incontro di due corrodoi, era presente una protuberanza architettonica con alti portici di pietra ed ampie vetrate, come una sorta di giardino d'inverno ricavato su un terrazzamento che affacciava sulla Foresta Proibita. Al di sotto della volta a crociera e meravigliosamente illuminata da luce naturale, vi era una bella fontana di marmo bianco a tre livelli, che con il suo zampillare d'acqua rendeva l'atmosfera pacata e rilassante.
Dalle vetrate, la vista non era ampia e panoramica quanto quella dalle torri, ma quella prospettiva aveva comunque un fascino tutto suo. La parte del lago più vicina al castello risultava coperta dalla fittissima vegetazione della foresta, mentre quella più in là, verso le montagne, appariva quasi sospesa tra cielo e terra, velata da una lontana nebbia lattiginosa sferzata qua e là da qualche sfacciato raggio di sole.
I corridoi antistanti erano ben illuminati e parevano ricamati dall'effetto elegante dell'incontro tra luce ed acqua, riflesso sulle pareti.
Non era la prima volta lì, per Helena, ma si concesse comunque qualche attimo per osservare con ammirazione il panorama esterno e l'altrettanto piacevole ambiente interno.
Nonostante la sua bellezza, non pareva una zona del castello particolarmente praticata. Forse per la non centralità o forse per la fisiologica calma postprandiale, era frequentata solo da qualche Corvonero e Grifondoro delle classi avanzate, a quanto pare i pochi a conoscere quel percorso alternativo ma probabilmente più breve tra le rispettive Sale Comuni e i punti d'interesse delle zone più in basso nel castello.

Pausa contemplazione terminata e via verso l'adempimento della sua missione. Inforcò i suoi Spettrocoli e si appollaiò sulla panca di pietra a ridosso della fontana, rivolgendo lo sguardo verso i due corridoi in modo da avere una visuale ampia del crocevia. Poggiò i gomiti sul marmo freddo, poi la testa sulle mani. E attese.

Lo sguardo attento si tramutò pian piano in un'espressione sempre meno vigile, sempre più assonnata.
Attese così tanto che ormai aveva la schiena incurvata e la testa si faceva sempre più oscillante. Non era più divertente osservare i passanti e le gambe stavano iniziando ad informicolarsi. Gli Spettrocoli dovevano essere sicuramente guasti perché per tutto quel tempo non le avevano permesso di vedere nulla che non potesse vedere ad occhio nudo (e meglio).
Attese. E attese... finché le sue palpebre si fecero così morbide da chiudersi e la testa così pesante da accasciarsi tra le braccia conserte posate sul marmo ormai intiepidito dal suo stesso calore corporeo. Le punte di alcune ciocche dei lunghi capelli le scivolarono dall'orecchio si adagiarono sulla superficie dell'acqua della fontana. Ma di questo lei non poté accorgersene, perché ormai stava beatamente sgambettando nel mondo dei sogni.

 
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view post Posted on 1/3/2022, 12:22
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CASEY BELL
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jpgL'ultima lezione dell'anno di Rune Antiche era appena terminata. Casey e il suo migliore amico Les (click) uscirono dall'aula convinti di poter sentire finalmente il carico di compiti alleggerirsi sulle spalle. Invece la stretta ai loro stomaci si fece ancor più forte non appena si resero conto che, ora, l'unica cosa che avevano di fronte erano gli esami.
Lei ci aveva provato a parlarne un po', a organizzarsi con lui per lo studio. Gli aveva triturato i boccini per tutte le vacanze di Natale, passate insieme ad Hogwarts a studiare. Lo faceva più per lui che per sé stessa, da sempre un'anima da studio solitario. Il suo amico era sull'orlo della terza bocciatura di fila al terzo anno, e temeva che da un momento all'altro mollasse la scuola lasciandola da sola.
«Che ne pensi di andare in Sala Comune a stu-» Ormai saturo di tali richieste, Les le spiaccicò un palmo sulla bocca per zittirla.
«Sei una sorta di nargillo implacabile che ti entra nella testa e fa "bla bla bla studia studia studia". Calmati, c'è un sacco di tempo da qui agli esami.»
«Va bene!» Si divincolò e si strofinò il polso sulla bocca. «Va bene. Allora che facciamo adesso?»
Il ragazzo sospirò e gettò la testa di lato. «Dobbiamo per forza fare qualcosa? Possiamo semplicemente aspettare la prossima ora seduti qui a fissare i gufi che volteggiano nel cielo senza parlare di compiti.» Si rimise a camminare con lei al seguito, diretto verso il cortiletto interno del quarto piano, all'angolo fra due corridoi. Gli era sempre piaciuto molto quel posto, meta intermedia dei loro pellegrinaggi dall'aula di Rune alla biblioteca.
Non appena le vetrate presero il posto delle mura di pietra, i loro volti vennero colpiti dai raggi solari e Les recuperò subito il buon umore. Si sedettero sul bordo della fontana, dove gli zampilli d'acqua attraversavano i fasci di luce per poi rimmergersi nel letto cristallino in cui nuotava un pesciolino rosa. Probabilmente la trasfigurazione di uno studente annoiato di passaggio.
«Ce l'ho io un buon argomento di cui parlare, Cas.» Les tornò a guardarla con un sopracciglio alzato e un sorriso malizioso sotto i baffi. «Quando la inviterai ad uscire?»
«Chi?» Fece lei subito.
«Come chi? La tipa che ti piace, Morgan o come si chiama.»
«Megan?»
«Eh già!»
Casey sospirò. «Ormai è acqua passata. E' una battaglia persa.» Si voltò dall'altra parte, cercando l'acqua alle proprie spalle. Seguì con lo sguardo il pesciolino e alzò gli angoli delle labbra in un piccolo sorriso. Che si disintegrò alla domanda successiva dell'amico.
«Te lo ha detto lei?»
«No, ma è chiaro che le piacciono i ragazzi.»
«Che palle, ma ci hai provato?»
Tornò a guardarlo. Gli occhi taglienti come rasoi.
«Innumerevoli volte.» Disse a denti stretti. «Ma A., ogni volta che le propongo di uscire si porta qualcun altro. B., tutti sanno che ha una storia con un tizio. Un Tassorosso. Quindi io non vedo il motivo di continuare.»
Les, mentre lei parlava, si era messo a giocherellare con l'acqua della fontana. Con un dito fece schizzare delle gocce. La sua intenzione era spaventare il pesciolino, invece raggiunse l'altra parte della fontana, sul cui muretto di marmo c'era una ragazzina. Sembrava essersi addormentata con le punte dei capelli dentro lo specchio d'acqua, ma forse le loro voci l'avevano svegliata. Non l'aveva vista prima di quel momento, e nemmeno Casey. Altrimenti non gli avrebbe permesso di cadere in quei discorsi.
Il ragazzo, divertito, si mise a studiarla, nascondendo il riso sotto i baffi. Quatto quatto, senza farsi scoprire dall'amica, produsse un altro schizzetto d'acqua gelida dritto dritto verso la sconosciuta. «Si ma glielo hai detto papale papale? Così come l'hai detto a me mille volte? "Megan, mi piaci, sco-"»
Un'ondata d'acqua gli bagnò faccia, testa e collo. Sbatté le ciglia bagnate e quando riaprì gli occhi vide il volto imbronciato di Casey fargli "no no" con la testa.
«Non sfidarmi, Bell» sibilò lui.

 
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view post Posted on 3/4/2022, 10:52
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Helena S. Whisperwind
I anno | 12 y.o. | Scheda | ©Hime-Portfolio
Quando il buio si fece silenzio e il silenzio si fece immagine, Juls seduta sul letto le riportava racconti sconnessi del suo ultimo colpo di fulmine.
«Quindi l'hai invitato ad uscire?» La strega adulta si alzò lentamente, dirigendosi a passi leggeri verso la toeletta di pino silvestre. «Chi?» Si sedette sul pouf di velluto, percorrendone i profili con un dito. «Il puffin(?)» Uscì dalle labbra rosse di Juls. Due o tre uccelletti simili a pinguini attraversarono la stanza di corsa, con lo stupore della più giovane. «Megan» Rispose uno di loro, zampettando via. La Corvonero si osservò allo specchio, sorrise. «Non le piacciono i ragazzi?» Una risata. Si ravvivò una ciocca ribelle della fulva capigliatura, scrutandosi con un mezzo sorriso malizioso dai bordi sfocati. «Le propongo di uscire e si porta un puffin!» Un'altra risata, più spontanea, quasi lontana. Con una mano smuoveva l'acqua all'interno di una bacinella di porcellana. Lo scroscio si faceva sempre più intenso, come se la scia di onde sonore volesse delicatamente penetrarle i timpani. Inaspettatamente, arrivò invece a sfiorarla. «Gliel'hai detto? Megan, mi piaci!»
In qualche modo quel liquido freddo raggiunse la Tassorosso, bagnandole gli arti; la Corvonero, la toeletta, il pouf e tutto il resto si dissolsero come fumo al vento.
«Megan è la domatrice di puffin!»
Il tocco dell'acqua gelida come spilli la fece sussultare e tornare alla vita reale.
Senza nemmeno rendersi conto di aver parlato.
Alzando la testa di scatto, le estremità bagnate dei capelli le schizzarono sul petto bagnandole il mantello e gli abiti. Gli Spettrocoli storti sul naso le impedivano una visione accurata ma, avendoli ormai dimenticati lì, sbattè le palpebre e strizzò gli occhi guardandosi attorno e cercando di superare quanto più velocemente possibile quella fase di intorpidimento mentale e visivo post sonno. Si osservò le mani bagnate sollevando un sopracciglio per lo sconcerto. Non riusciva proprio a capire come potesse essersi ridotta in quel modo, né riuscì ad immaginarlo.
Azionò a rallentatore svariati muscoli del corpo per sporgersi in avanti; raccolse la chioma in una coda, la portò verso la superficie dell'acqua e strizzò l'umidità in eccesso. Nel farlo, oltre agli zampilli della fontana, notò una capigliatura bionda e sbarazzina dall'aria familiare. Non esattamente familiare, ma quantomeno vagamente conosciuta: Casey Bell, l'enigmatica Caposcuola Grifondoro. In realtà non conosceva pressoché nulla di lei, a parte nome, casa, carica e la personalissima impressione che aveva avuto sul suo conto.
Se da un lato vederla fu una piacevole sorpresa, dall'altro invece innescò in lei una lunga serie di dubbi e domande scomode. Era già arrivata l'ora del coprifuoco? O quell'area del castello era vietata ai primini? Era forse lì per metterla in punizione? Era stata lei a schizzarla per svegliarla e per poi procedere a togliere alla sua casa quanti, 10, 50, 100 punti? E poi chi l'avrebbe sentita Thalia. E Gwen, che già era silenziosa di suo, non le avrebbe mai più rivolto la parola. Così come Camille, probabilmente. La vergogna dei Tassorosso. E della famiglia. Costretta a ritirarsi da Hogwarts senza alcuna istruzione magica. Suo padre certo non avrebbe avuto alcun diritto di giudicarla, considerando il suo deplorevole segreto-non-più-segreto. Forse sua madre sarebbe stata felice di riavere in casa una figlia non magica, da instradare verso una normalissima carriera accademica babbana, ma questa era un'altra storia.
Una volta che i suoi pensieri toccarono il fondo, Helena tentò di risalire verso la superficie aggrappandosi alla razionalità e riponendo le sue ultime speranze di salvezza in una semplice girata di capo. Si voltò quindi verso le vetrate e la luce morbida che passava attraverso, fortunatamente, fece crollare almeno parte di quel castello di domande sventurate. Nessun coprifuoco violato. Sarebbe potuto essere ovvio a giudicare dalla luce circostante, ma mai mettere limiti ai poteri della magia. Un profondo respiro di sollievo le regalò la quantità sufficiente di ossigeno per poter cercare di comprendere la scena e focalizzarsi sul presente con maggior lucidità. Oltre Casey, percepì la sagoma di qualcun altro lì nelle vicinanze, mentre i corridoi parevano deserti.
Immobilizzata da un attimo di indecisione tra nascondersi, sgattaiolare via strisciando come un verme o palesarsi, si riattivò nel decidere di affrontare la realtà e ciò che ne avrebbe conseguito. Con la lentezza e la cautezza di un bradipo si sporse ancor più lateralmente, per osservare meglio e farsi notare dai presenti. Inspirando profondamente contraendo il diaframma, si armò di coraggio e con un sorriso debole fu pronta a ricevere la sua sentenza. «Hm, ciao...(?)»

 
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view post Posted on 22/4/2022, 17:20
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CASEY BELL
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jpg«Ormai è finita. Ci ho messo una pezza sopra.»
Il temperamento giocoso, il sole che ardeva nella gola di Les, pronto a scalpitare in prossimità di ogni porto d'intrigo, fu bruscamente spento dalle lame ghiacciate nel cuore dell'amica.
«Non voglio più parlarne, Les. Voglio andare avanti.»
Si rimise dritto. Gli schizzi d'acqua erano volati alle sue spalle, e dimentico all'improvviso della bambina sul bordo della fontana, si raggelò e si costrinse alla serietà a cui Casey sembrava tanto ancorata.
«Finché non provi, non lo sai. Queste cose sono difficili da esternare. Sono ancora argomenti delicati, non puoi pretendere che ti cada fra le braccia senza che si ponga il problema.» Ci tentò un'ultima volta, giusto perché un amico deve essere in grado di mostrare ogni via percorribile per battere l'ostacolo. «Devi essere chiara con lei. Forse le permetterai di scoprire una nuova parte di sé, qualcosa che non aveva mai constatato.»
«Non posso, Les» ribatté lei con veemenza. «Il rischio è troppo grande. Non riuscirei mai a sopportare il suo sguardo dopo il rifiuto. A sostenere i silenzi, a rompere il ghiaccio facendo finta di nulla. E' come buttarsi da un burrone e aspettarsi di uscirne solo con una caviglia rotta.»
E cadde il silenzio.
I mormorii dell'acqua parlavano per loro, mentre i respiri agitati di una fanciulla alle loro spalle gli faceva formicolare le orecchie.
Si voltarono entrambi, a un tratto, incuriositi dal suono sospetto. Videro la bambina, rigirarsi e schizzare un po' d'acqua. Dormiva, mormorava nel sonno, e come se i loro sguardi l'avessero ripescata dal mare del sogno come rapaci, si svegliò.
«Megan è la domatrice di puffin!»
«Che?»
Sobbalzarono in coro. Poi si guardarono, e poi tornarono sulla ragazzina tramortita dalla loro visione.
«Oh, i puffin. Sì.» Il recupero della palla fu facile per Les. Il gioco era appena ricominciato. «Mi ricordo, in effetti. C'era questo articolo sul Cavillo che ne parlava. Mostruose creature che non escono dal loro guscio finché non esplodono e sputano fuoco devastando tutto ciò che incontrano. Megan li conosce bene.» L'occhiata finale fu rivolta a Casey: un sopracciglio alzato, il tono del rimprovero. Un parallelismo acuto, tanto per sputare l'ultima parola su un discorso che l'altra si arrogò il diritto di chiudere.
«Ma che stai a di', scemo.» Gli rispose. «Tutto bene, tu?»
Si sporse verso la piccola Tassorosso. La guardava accigliata. Aveva sentito tutto? Si era spaventata? Lei un po' sì, anche perché era sempre stata lì, così vicina, mentre parlava dei suoi fattacci col suo migliore amico. L'incertezza la bloccava: cos'era successo davvero?



Il tuo post mi ha ucciso.
 
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view post Posted on 21/5/2022, 20:05
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Helena S. Whisperwind
I anno | 12 y.o. | Scheda | ©Hime-Portfolio
Da oltre la fontana spuntarono alla vista due grossi baffi umidi e scuri simili a gioiose ali di cormorano dopo una pesca fruttuosa. Poco più in alto, il suo grosso nido di rametti e alghe si stagliava all'orizzonte. Il cormorano iniziò a parlare e per quanto la sua prontezza di spirito fosse ammirevole (e il tono canzonatorio piuttosto buffo), era chiaro che non aveva la minima idea di cosa fosse un puffin, tanto che nemmeno Casey lo prese sul serio e quasi lo zittì, asciutta.
Sbattendo le palpebre velocemente per cercare di poter vedere meglio e avvicinando un dito agli occhi per stiracchiare una palpebra, questo andò a scontrarsi con la lente degli Spettrocoli, lasciandoci sopra una bella impronta del polpastrello dell'indice destro. Fu così che Hel si ricordò con sorpresa che gli strambi occhialini erano ancora accomodati sul suo naso. Li ripose in una tasca del soprabito a gran velocità e un sospiro liberatorio venne fuori spontaneo.
Si composero quindi le due figure nella loro completezza, che Helena osservò per un attimo in silenzio. Lui era un tipo particolare ma carino, mago maggiorenne o giù di lì, che non aveva per niente l'aria di essere noioso. Casey, piuttosto, aveva un'espressione corrucciata e sembrava quasi infastidita da qualcosa. Ormai Hel aveva preso coraggio, era venuta allo scoperto e non aveva più senso starsi a preoccupare di ciò che sarebbe potuto accaderle. Si schiarì la voce per renderla pronta al dialogo e sovrastare il suono dello zampillio della fontana.
«Sto bene, credo. Grazie.»
Una gocciolina che da un ciuffo di capelli le cadde sulla mano, la riportò a ricordarsi del suo stato. Era successo tutto così velocemente che ancora sentiva di doversi riconnettere con la realtà. Chinò il capo per osservarsi mantello e capelli, arricciando le labbra con disappunto. Sfoderò la bacchetta da una tasca nascosta e puntandola verso di sé con chiaro in mente un caldo e bel pomeriggio estivo, compì un movimento a spirale. «Arefacio»
Soddisfatta del risultato, sentì il bisogno di contestualizzare un minimo quanto fosse appena successo: «Insomma, non so come io abbia fatto a ridurmi in questo stato, ma sto bene. Credo di essermi addormentata e di aver fatto una specie di sogno. Piuttosto strampalato, direi...»
Si interruppe. Era stato davvero solo un sogno?
Juls nella sua stanza, okay. I puffin anche, considerando che si era recata in quell'ala del quarto piano proprio per andarli a scovare. Ma Megan? Megan, chi? La primina dai capelli ricci che vedeva qualche volta a lezione o la Caposcuola Corvonero? Né l'una, né l'altra erano le prime persone tra i suoi pensieri ed era da parecchio che non le vedeva in giro al castello, quindi perché rievocare nei suoi sogni il loro nome?
Rifletté, cercando di ricordare e rivivere ogni momento del suo sonno o dormiveglia. Domande, risposte, i piccoli uccelletti bianchi e neri che attraversavano la sua stanza, il letto, l'acqua, qualcuno che invitava qualcun altro ad uscire...
Uscire ... Megan ... mi piaci.
Un ghigno malizioso si dipinse sul suo volto. Non malizia malevola, piuttosto quella curiosa tipica del preludio di una qualche discussione succulenta.
Tra l'essersi chissà come infradiciata, la Bell scazzata e il cormorano gaudente, il contesto aveva tutte le carte in regola per una serata diversa dal solito. La domatrice di puffin poi sarebbe potuta apparire da un momento all'altro, quindi tanto valeva buttarsi e trascorrere quel tempo a fare due innocenti chiacchiere in compagnia. Meglio se poi spostare l'attenzione da argomenti per lei potenzialmente rischiosi, ad altri decisamente più stuzzicanti.
«Allora, quando uscirai con Megan?»
Non osservò né lei, né lui. Non aveva idea di chi dei due potesse essersi invaghito di Megan, ammesso che Hel non stesse prendendo un granchio. Fingendo estrema indifferenza, allungò un braccio e infilò le punte delle dita nell'acqua della fontana, smuovendole. Restò quindi in attesa di una qualche reazione da parte dei due, godendo nel frattempo del suono rilassante che il liquido in agitazione produceva.


 
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view post Posted on 24/8/2022, 09:39
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CASEY BELL
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jpgCasey e Les erano un'accoppiata di amici piuttosto stravagante. Opposti per la maggior parte dei versi ma sicuramente complementari. Spesso persino lei faticava a comprendere come lui riuscisse a sopportarla. Per la verità tale domanda investiva la totalità dei suoi rapporti, ma con lui, che nel tempo era divenuto il custode di tutti suoi segreti e tutte le sue debolezze, i dubbi erano più forti. Come faceva a sopportare la sua pesantezza?
«Oh, presto se qualcuno non mi ferma prima.»
Sotto i baffi lucidi una smorfia divertita si accostò al suo sguardo rispondendo alla domanda in aria. Lui le pizzicò la caviglia poggiata sul muretto della fontana, continuando a fissare la giovinetta giallo-nera.
A Les, in realtà, non importava nulla del giudizio degli altri. Probabilmente era questo che lo rendeva così libero e spensierato. Lo invidiava tanto e sotto sotto, nonostante le tre bocciature, credeva che lui fosse perfettamente in grado di essere un vincente. Se si fosse dichiarato a una qualsiasi ragazza, qualsiasi fosse stata la sua risposta, lui ne sarebbe uscito pulito e senza crucci mentali.
Proprio per questo, immaginava, l'aveva appena coperta.
«Ma… perdonami, mademoiselle. Tu eri qui ad ascoltare i miei sogni ad occhi aperti sulla mia bella? I puffin per caso sono i messaggeri dei tuoi gossip? Non dirmi che…» Les sgranò gli occhi mimando un profondo stupore. «… che tu sei Lady Ashdown-Danneville?»
Un punto interrogativo sospeso si ricavò qualche attimo di pausa drammatica e sopracciglia alzate di Casey. L'acqua della fontana scrosciava e parlava per i suoi dubbi.
«Chi sarebbe Lady Ashdown-Danneville?»
Les spostò l'espressione stupita dalla Tassorosso alla Grifondoro.
«Come, scusa?» chiede con tono di rimprovero. «Come puoi dire di essere Caposcuola se non sai nulla di quel che accade fra le mura del castello?»
Rimasta di sasso, Casey non seppe che dire. Guardò incerta l'amico con una piega degli occhi e delle labbra che voleva invitarlo a dire di più.
«Avanti… è la gossippara più tremenda del mondo magico inglese. Nemmeno la Gazzetta ha visto tanta bravura nel scovare i pettegolezzi. Si cela qui nella scuola e sa tutto di tutti gli studenti del castello. Annuncia le coppie ancor prima che loro stesse sappiano di doversi mettere insieme e ti coglie col dito nella marmellata con un tempismo assolutamente perfetto.»
Casey piegò la testa di lato con sospetto.
«Giuro, è la prima volta che ne sento parlare.»
«Non me ne stupisco» rispose Les con supponenza. «Comunque le sue notizie non sono per tutti. Devi riuscire a entrare nella sua cricca e saper come pagare l'abbonamento ai suoi scritti. Dicono che si debba lasciare un soldino sotto una cassa di banane vicino alle cucine. Ecco perché si vocifera che sia un'elfa. Ma...» tornò a guardare la ragazzina «date le premesse potrebbe trattarsi persino di un Tassorosso. E, cara mia, noi ti abbiamo colta in flagrante.»

 
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view post Posted on 26/10/2022, 22:26
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La confidenza, la fiducia in sé e l’enfasi con cui Les parlava, raccontava e tesseva trame, sarebbero state capaci di mandare ad Azkaban anche il mago più buono e onesto del mondo; uno di quelli che non farebbe fuori nemmeno una mosca, per intendersi.
Questa cosa divertiva tantissimo Helena. Ovviamente non la questione dei poveri innocenti in prigione, ma piuttosto il suo carattere sicuro e fantasioso e il suo modo di parlare. E i suoi baffi. I suoi baffi erano dannatamente divertenti.
La questione di Lady Ashdown-Danneville la incuriosiva parecchio, tanto che recuperò le sue cose e presto si avvicinò ai due, dall'altro lato della fontana, per sentire meglio.
Osservava in silenzio prima Casey, poi l'amico e viceversa, scambiarsi domande e risposte. Cercava di cogliere ogni stato d’animo ed emozione che trapelava dai loro volti, e non fu imbarazzante osservarli così attentamente perché i due parlavano e si battibeccavano come se il mondo attorno non fosse presente.
Affondò la mano nella tasca laterale del pantalone e iniziò a prendere dal sacchetto un paio di Gelatine TuttiGusti+1 per accompagnare lo show, come fossero pop corn. Torta di mirtilli e menta piperita. Non male, come inizio. Arrivarono poi pomodoro e cannella, facendole storcere il naso per l’accostamento insolito.
Infilò nuovamente la mano nel vaso di Pandora e ne prese altre due, scegliendone una sull’arancio e una sul nero, sperando fossero una agli agrumi e l'altra alla mora. Le portò alla bocca, accorgendosi subito che l'aroma non era quello sperato. Fu proprio mentre iniziava a percepire un sapore acro che il ragazzo coi baffi divertenti si rivolse inaspettato verso di lei. Fu proprio in quell’istante, pessimo tempismo e maledizione alla sua golosità, che arrivò alle papille un chiaro sapore di uovo marcio amplificato da un retrogusto piccante di pepe nero.
Diventò tutta rossa in viso e gli occhi iniziarono a lacrimare.
«Io…non…» Un colpo di tosse nel tentativo di deglutire il boccone che non ne voleva sapere proprio di scendere.
«…non sono…» Un altro pesante colpo di tosse, disperata volontà della sua gola che chiedeva pietà.
«…non so-…» Dato che non aveva intenzione di vomitare davanti ad un caposcuola si impuntò con decisione e deglutì con forza la cosa più schifosa che avesse mai mangiato in vita sua.
Prese un’enorme boccata d’aria.
Ancora paonazza e con uno strascico di tosse, si lasciò scivolare sulla parete davanti ai due fino a finire dolcemente seduta a terra, con le gambe incrociate.
Si schiarì la voce e si sciolse in una risata.
La tentazione di scherzare un po', spacciarsi per la donna misteriosa e fingersi dispiaciuta e sorpresa da quello smascheramento, era fortissima. Ma se questa certa Lady gossippara fosse stata capace di scovare la domatrice di puffin? Avrebbe potuto aiutarla a scoprire cosa sarebbe stato del suo cavallo. E poi, per quanto ne poteva sapere, persino quello stesso ragazzo poteva essere Lady Ash-Dan, celato sotto pseudonimo femminile per non destare sospetti; magari voleva solo metterla alla prova o sviare i sospetti su qualcun altro.
«Purtroppo non sono io la Lady di cui parli.» esordì tornando seria, con una nota di delusione. Si rivolse poi a Casey. «Oggi sono venuta qui nella speranza di incontrare la domatrice di puffin, una donna fantasma che, così ho sentito dire, si aggira spesso in questa zona.» un piccolo colpo di tosse, poi riprese «Volevo chiederle come ha fatto a far diventare fantasmi anche i suoi animali e se fosse possibile eventualmente replicare la cosa, ecco.»
Lo sguardo si perse verso l'alto – c’era una bella vista da lì, sembrava tutto più imponente –, dove lo zampillo alla sommità della fontana raggiungeva altezze diverse ad intermittenza. Si domandò quale potesse essere il motivo di tale differenza, ma riprese a parlare, stavolta in un borbottio.
«In realtà vorrei sapere anche perché la seguono e come le è saltato in mente di addomesticarli, ma questa è un'altra storia...»
Si stropicciò gli occhi con una mano chiusa a pugno, provando a rendere più nitida una visione leggermente appannata dalla stanchezza. Alzò nuovamente il volume della voce, assumendo un tono serio come lo era quello iniziale.
«Magari questa Signora che sa tutto…»
Si interruppe. “...sa tutto di tutti gli studenti del castello…”.
Forse, probabilmente, magari una giovane Lady così ben informata avrebbe potuto fornirle le risposte alle sue domande. Tutte quante. Persino aiutarla a risolvere il mistero dell'identità ignota della sua sorellastra. E se fosse stata proprio Lady Ashdown-Danneville a spedirle quella lettera*?
Un tic dietro la spalla e una sensazione di vuoto allo stomaco la fecero rabbrividire. La curiosità era tanta, la paura immensa.
Lo sguardo, serio, seppur provato dalla sfortunata degustazione e dai ritmi frenetici degli ultimi giorni, accompagnava una voce carica di determinazione. «…magari potrebbe aiutarmi a trovare non la donna fantasma coi suoi uccelletti, ma...» si schiarì nuovamente la voce, soffermandosi un attimo alla ricerca delle giuste parole.
"Mia sorella?", "La mia sorellastra?", "La figlia di mio padre?", "La persona che mi tormenta da quando ho ricevuto quel dannato gufo", "La stronza che mi sta rovinando la vita?", "Colei che invece potrebbe diventare l'Amica più importante di tutte?". Importante. Molto.
«...una persona molto importante per me.» concluse, abbassando le palpebre.

 
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view post Posted on 4/11/2022, 12:05
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CASEY BELL
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jpgSe mai Les fosse riuscito a prendersi i M.A.G.O. sarebbe potuto diventare il miglior dipendente del Comitato Scuse ai Babbani del Ministero della Magia. La sua abilità nel mesmerizzare da capo a piedi il suo interlocutore pareva essere una dote innata, e spesso Casey stessa cadeva vergognosamente nei suoi tranelli.
Quanto lo invidiava. Come faceva a mettere in fila una stupidaggine dopo l'altra senza farsi scoprire? Nemmeno un accenno di riso, nemmeno un'esitazione. Forse erano quei baffi, gli nascondevano per bene la piega delle labbra e in realtà sotto di essi rideva come un pollo.
«Mah» esordì a un tratto Casey. «Non ho mai visto niente del genere. Se proprio… chi mi dice che non sia tu? Me la fai sotto il naso, così ti nascondi meglio.»
Presa dall'eviscerare la questione, non si accorse del progressivo degenerare dello stato di Helena. Les, invece, quasi non le diede ascolto per sbuffare in una grassa risata quando ella cadde per terra per via dei sapori marci in bocca.
Casey concretizzò tutto solo alla fine della scenetta, e non riuscì a trattenere il riso. Pur sempre a braccia conserte, mentre Les porgeva una mano ad Helena per rialzarsi. Si sentì in difetto, come sempre, per non averci pensato lei.
Le risate si affievolirono con l'inizio del racconto della Tassorosso. Ad onor del vero, ascoltandola Casey non seppe più quale dei due, fra quello di Lady Ashdown e della Domatrice di Puffin, fosse il più assurdo e meno plausibile.
Una donna fantasma che addomestica animali fantasma, che rende gli animali vivi dei fantasmi.
«Forse li tormenta fino al punto da istigarli al suicidio. Così li lega a sé come fantasmi.»
Voleva essere logica. L'unica soluzione le sembrava quella, al di là del macabro. Les la guardò con un misto di orrore e disapprovazione. Cas capì che non era stato bello dire tali crudezze ad una bambina che aveva cercato quella dama tutto il dì.
«Comunque molto interessante, magari sì, Lady Ashdown-Cosa sa dove trovarla e-» provò a rimpostare il discorso distogliendo l'attenzione dai dettagli macabri. Les nel mentre guardava l'orologio da polso. «…e può aiutarti a capire queste misteriose meccaniche dei fantasmi. Oppure sì, a trovare questa persona così importante.»
«Devo scappare» esordì a un tratto Les. «Sono in ritardo. Devo incontrare Timothy, ha un pacco che ha preso per me mentre eravamo a lezione.» Si alzò riassettandosi l'uniforme.
«Oh no» sussurrò Cas con espressione smarrita. *Non vorrai lasciarmi da sola a parlare di puffin con una dodicenne?* Tremendo.
«Vi saluto, amiche» disse. Poi fece un inchino. «A presto, Helena.» E, dopo aver fatto un occhiolino a Casey, si allontanò nel corridoio.
*Bene.*
Avrebbe dovuto fingere anche lei di avere un appuntamento importante per cui era in ritardo. Perché effettivamente cos'aveva da spartire con quella ragazzina? Era stato Les ad avviare il discorso con lei, a trovare gli agganci e a farla ridere. Casey non aveva fatto niente, e non era in grado di fare niente. Nemmeno ora che Les si era preso i meriti della cotta.
Sarebbe stato però troppo brutto andarsene così. Come dirle in piena faccia "no, con te da sola non ci parlo".
«Quindi…» cominciava a sentire il peso di quel silenzio imbarazzante. Disse la prima cosa che le venne in mente. «Chi staresti cercando?»

 
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view post Posted on 20/12/2022, 20:12
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Helena S. Whisperwind
I anno | 12 y.o. | Scheda | ©Hime-Portfolio
La teoria di Casey sulla domatrice di puffin aveva un risvolto decisamente sinistro e pessimista. Pensare di dover tormentare il suo cavallo fino ad istigarlo al suicidio in qualche assurdo modo (?) per farlo rinascere fantasma e tenerlo così con sé per sempre, andava veramente troppo oltre la sua immaginazione e solo pensarlo la fece rabbrividire. Non era proprio ciò che si era immaginata riguardo la donna fantasma e i suoi seguaci pennuti, ma non era nemmeno quello il momento per impelagarsi in pensieri contorti e poco piacevoli.
Decise perciò di accantonare la questione almeno per un po’ e approfittare del varco che Casey aveva creato con la sua domanda.
La risposta di Helena non arrivò subito. Prima inspirò con forza, silenziosamente, poi dopo una rapida occhiata alla Caposcuola, lasciò vagare lo sguardo verso il panorama al di là dei vetri, cromaticamente più caldo e decisamente meno luminoso rispetto a com'era al suo arrivo.
Osservò poi la fontana, la gara dei suoi zampilli intermittenti, poi giù verso la grande vasca inferiore, in cui indugiò per un attimo sul pesciolino solitario per poi proseguire e tornare di nuovo poco sopra, verso il viso di Casey.
«Una persona di cui non so proprio nulla. A parte che frequenta Hogwarts, è più grande di me, è una ragazza…»
“Che potrebbe assomigliare a mio padre. Così come invece potrebbe avere la pelle scura, gli occhi color cioccolato e i capelli neri. Potrebbe avere dei lineamenti simili ai miei. Potrebbe essere quella persona emarginata che tutti odiano, così come la prima della classe che tutti odiano comunque perché sono invidiosi. O potrebbe essere una persona normalissima, che non ha né troppi né pochi amici, che non è né disprezzata da tutti né amata da tutti, che se la cava ma non eccelle in nulla. E che non sa nemmeno che io esisto, perché nessuno gliel’ha mai detto che suo padre ha avuto un’altra figlia.”
«…ed è la figlia di mio padre.»
Concluse, instillando l’azzurro-ghiaccio nel verde-muschio della grifondoro.

Les era un tipo ganzo e non c’erano dubbi sul fatto che se fosse rimasto ancora con loro avrebbe tirato fuori qualche altra perla persino più assurda della precedente. Le ricordava una sorta di versione maschile, più grande e più consapevole della sua amica Ingrid, tassorosso, biondina tutto pepe.
Ma quando si congedò per occuparsi dei suoi sospettosi affari -facendo arrossire nuovamente Helena con quell’inchino ruffianello-, il clima si fece in qualche modo più intimo e serio.
E così la tassorosso aveva deciso di aprirsi alla strega più grande. In qualche modo le ispirava fiducia, ma ancora non riusciva a capire se per l'età, se per il carattere così fiero e deciso, se per l'autorevolezza che le conferiva la sua carica importante o semplicemente perché a pelle stava iniziando a sembrarle quasi simpatica.
«Pensi che potresti aiutarmi in questa ricerca?»
Che richiesta ingente. E che poca confidenza con lei, per avanzarla.
Trovò quindi la spinta giusta per accomodarsi sul marmo della fontana, poco lontano da lei. Il volto, il busto e le gambe rivolti verso la sua direzione, non troppo distanti ma nemmeno così vicini da rischiare di toccarla. Discreta nei gesti, molto più che nelle parole.
«O se non tu direttamente, pensi di potermi aiutare a trovare Lady Ashdown o presentarmi qualcun altro che potrebbe aiutarmi a trovarla?» uno sbuffo «Intendo… indirizzarmi a qualcuno a cui posso chiedere, che può essere informato su…» il tono di voce era confuso, come se le parole le sfuggissero di bocca prima ancora di essere confezionate e riordinate logicamente «Qualcuno che possa aiutarmi?»
Si massaggiò le tempie con pollice ed indice della mano destra. La testa aveva iniziato a pulsare e a farsi di nuovo pesante, ancora offesa per la recente variazione di fuso orario e la mancanza di sonno.
Sentirsi persa le dava un’immensa confusione. Era come navigare alla ricerca di un tesoro remoto basandosi su una vecchia mappa senza indicazioni. O come cercare un ago in un pagliaio. Ma se fosse stato possibile conoscere il Nord, o saperne di più del colore di quell’ago, almeno avrebbe saputo quale direzione prendere, su cosa puntare, cosa cercare.
«È deprimente non sapere nulla riguardo qualcuno che dovrebbe essere così vicino e invece è lontano anni luce» Aggiunse, sospirando.

 
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view post Posted on 10/2/2023, 12:27
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CASEY BELL
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jpgIl silenzio generava imbarazzo, e le risposte non immediate causavano in Casey l'ingente necessità di sfuggire all'horror vacui dei discorsi partorendo argomenti a caso. Fortuna che si accorse dello sguardo melanconico della ragazzina, indice del tocco di un nervo scoperto.
«Una persona di cui non so proprio nulla. A parte che frequenta Hogwarts, è più grande di me, è una ragazza…»
Indugiò sulla sua espressione per decifrarne i segreti, avendo il sentore che si trattasse di qualcosa di importante. Ma davvero Helena pensava di poter trovare qualcuno grazie a Lady Ashdown? Senza contare che molto probabilmente si trattava di un'invenzione di Les, in quel castello vivevano centinaia di ragazze.
«…ed è la figlia di mio padre.»
Si corrucciò. Dapprima le sopracciglia si incrociarono nello spazio sopra al naso, poi si sciolsero in un arco all'ingiù, una risposta accorata ai propri ragionamenti. Una piccola porzione del suo cuore si contrasse, colpito dall'empatia. Ora poteva intuire il perché una ricerca tanto poco convenzionale e del tutto impossibile. Si trattava di un membro della famiglia della Tassorosso, la quale non sapeva chi fosse né dove si trovasse.
*Curioso* pensò. Era un argomento delicato, ed era palese che fosse sconvolgente, non solo per un ragazzino ma per chiunque. Da quel che aveva appena udito poteva solo interpretare che Helena non avesse mai saputo di tale sorella. Doveva trattarsi di un dolore, perché magari suo padre aveva avuto, come dire... una scappatella?
Helena però voleva trovarla, era interessata a lei. Sapere di poter avere vicino a sé un membro della propria famiglia doveva riempire in qualche modo il cuore, rifletté. E sospirò.
Mi dispiace tanto, avrebbe voluto dire. Ma sarebbe stato forse troppo. Si limitò ad abbassare gli occhi, condividendo con Helena la visione delle buffe piroette del pesciolino solitario.

«Pensi che potresti aiutarmi in questa ricerca?»
Con uno scatto della testa abbandonò il pesciolino e osservò Helena a labbra schiuse. Ascoltò le successive precisazioni col cuore sempre più piccolo, stingendosi fra le spalle.
«È deprimente non sapere nulla riguardo qualcuno che dovrebbe essere così vicino e invece è lontano anni luce»
*Lo so.* Ma ormai ci aveva messo una pietra sopra.
Le parole si ingarbugliavano nella sua gola. Aveva paura di dar voce ai propri pensieri in maniera inadeguata. Non voleva essere cattiva, non voleva demolire le speranze di quella ragazzina così piccola. Sembrava ingenua, ma ciò infondeva solo tanta tenerezza.
«Lo so» esordì impulsivamente, andando contro all'imbarazzo. Si sforzò di misurare le proprie parole. «Vorrei molto poterti aiutare. Però non credo che Lady Ashdown sia vera. In ogni caso, considerato il quantitativo di gente che vive qui, potrebbe essere difficile trovarla persino per lei. Sarebbe troppo semplice. A quel punto mi avrebbe già rivelato chi sono i miei parenti.» Una punta di malinconia condita da una risata ironica. Però Helena non si meritava questo. E i loro casi erano molto diversi. Probabilmente per lei e sua sorella c'era ancora un po' di speranza. Ed è qui che Casey cadde, come un fagiolino inesperto, in preda al senso di colpa, tra le braccia delle missioni meno desiderate. «Però, sì, conta su di me.» Mannaggia.
«Adesso però devo andare.» *Scappa* si intima, consapevole di aver fatto una frittata e di non volerla sul serio mangiare. «Ho da fare nell'Ufficio dei Caposcuola.» La scusa migliore di sempre. E si sentì di nuovo in colpa, per averle mentito. «Però sappiamo dove trovarci, no?» Le strizzò l'occhio per scacciare via ogni dubbio sulle sue vere intenzioni.

 
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