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| Alla propria battuta, la sua espressione prima di confusione e poi di realizzazione furono impagabili. Vivienne però poi arrossì, cosa che provocò in Lyvie un inevitabile nodo allo stomaco, anche a lei le gote si arrossarono di poco. L'aveva messa a disagio? Sarebbe rimasta col dubbio. Fortunatamente la sua domanda la salvò dal momento imbarazzante, ma perché si sentiva così strana? Forse era strano il fatto che stesse parlando con Vivienne come se niente fosse, nonostante i loro precedenti e le loro incomprensioni. Forse era strano perché aveva cominciato ad osservarla con occhi diversi, come se fosse una persona e non una nemica. Era pronta ad andare avanti.
« Terribile? Peggio. Devo vedere se posso perdonarti. » scherzò la riccia in un nuovo sorriso divertito, guardandosi ora le mani affusolate che si erano unite tra loro. Attese, internamente, che Vivienne si sedesse al suo fianco. Era pronta al rifiuto che l'avrebbe allontanata definitivamente da sé, ma ciò non successe. Bensì decise di affiancarla, con sua somma sorpresa che però fu brava a celare. "Tu non lo sei". Quelle parole le fecero quasi perdere un battito, e si rese conto che, sì, forse era vero. Era vero che Lyvie non era poi così tanto terribile, da allontanare chiunque, se solo la si imparava a conoscere. Ed era vero che anche Vivienne non era poi così male. Era piacevole parlare con lei, le parole le venivano fuori con naturalezza. Normalmente, la verde-argento si teneva sempre sulle sue, sia le parole che i gesti. Ma con Vivienne, quella sera al chiaro di luna, non fu così. E giunse la risposta che desiderava. Aveva immaginato ci fossero problemi tra lei e Alice, cosa che ora la rendeva ancora più antipatica di quanto già non fosse. Più o meno, aveva intuito tutta la situazione, sebbene non conoscesse ancora il reale motivo di quella lite che le aveva allontanate. Non si aspettò tutta quell'onestà da parte sua, francamente aveva immaginato di ricevere solo parte della storia come contentino. Invece, Vivienne sembrò fidarsi di lei, confidandole una situazione che le pesava indubbiamente. Ora, toccava a lei. Non si offese del suo tentativo di "usarla", perché lei poté tranquillamente mettersi nei suoi panni in quegli attimi.
« Io ti capisco. » si limitò a dire inizialmente, cercando ora il suo sguardo mentre voltava il viso verso di lei. Ci pensò un attimo su, quando aggiunse: « È normalissimo. Fa male quando qualcuno di caro si allontana, per qualsiasi motivo, e fa ancora più male quando lo vedi felice lontano da te. » Pensò a Kyros, suo fratello gemello, sangue del suo sangue, che ormai era come se non lo fosse più.
« Non sei sola. Hai trovato il ripiego migliore della serata. » ovviamente parlava di sé in maniera ironica per alleggerire la situazione, rivolgendole un piccolo sorriso nella speranza di rivedere il suo. Era un chiaro invito a lasciarsi andare a sé, perché Lyvie si sentiva di volerla aiutare, nel suo piccolo.
« Non c'è proprio modo di poterne parlare? Tu e Alice intendo. »
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