Eclissi di Sangue, Ballo estivo 2023

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 10/7/2023, 08:31
Avatar

We are all immortal until proven otherwise

Group:
Caposcuola
Posts:
4,837

Status:


LTsJmwp

XJntmG9

XJntmG9

XJntmG9

XJntmG9


1 - 2 - 3 - 4 - 5

Lista degli articoli disponibili: x
Outfit dei partecipanti e bando del ballo: x



Edited by ion` - 10/7/2023, 12:23
 
Top
view post Posted on 10/7/2023, 20:46
Avatar

Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

Group:
Negoziante
Posts:
880
Location:
Cioccolatino Amarena Mostarda Idromele Lampone Limone Oreo

Status:






Eclissi
di
Sangue
One quite bitter beingPerché X l'ha obbligato a rimanere sobrio


«E tu che ti guardi?» Camillo fece brutto ad un rospo, che se ne stava lì a fissarlo come se avesse potuto permettersi di questionare. Gli occhi agganciati sulla figura dell'olandese, il gozzo che si gonfiava e si sgonfiava al ritmo del suo respiro, gracidando di tanto in tanto.
Strano come per ammazzare il tempo, ogni tanto gli capitasse di farlo donando la vita a qualcosa. Brutto vizio, specie per chi non aveva modi né misure.
In giardino faceva un freddo cane, neanche non fosse stato giugno ma direttamente febbraio. La temperatura era la solita che ci si sarebbe aspettati in Scozia in quel periodo dell'anno, ma un Glacius teneva compagnia al Tassorosso tanto quanto le sue ranelle. Ogni tanto né gettava una sul prato verde, attendendo pazientemente l'arrivo della damigella sua invitata – cari lettori, per ora chi sia rimarrà un mistero. E guardava quel gruppetto di anfibi via via sempre piú numeroso, mentre di pari passo cresceva l'attesa. Si chiedeva perché alle ragazze servisse così tanto per prepararsi, mentendo a se stesso, perché la realtà dei fatti era ben diversa: lui l'aveva fatto con largo anticipo, e ora non sapeva che altro fare, se non devastare completamente l'equilibrio della flora e della fauna di Hogwarts.
Alcune rane tiravano a campare piú a lungo, altre meno e le vedeva accasciarsi e sparire nell'etere come se mai avessero fatto veramente esperienza di una esistenza dolce, seppur effimera. Quelle piú tenaci, o se ne andavano, o s'accumulavano tutte vicino a Leopoldo Leap, la prima e piú resistente tra tutte. Quella che lo fissava, mentre lui sovrappensiero riportava i numeri della sua razza a picchi demografici mai visti prima, almeno da quelle parti. Ambiente ostile, per loro, tra primini e altre creature magiche poco simpatiche.
Aveva freddo. S'era degnato, per una volta, di lasciare le canottiere nell'armadio e la sua fatica per qualche insolita ragione era andata ben oltre quanto ci si sarebbe aspettato da lui. Pensate un po', aveva avuto l'ardire di trasfigurare una camicia in una camicia, una giacca elegante in una giacca elegante ed un paio di braghe in un paio di braghe. Il resto del vestiario e degli accessori a seguire. Quasi pareva una persona rispettabile. Il profumo che aveva scelto era qualcosa di unico: Shrek Terzo (quello che tra i film dell'orco verde gli aveva fatto piú cagare in assoluto), eau de toilette, anno 2007. Una droga. Difficile da trovare originale anche setacciando la rete. Quel profumo che quando gli veniva domandato quale fosse, un po' per pigrizia, un po' per difficoltà nello spiegare ai maghi tutta la premessa, rispondeva sempre "non saprei, era un regalo". Boccioli d'arancio, bergamotto, muschio e vaniglia; nel complesso gli conferiva una presenza fruttata e fresca, per nulla invadente.
Sortí un bel rospo, bello tozzo, chiedendosi se le altre rane avessero potuto preferirlo a Leo come leader oppure fossero in vena di ignorarlo. Golia Grugno. Andò anche lui ad unirsi alle altre, con grande sorpresa del Tassofrasso.
Faceva freddo ed era sobrio. Perché lo fosse, ancora se lo stava domandando. Ma cosí era stato deciso e così fu. Si era dato appuntamento con la sua accompagnatrice fuori dal castello, sul sentiero principale che conduceva al ballo. Ovviamente, cosí che nessuno si azzardasse a spappolare i suoi famigli come sacchetti di sangue sotto la suola delle scarpe, si era messo a farli a lato del sentiero, dritti dritti verso il manto verde – almeno per loro – sconfinato. Ne sbacchettò un altro, tanto per. Lo vide andarsene saltellando altrove. Poi fissò l'orologio.
Era ora. Lo sguardo iniziò a balzare dall'orologio all'uscita. Dall'uscita alle rane. Poi di nuovo alle lancette.
Aveva freddo. Creò altre rane, per non pensare, tra il gracidare, cra cra cra.
Il bastardello è vestito con un abito casual, le stoffe nere hanno riflessi rossi e quelle bianche hanno riflessi perlacei

©O lobo nasce bom, mas a lobinha cujo nome vocês ainda não podem saber corrompe auuuuuuu.

 
Top
view post Posted on 15/7/2023, 21:48
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:



hEH9zxn
Divine violence
FexfCqi
Astra in sanguine
wZ2g6v3
La notte si contorce come una bestia in gabbia, ombre che si rintanano sotto i cuscini e stille di luce che fuggono la stanza; ho gli occhi aperti, spalancati sul vuoto. Osservo la finestra, un tempo perfetta, ora scheggiata in più punti. Reca con sé l'impronta di un litigio che mi appartiene e che mi ritrova in avanscoperta. Colpa mia, è questa l'accusa che mi tiene sveglio. Disteso, vigile, cerco il soffitto, dove si annidano i fantasmi. Il mio respiro è un soffio compromesso, il petto costretto al rimorso; ho l'impressione di aver raggiunto un confine invalicabile, di non poter né tornare indietro né avanzare. Sentirsi incompleto, come in attesa, è forse l'unica cosa che mi resta e che mi ancora al presente. Le mani carezzano le travi di legno, divorate a loro volta da tarli — benché atipici, intessuti di stregoneria. C'è un ché di travolgente, stanotte. Somiglia alla quiete che anticipa la tempesta, una sensazione che a malincuore mi è familiare e mi manda in tensione. La pelle è tesa sottilmente, la carnagione diafana di chi ha respinto il sole. Allungo il braccio, oltre la notte. E ti cerco, Penny. Stento a credere che dopo quanto accaduto tu sia rimasto in dormitorio, senza scappare. Eppure, non ci rivolgiamo parola, neanche un cenno di saluto. Mi hai visto indagare le trame future — il Cristallo, in una nebbia caotica che ha infranto la sfera; e le Rune di biancospino, alle striature del tramonto calante. Mi hai seguito, da lontano; e io, che voglio credere di conoscerti, ti ho lasciato fare, finché il silenzio non è stato insopportabile. Non ho idea se il pericolo che avverto possa riguardarti. Non ho idea di cosa possa esservi, oltre l'Eclissi. Il sole è un cadavere esangue, si tinge di rosso, poi si spegne; l'oscurità, stavolta, è trattenuta invero dal battito di palpebre. Ho paura, Penny. Ma è una sensazione che mi frena e desidero per la prima volta affrontarla. Stanotte, allora, ti cerco. Sei accanto, nell'altro letto. Com'è sempre stato, tra noi. Al chiarore delle stelle d'esordio, la mia mano è spettrale; si rende tangibile, affinché anche solo sfiorarti mi conceda assoluzione, e mi offra infine l'illusione che tutto vada bene — almeno per te, di me non m'importa più. Nel tepore momentaneo, solletico l'unico velo che veste la tua figura. E tu, subito, ti tiri indietro, via da me. Forse, mi dico, è solo uno scatto inconsapevole. Mi lasci solo.

Il Ballo dell'Eclissi di Sangue è in risveglio. In alto, le tinte del crepuscolo consumano il giorno — è un simulacro di tenebre cremisi. La notte avanza in eterno, ho la sensazione che porterà con sé il Cambiamento.
Ho sviscerato il futuro in ogni modo, nella prigionia di una teca di cristallo, nelle foglie di tè sul fondo di una tazza, nei tarocchi dimessi dal tempo e dalle ingiurie di cui sono responsabile. Nulla, oltre l'essenza della cera, del glicine, del fuoco. Mi convinco sia la malinconia, oramai matura — per l'abbandono, per la fine dell'anno scolastico, per il rientro indefinito del mattino seguente. Ho una valigia già pronta, senza destinazione. Dove andrò, domani, è una domanda irrisolta. Il tempo dell'Eclissi acuisce i Sensi, è voce comune; e io, che ho creduto fosse una bugia, mi accorgo di essere stato in errore. In visibilio, l'Occhio conferma di voler trascinarmi via: respingerlo, oggi, è un'impresa che mi ha relegato per ore in dormitorio. Di fronte lo specchio, in bagno, è come se fossi l'ombra di me stesso: sangue, ferite, geometrie mai rimarginate, la pelle è una tessitura che spezza l'equilibrio. Eppure, è un'illusione incauta sul Vetro dell'Apparenza. Mi allontano, e tutto si ripristina in ordine. Vesto pantaloni scuri, mocassini di color terra bruciata; il torace, scoperto, reca l'impronta di pasti saltati, e dell'abbandono fisico cui ho costretto il corpo — pur di impegnare la mente. Quest'abito mi è molto prezioso, un mantello intessuto di stelle, di sole e di luna: è una veste ricamata a mano, nelle tinte dorate e d'avorio, che scivola delicatamente; una fascia ramata la cinge, sopra l'ombelico. Anelli alle dita, soli e lune in perla d'argento. Il tassello mancante, mi dico, è la corona di spine che ho abbandonato sul lavandino. Potrei rintracciarne le gocce vermiglie, di sangue oramai trattenuto dal legno di biancospino — è un memoriale, questo, che mi rimanda al Ballo delle Rose e delle Spine e che per anni, volontariamente, è stato nascosto in armadio. Ora... è un richiamo, forse una simbologia. Lascio che scorra oltre il capo, l'adagio al collo e le schegge di legno mi pungono la pelle; mi accorgo di aver trattenuto il respiro, involontariamente. Nel guizzo di tensione, mi è impossibile dimenticare il passato: è stato un ballo che non si è concluso, e il Cerchio — mi ripeto — è in ritorno. Come finirà, come potrà ripristinarsi, è confuso.
Il cielo, ora, è una tela che ricorda i bordi dipinti dei tarocchi, mentre proseguo verso la pista da ballo. I giardini sono in armonia pura, è uno spettacolo che funge, per me, come estasi; avrò tempo per ammirarne ogni incantesimo, di girovagare tra gli stand, di festeggiare.
Il banchetto di Evviva Lo Zufolo è molto semplice, ma è coloratissimo. Su un tavolo di legno si sparpagliano tanti cofanetti in tinte cremisi e oscure, alcuni già aperti per svelare le copertine dell'ultimo album della band The Hobgoblins, Half-Blood. Il titolo sfuma oltre la raffigurazione di un mezzobusto di statua, occhi velati da una benda di sangue: le stesse statuette, come decorative, sono agli angoli del bancone. Ai lati vi sono strumenti musicali in vendita: maracas, ukulele, una schiera di bongo dell'eclissi, e così via. Corni d'argento, intagliati in lupi e zanne di cristallo e di legno, inglobano e rilasciano fasci di luce e di buio, in un chiaroscuro che è vinto dalla magia. Ombre rosse, danzanti, sfilano tra i primi curiosi, mentre corone di raggi d'eclissi sfumano in lungo e in largo.
Ho un disco tra le mani, lo sistemo con cura mentre scocco un'ultima occhiata a James, il mio collega. Ci daremo più volte il cambio. Ho voglia di perdermi, di confondermi tra la folla. Ho voglia di ritrovare me stesso.
OutfitOliver

Oliver è allo stand di Zufolo per iniziare.
 
Top
view post Posted on 15/7/2023, 22:40
Avatar

Group:
Negoziante
Posts:
20
Location:
Cucine di Hogwarts

Status:


BMCyrb4
Il Focolare Domestico
crocicchio • 10 galeoni
scettro lunare • 8 galeoni
chiave del cosmo • 12 galeoni
henné magico • 5/7 galeoni
talismano spirituale • 7 galeoni
«Arrie è sicuro, è buona idea?» Solitamente, la voce di Estia era vivace, ancor più per le grandi occasioni: che fosse un compleanno in arrivo, festività in corso, cene tra amici (o anche semplicemente un nuovo rifornimento al negozietto), il suo tono traboccava d'entusiasmo. E in effetti, come c'era da aspettarsi, era stato lo stesso per l'intera settimana che aveva anticipato il Ballo dell'Eclissi di Sangue, presso il Castello di Hogwarts. La Felicità — una con la lettera maiuscola, altroché — l'aveva condizionata come mai prima d'allora: sorrisetti continui, orecchie pronte a cogliere ogni novità, ore e ore trascorse in solitaria o in compagnia per realizzare nuovi articoli, incantare ogni oggettino con effetti sorprendenti e, soprattutto, prepararsi all'evento. Il Focolare Domestico, di cui Estia era ufficialmente titolare, partecipava in effetti a sua volta, come stand con manufatti magici a tema. Estia non aveva chiuso occhio per tante, tantissime notti. Per qualcuno, Arrie in particolare, era stata... insopportabile, forse. Aveva preteso il massimo dell'impegno, perfezionando statuette, intagliando cristalli lunari, dipingendo gli articoli vintage che avevano in lista e in programma. Alla fine, chi con sbadigli e chi con profonde borse scure sotto gli occhioni, erano riusciti nell'intento iniziale: il banchetto, rifinito in dettagli, sfavillava in punti luminosi che richiamavano le costellazioni del cielo notturno. Si apriva in una pietra circolare, alla base c'erano quattro cristalli di luna, scolpiti nell'effigie della dea Ecate. Animati com'erano, scrutavano in lungo e in largo con occhietti di madreperla, talvolta ammiccando e reclinando la testolina; formavano tra loro uno strano schema, punti d'aggancio della struttura di roccia. Ma c'erano tante altre statuette, alcune in esposizione, altre già a formare un triangolo — il Crocicchio attirava molti clienti, forse già per i bagliori luminescenti dei cristalli. C'era un gruppetto di giovanotti alle prese con gli scettri lunari, colpendosi a vicenda in sbuffi di polvere pronta a mutare in lampi di luce; e c'erano poi chiavi, tutte in rame e in bronzo, sospese a mezz'aria come fate pronte a spiccare il volo: pendenti di luna e di sole, che gli Elfi Domestici nei dintorni illustravano come Chiavi del Cosmo, veri e propri collegamenti materializzanti tra porte e passanti. E ancora, un'intera selezione — proprio sul tavolino, tra statuette, chiavi e scettri — di ampolle in vetro e in cristallo, accanto vi erano sacchetti variopinti. Erano divisi rapidamente per categoria: fiori e foglie secche, pietre e gemme, nuclei. Erano profumati, oltre che brillanti. Accanto vi era uno degli Elfi Domestici, uno bizzarro, con una lunga collana di stelle al collo e un grande berretto con visiera con la dicitura S-Nasa, here I go; invitava gentilmente a scegliere la giusta combinazione, per il talismano: scheggia di fiammagranchio, petalo di papavero, quarzo rosa, così consigliava al ragazzetto che era con lui. Poco oltre, di fianco il bancone principale, altri Elfi Domestici — curiosamente tutte con orecchini, pendenti e monili di bronzo, dalle forme di pianeti, sole e mezzelune — solleticavano il vento in movimenti danzanti, attingendo a gocce d'henné lucente già impresso sulla pelle dei passanti: tribali, scritte, simbologie, n riflessi lunari che la notte avrebbe saputo svelare meravigliosamente. C'era l'imbarazzo della scelta, allo stand. E chiunque, rapidamente o meno, avrebbe trovato qualcosa da portare via con sé o, perché no, da regalare volentieri. Mancava, tuttavia... lei, proprio Estia. Era scappata in fretta per recuperare i fiori di ninfea, intrecciandone alcuni petali all'abitino di taffetà color indaco, tutto trapunto di stelle che aveva ricamato con le sue mani. Era pronta a materializzarsi di nuovo, uno schiocco delle dita e via, ma Arrie era apparso con un...
«Tappeto Volante per Estia e per Arrie, ooora voola» In un attimo, tirata su dal braccino dell'amico, si era ritrovata a sua volta su un mantello orientaleggiante dalle tinte rosse, arancio e nere, nella rifinitura di un sole in eclissi; e in effetti, benché non convinta del tutto, Estia arrivò così in volo, un colpo di scena che fece sorridere molti presenti e che, tutto sommato, trasformò l'inizio dell'evento in un ricordo già perfetto. Con un saltello di gioia, cominciò ad accogliere clienti con le sue creazioni.
 
Top
view post Posted on 16/7/2023, 18:56
Avatar

Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

Group:
Studente Sotto Esame
Posts:
1,510
Location:
Toscana ☀️

Status:







«Per favore, mi aiuteresti con la zip?» la voce di Abigail rompe il silenzio, mi fa sobbalzare. Siamo nella mia stanza, ci stiamo preparando da circa un’ora per partecipare all’ennesimo Ballo scolastico. Il mio riflesso mi scruta al di là dello specchio della toeletta, stranamente avvolto in tinte che non indosso abitualmente – stonano con il mio carattere, a detta degli altri, solare – e richiamano il lato più oscuro e viscerale del tema.
«Certo, voltati.» scaccio i pensieri e le faccio cenno di avvicinarsi, le dita che mimano un’elegante giravolta. Le scosto i capelli biondi, liberi sulla schiena, per evitare che s’impiglino e in pochi secondi il suo abito è sistemato.
«Dovremmo esserci, o sbaglio?» a me in realtà manca ancora una cosa fondamentale, o così millanta il comitato organizzativo. Le istruzioni quest’anno sono piuttosto chiare: portare un oggetto di cui disfarsi. Utile in teoria per dimenticare il passato, fare spazio al cambiamento. Mi domando se funzionerà davvero?
«Un attimo solo.» la prego. Un paio di passi e mi ritrovo ai piedi del mio letto a baldacchino, mi chino per frugare nel baule. Me ne stavo dimenticando, l’ho letteralmente seppellito sotto una pila di maglie e pantaloni pur di non vederlo con facilità. Quello che estraggo è un frammento di pergamena, una pagina di giornale ormai sbiadita per la precisione. L’ho riportato alla luce la settimana antecedente, quando sono tornata a casa per fare acquisti da Madama McClan. Durante l’infanzia mi ha causato fin troppi incubi e, con tutta me stessa, spero davvero di lasciarmeli definitivamente alle spalle oggi. Lo ripiego con cura in quattro parti, riponendolo nella pochette.
«Fatto, possiamo andare.» tono deciso, tento di dirigermi verso l’uscita. C’è qualcuno, però, che desidera unirsi alla festa tanto da bloccarmi il passaggio per informarmi. Il mio nuovo amichetto, un pipistrello – strambo dono di Camillo –, mi taglia irruentemente il cammino. Quasi ha paura di essere dimenticato, ma come potrei? «Vuoi sgranchirti le ali, piccoletto?» la domanda è retorica ovviamente. La creaturina mi guarda impaziente, freme per uscire nell’abbraccio stellato della sera. Caramello è notturno di natura, i suoi sensi si stanno appena risvegliando. Fa una giravolta a mezz’aria, il suo modo per darmi la conferma, e ci precede frettolosamente lungo il percorso che conduce al giardino.

******


«Oh eccovi finalmente!» è Dan ad accoglierci, il suo solito spirito goliardico ci investe come uno tsunami «Da dove cominciamo?» si sfrega i palmi, pronto a tuffarsi a capofitto in quest’avventura. È caloroso quanto la brezza estiva, che ci solletica amichevolmente la pelle appena scendiamo i gradini. Noto con piacere quanto tutto sia opportunamente addobbato, i responsabili sono una certezza ogni volta.
«Io vorrei andare all’osservatorio, voi?» a quanto ne so è il pezzo forte, ma al momento non è nei miei piani imminenti.
«Vi raggiungo più tardi, prima vado a dare un’occhiata alle bancarelle.» indico l’ingresso della cupola principale, dalla quale provengono le prime note suonate dalla band ospitata per l’occasione «Ne approfitto subito, così evito la fila dell’ultimo minuto.» preferisco fare con calma, assaporare ogni attrazione al meglio e con i giusti ritmi.
«Ci ritroviamo al bar, tanto lo sai che finiremo lì!» fa spallucce, prende sottobraccio Abigail e imbocca la biforcazione opposta alla mia. Senza esitare, vado avanti per la mia strada. A farmi compagnia il frullio della ali membranose di Caramello – che mi segue come un’ombra –, mischiato allo scricchiolio del ghiaino sotto le suole.
La meta è presto all’orizzonte, con essa anche le varie sorprese che nasconde. Impossibile per me non rimanere affascinata dall’ambiente in cui vengo catapultata. Il naso punta immediatamente al cielo per cogliere i primi dettagli, m’immergo come ipnotizzata nell’immensità della volta celeste. Ciò mi distrae facilmente, tanto da non cogliere l’arrivo di una coppia con cui sto per scontrarmi. Chiedo goffamente scusa, continuando poi a guardarmi attorno. Quando scendo dalle nuvole, ad attirare la mia attenzione sono alcune sagome stilizzate che mi sfiorano le gambe, mentre incuranti danzano tra i passanti sul pavimento in marmo intarsiato. Mi lascio trasportare da esse come Alice dal Bianconiglio, mi guidano con naturalezza fino ad uno degli stand dove – dietro una serie di strumenti variopinti e copie di cd – scorgo una figura familiare. Le labbra si curvano d’istinto.
«Ehi, ti hanno messo a lavorare stasera?» esordisco mentre mi appropinquo. Il volto sorridente passa da Oliver al collega, a cui non nego certo un saluto educato. Il mio accompagnatore si fa spavaldo, va incontro ad entrambi pieno di energie. Forse è in cerca di coccole, oppure è semplicemente voglioso di fare nuove conoscenze senza eccessive pretese. È innocuo e docile, non li morderà o allontanerà in alcun modo se proveranno a carezzarlo. Io intanto sbircio tra gli articoli esposti, restando folgorata dalla copertina dell’album che stringo tra le mani. All’apparenza è macabra a causa del sangue, ma apprezzo e la trovo decisamente nel mood. Le tracce sono altrettanto azzeccate – almeno dai titoli scritti sul retro –, alcune posso già sentirle live in anteprima, fanno da sottofondo al chiacchiericcio degli studenti. Un piede batte a tempo, piacevolmente coinvolto dal sound «Credo che dovrai aggiornarmi su di loro!» un sopracciglio si solleva, lo metto in mostra picchiettando sulla superficie. Come sempre mi fido delle sue recensioni musicali.
«Caramello, non dare fastidio però!» m’interrompo per riprendere l’esserino con dolcezza, sperando che la sua presenza non risulti troppo invadente. Lui continua a svolazzare loro attorno con esuberanza, solo pochi secondi e poi pone termine al gioco. Trova pace in un angolino libero del tavolo, corre ad appollaiarsi di fianco ad un bongo. Reclina la testolina, i suoi occhioni adesso li fissano curiosi ed il musetto si arriccia in una buffa smorfia.


"Totalmente agli opposti./ Il giorno./ La notte./Hanno dimenticato che, di tanto in tanto, tra di loro c'è un'eclissi"

Fabrizio Caramagna


code by Camille


E si parte subito con gli acquisti :ph34r:



Interazione con Oliver, stand di Zufolo :flower: :<31: E colgo l'occasione per presentavi Caramello (cliccami) :patpat: :<31:
 
Top
view post Posted on 16/7/2023, 22:12
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:



hEH9zxn
Divine violence
FexfCqi
Astra in sanguine
wZ2g6v3
Il tepore delle sere d'estate è la sensazione che più mi rimanda ai giorni perduti, una forma di malinconia che non saprei spiegare neanche a me stesso. Mi ricorda il tempo di cene in compagnia, di passeggiate lungo il crepuscolo e, soprattutto, di ritrovi familiari — il giardino, in questa stagione, è un luogo d'incanto, voli di fate, di colibrì e di nidi azzurri di jobberknoll. Mi ricorda, ancora, il profumo dell'erba tagliata, della fioritura dei gerani, delle rose canine e delle corolle di margherite colorate. Se chiudo gli occhi, ora, posso ritrovarmi di nuovo sul dondolo di casa, accanto ad Elijah e Jasdel, e sollevare le gambe, invitare il vento leggero a solleticare le caviglie e rendere i ricci disordinati, e volare, dimenticare, non avere fretta. C'è una memoria, poi, ancora più preziosa, e di certo recente: io, che siedo sui gradini di Villa Glicine, oltre grappoli di petali violetti, e la notte che avanza, e svelare, raccontare ogni arcano. Spalle che si sfiorano, io, Penny, e il mondo che si ferma — cos'altro avrebbe mai potuto fare, penso oggi. Sono consapevole d'essere giunto ad un punto inarrestabile, di non poter ripetere la stessa abitudine: domani, per me, non ci sarà alcuna Passaporta per Villa Glicine. Mi convinco che la casa dei Laurence non mi si chiuda, non del tutto; che la porta mi sia aperta, che sia per un giorno, una notte oppure una stagione intera, ancora una volta. Forse, mi dico, potrebbe fare perfino la differenza, un tentativo di risoluzione.
Desidero immaginarlo, almeno per me. Chiudo gli occhi, e sono alla soglia di una casa che è diventata in parte anche mia; ho un baule sospeso a mezz'aria, Cassandra che mi graffia la pelle con gli artigli per spingermi oltre, concedermi coraggio. Catturare una parvenza di routine che mi faciliterebbe la lotta contro la solitudine, ripristinare un déjà vu che mi è infinitamente caro. Sarà il sole, ora calante — mi carezza la pelle nuda. Ho come l'impressione che il tempo mi sia beffardo: le pupille, di nuovo dilatate, stridono alla tessitura di fiori rubino. Diventa un tappeto che risale il pavimento di fronte, terra, roccia e pilastri di marmo. Una corolla, un'altra, un'altra ancora — petali cremisi, danzanti. La musica soffusa dell'ukulele, stregato com'è, mi confonde. Ho il cuore chiuso in trappola, all'idea di aver riconosciuto i fiori che sono stati evocati sotto di me, oltre il passo che s'arresta. Sono... narcisi, benché fuorvianti in colore.
L'effetto dello strumento si spegne, non appena il mio pensiero — un timore atavico — si estingue definitivamente. Mi accorgo di tremare, di essere caotico. Quand'è, allora, che tornerò al coraggio di una volta? La tua voce, Camille, mi è salvifica; è un porto d'approdo cui m'abbandono, d'istinto, in modo completo. Ho gli occhi che brillano, che sia la corona di sole, di ombre cremisi in illusione o, chissà, di malinconia opaca; le mani scivolano distrattamente lungo le copertine dei dischi, sullo stand. Giro rapidamente il bancone per raggiungerti, accostarti di poco; è un sorriso d'improvviso sincero, sulla mia bocca. Sei tu, che mi riporti al presente.
«Solo per poco, ho già voglia di esplorare tutta la festa.» Ignoro il borbottio di James dietro di me: cos'è che credeva, che avrei trascorso l'intera serata allo stand? Il Ballo dell'Eclissi di Sangue è un sortilegio, voglio attingervi pienamente. Allungo la mia mano per cercare la tua.
«Camille, permetti.» Ti sorrido, mentre ombre cremisi scivolano tra noi. Il mio gesto, se posso, è una galanteria d'altri tempi: un contatto leggiadro — come soffio — sulla tua pelle. Ricorda un volo di rondine, fuggiasco.
«Ogni tinta di rosso ti dona sempre.» Il complimento, vivido, vela le parole, finché stempero con una nota divertita. «Sarà per il tuo passato nella malavita, per il sangue di cui ti sei macchiata. Caramello—»
L'ultima parola è un singulto, un colpo dritto al cuore. Mi giro attorno, catturando il nome che hai pronunciato; è facile, allora, individuare la creaturina d'ombra che s'aggira in lungo e in largo. Ho il tempo di scoccarle uno sguardo incuriosito, finché s'accosta al bongo dello stand.
«Lui... è un pipistrello? Ho perso un battito, per un attimo ho creduto fosse il nostro Jarvey di famiglia. Sai, ha lo stesso nome.» Un passo falso: per il passato, che torna; e per me, che vi sono maldestramente legato. Recupero un disco, in ogni caso.
«Il titolo principale è Half-Blood, sono tre album in un cofanetto. Domani manderò in stampa un articolo sulla Gazzetta, ma sono disposto a darti anticipazioni... se tu mi racconti di lui
Caramello, è evidente, mi ha già conquistato.
OutfitOliver

Interazione: Camille
 
Top
view post Posted on 17/7/2023, 18:42
Avatar

Group:
Auror
Posts:
4,689

Status:



«If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?»


AIfDYYv
1jcaAFm
È la prima volta che partecipi al ballo con il distintivo da Auror attaccato al vestito. Il tuo ruolo non è qualcosa di nuovo a te, ormai, ma mentre appunti i capelli in uno chignon alto – solo due ciocche mosse ai lati ad incorniciarti il volto – ti colpisce d’improvviso. Senti il peso della responsabilità sul cuore ma anche la gioia che questa porta con sé. Di certo non proverai ad avvicinarti all’alcool, avrai modo di bere dopo, all’after party che da sola avrai a casa tua.

Non hai dato influenza al tema del ballo. In gioventù hai sempre meticolosamente rispettato le regole che ti venivano imposte, outfit incluso. Ora, seppur ancora giovane, giovanissima, lasci che questo particolare ti sfugga. Indossi un vestito bianco che ti cade elegantemente sul corpo, sembri una sposa ma non hai un partner a cui appoggiarti.
Pensi ad Oliver, subito. E il pensiero di lui, mentre attraversi il portone che ti apre al giardino, ti fa sorridere ed increspare le sopracciglia allo stesso tempo. La ruga che si pone tra le tue sopracciglia è profonda, rigida. Oliver.
La sua esistenza ti commuove. Delle volte, soltanto la consapevolezza che le vostre strade si siano incrociate, ti smuove. È una particolare gioia che ancora ti sorprende. Sapere che lui è, che condivide la tua stessa linea temporale, è sufficiente a farti andare avanti.

E allo stesso tempo, spezzarti il cuore.
Hai da lungo abbandonato l’idea di rincorrerlo, di prendere da lui l’amore che sai ti appartiene. È tuo, Mary, il suo cuore, ed in fondo lo sai anche tu, non è una preoccupazione che porti con te. È il suo dolore che ti turba. Non è soltanto quello che vi siete detti da Madame Piediburro a ferirti, è il peso di tutto ciò che ancora una volta vi è sfuggito di menzionare.
Hai passato la tua vita a ricamare con cura l’idea dell’amore. Lo hai rincorso e trovato nelle sfaccettature delle persone che sono state tue. Ti ha sempre portato gioia sapere che l’amore esiste, che è la bussola delle persone che si perdono, il motore di ogni cuore che batte. È sempre stato un sentimento bello, fino a quando ha smesso di esserlo.

Olivia e Oliver non condividono soltanto il nome, condividono anche tutto quello che di te hanno preso e tutto quello che di te hanno usato.
Sai di amare Oliver e sai, Mary, lo sai, che anche lui ti ama. Ti chiedi allora perché faccia così male, continuamente.
Non sai se è lei, la vista, a farti sentire tutto in modo amplificato. Non sai più delineare ciò che è vero da ciò che è falso. Non sai e la cosa ti turba.

Vorresti solo che lui ti parlasse.

Sai che lo troverai qui, stasera. Non hai dovuto fare ricorso a nessun sotterfugio magico per sapere che i vostri sguardi si incroceranno a breve.
Ti guardi intorno, cerchi di analizzare tutto ciò che compone il tema di quest’anno. Cerchi anche le persone che conosci. Alice, prima di ogni altra, ma ti spingi anche oltre verso persone come Ariel. Il tuo cuore trema ancora per via della sua confessione, ma è il tuo cervello quello che più preme sapere. Sei nei pressi della pista da ballo quando alzi la testa al cielo. Vorresti conoscere le costellazioni, tracciarle con il dito fino a creare una forma. Invece senti un forte sentore di limone raggiungere le tue narici. Abbassi la testa e lo vedi: Oliver.
La tua bocca si schiude in un sorriso prima ancora che il cervello lo comandi. Stringi tra le mani la piccola borsetta bianca a tracolla, portatrice di bacchetta e altri pochi averi. Il cuore non ti batte più all’impazzata ma accoglie con pacata gioia ciò che ha di fronte. E pensi che sia giusto così, pensi che l’amore vada oltre le farfalle nello stomaco. L’amore è anche quiete. Non è solo, i tuoi occhi saltano sulla figura a lui vicino: Camille. E il sorriso resta sul tuo volto, non trema neanche un po’. Il quidditch lega più di quanto è possibile immaginare.

Non ti avvicini. Non senti ciò che si dicono, le loro voci trasportate dal vento. Li osservi e aspetti che Oliver giri lo sguardo per alzare la mano destra e lentamente salutarlo.
Non ti ha chiesto del tempo, è vero, ma senti di essere in pace con te stessa e i tuoi sentimenti per lui; non sai, invece, lui in che punto della sua vita si trovi. Non vuoi affrettare le cose.

Sei lì ed esistete entrambi nello stesso momento. Non c’è sentimento più bello della consapevolezza, del sapere che basta un passo per farvi congiungere.
Code • Oliver


Voilà.
Interazione: //
Menzione: Oliver, Camille, Alice, Ariel.
Nei pressi della pista, sufficientemente vicino allo stand di Zufolo.

 
Top
view post Posted on 17/7/2023, 18:47
Avatar

entropia.

Group:
Grifondoro
Posts:
3,692

Status:


w5Lpd6X
And deah came and said
Il fruscio del tessuto sull’erba fa seguito al suono attutito dei miei passi. Gli strati sottili di tessuto che formano la gonna accarezzano le mie gambe, giocando a confondersi con le ombre della sera, attirando le luci del sentiero là dove gli intarsi bianchi disegnano spirali astratte sul mio petto.
Non avrei pensato di partecipare a questo ballo, non dopo i risvolti dell’ultimo e non senza una ragione per festeggiare —da quanto tempo non ne ho una?—, eppure eccomi qui a sfoggiare l’ennesima delle contraddizioni. Mi guardo intorno, circondata come sono da gruppetti di amici e coppie pronti ad aprire le danze. Mi provocano un sorriso le matricole e la loro eccitazione: trovo nei loro occhi e nella loro gestualità un entusiasmo del quale sento continuamente la mancanza e che, non fossi troppo mortificata per le mie colpe, desidererei riavere indietro.
Perfino nella scelta dell’abbigliamento sono diversa, commento tra me e me. Un tripudio di colori mi circonda, tutti sulle sfumature fredde o calde del rosso e dell’arancione; spalle e braccia scoperte nonostante le temperature frizzanti della Scozia. Come se non fossi già abbastanza diversa, come se non mi fossi guadagnata già sufficienti appellativi, come se di nemici non me ne fossi già fatti troppi. Eppure eccomi qui perché, in tutta onestà, non me ne importa un cazzo —o così mi piace credere, quando in realtà un mammifero si rannicchia a ridosso del diaframma, spaventato dalle conseguenze delle mie scelte.
Horus mi capirebbe, mi ritrovo a pensare e la riflessione è così inattesa che sbarro gli occhi e il mio incedere rallenta proprio nel punto in cui il percorso verso l’evento si biforca. Che diavolo-
Una sequenza di immagini mi svela il significato dell’associazione e comprendo, ma il fatto che la mente sia andata nella sua direzione urta il mio sistema nervoso. So che capirebbe per come sono andate le cose tra lui ed Emily Rose l’ultima volta che si sono visti qui, in questo stesso giardino. Non so se abbiano avuto altre occasioni d’incontrarsi e neppure m’importa, ma non ci vuole un genio per decretare che non sarebbe piacevole tornare nel luogo dove si è trascorsa una serata tanto sgradevole.
Io non vorrei entrare nell’ufficio in cui ho litigato con Roth e le ho gridato il mio odio, valuto mestamente, chinando il capo e proseguendo in direzione della pista da ballo.

w5Lpd6X
you have always beenmine for
Il cicaleccio degli studenti —e dei commercianti, apprendo— mi distrae. Non abbastanza da spazzare la polvere di afflizione che cosparge il mio cuore, ma a sufficienza da rendermi possibile il respiro; da indurmi a rivolgere uno sguardo in direzione dei banchetti con le merci esposte. Ne esamino qualcuno: Sinister, Ars Arcana, Zarathustra. Mi dico di aver trovato una ragione che dia un senso alla mia presenza qui.
Alzo lo sguardo. Mi dico che c’è tempo, che ho bisogno di un modo per trasportare quello che mi interessa senza sembrare un ambulante. Individuo in lontananza Oliver e d’istinto sorrido. È bellissimo di quella bellezza che appartiene a lui soltanto. Lo scruto, soffermandomi sui dettagli del suo look. Un tuffo al cuore mi coglie impreparata quando individuo la corona di spine al suo collo. L’odore di disinfettante proveniente dalle porte dell’infermeria, le notizie sulla sua degenza, la preoccupazione circa le sue sorti, le occhiaie sotto il suo volto pallido e incavato, la mia incapacità di stringerlo in un abbraccio.
Dovrei farlo adesso? Dovrei colmare la distanza che ci separa, interrompere maleducatamente la conversazione con Camille e dargli l’affetto che avrei dovuto donargli allora? Muovo un passo nella sua direzione, incapace di controllare il mio corpo. Poi, mi fermo. Non posso. Non posso mettere a repentaglio la sua sicurezza, costringerlo allo stesso destino di Roth. Per quanto il cuore batta nel petto, per quanto intensamente brami avvolgere le mie braccia attorno al suo collo e annullare quello che ci siamo detti —quello che io ho detto e pensato finora— non posso. Non sarebbe corretto neppure nei confronti della piccola Donovan.
Abbraccio la sala con lo sguardo, decidendomi a circumnavigarla, gli occhi ora rivolti al soffitto. Oliver sta bene. Oliver sta bene adesso, mi ripeto.

you won't ever be the same, my child


Location: pista da ballo
Menzioni: Oliver, Camille


Edited by ~ Nieve Rigos - 3/8/2023, 22:04
 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 01:41
Avatar

Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

Group:
Caposcuola
Posts:
2,927
Location:
London, UK

Status:




È la luce della luna ad attirare la mia attenzione, oltre le soglie del castello. I riflessi argentei irrorano il giardino, lo vedo rifulgere in tutto il suo splendore e quasi non provo frustrazione a trovarmi qui. Se non fosse per la gente, eventi di questo tipo potrebbero essere di mio gradimento, per la cura dei dettagli e il modo in cui i territori di Hogwarts tendono ad assorbire, se possibile, ancor più magia del consueto. Le decorazioni, i concerti dal vivo, l’odore di buon cibo (anche se non mangio e bevo nulla in queste occasioni dai tempi lontani in cui qualcuno mi rifilò un cocktail che mi costrinse a ballare il tip tap per un quarto d’ora), non si può dire che non lo trovi splendido. Pensiero, comunque, che non esprimerei ad alta voce nemmeno sotto tortura. Già è difficile così, che a malapena lo ammetto a me stesso; perché soprassedere sulla mole di dettagli e persone a cui non ho voglia di dedicare tempo ed energie non è proprio il mio forte.
Alzo lo sguardo e lo lascio vagare in cerca di qualche stella. Ho sentito dire che da qualche parte lì, tra le attrazioni dedicate al tema della serata, è stato installato un osservatorio. L’idea di andarci mi alletta; è affascinante e soverchiante il pensiero di quanto immenso sia il cielo, ma al contempo lo trovo rassicurante. Quando la parte peggiore di me ha la meglio e mi sembra che tutto sia completamente sbagliato, spesso trovo conforto nell’essere nient’altro che un puntino infinitesimale in quell’universo così mastodontico.
Stringo la mano di Megan, le accarezzo il dorso delle dita con la punta del pollice. La sua presenza mi ricorda di mantenere la concentrazione sui dettagli belli e positivi di questa serata, qualsiasi essi siano. Oltre lei.
Ormai sembra ci abbia preso un po’ d’abitudine a superare questo tipo di eventi e scappare via non è un’opzione, anche se ci sto pensando e non sono ancora nemmeno del tutto uscito in giardino.
In primis, devo resistere perché ho avuto la faccia tosta di invitare Megan per farmi perdonare del mancato invito al ballo invernale. In secundis, perché Sinister mi tiene al giogo col suo banchetto di oggetti speciali in vendita esclusivamente per i partecipanti alla festa.
Sono arrivato fin qui, tutto sommato, abbastanza tranquillo. Mi convinco imperativamente che ho aumentato la mia tolleranza a queste situazioni. Megan è con me. Non mi succederà niente, andrà tutto bene.
Avanzo di qualche passo e rivolgo lo sguardo alla mia accompagnatrice. Cazzo, se è bella. Mette in soggezione, ma in qualche modo riesco a sorriderle.

Sto bene. – le dico, prima che possa essere lei a chiedermi qualcosa. Forse sono stato poco convincente; il punto è che, per quanto tenti di convincermi del contrario e per quanto significhi avere lei vicino, comunque gli eventi pubblici hanno un certo, brutto, effetto su di me.
Forse è ancora troppo presto, ma la scarsa presenza di esseri umani intorno a noi, mentre avanziamo verso l’area addetta ai negozi, un po’ mi rasserena. Lascio Megan nei pressi dell’Ars Arcana e la saluto con un bacio sulla guancia e un sospiro carico di nervosismo.

Ci vediamo dopo.
La voglia che ho di lavorare mi si legge sull’espressione del viso a dir poco mortifera e, siccome il mio cervello ha un senso dell’umorismo piuttosto indipendente, mi ritrovo a canticchiarmi la marcia funebre di Chopin nella testa, a scandire i miei passi. Mi volto a guardare Megan, non bado a dove sto andando. Non ho nemmeno idea di dove si trovi il banchetto di Sinister; perché, ovviamente, il vecchio non si è soffermato sui dettagli. Dopo avermi costretto a invitare un mucchio di gente per sua vece, ricopiando un quantitativo di lettere disumano, è sparito di nuovo. Unica traccia, un biglietto lasciato ieri in negozio, sul bancone, con su scritto "Tutto pronto".
Quando riporto lo sguardo davanti a me, mi ritrovo davanti una ragazza e ci sbatto contro, inavvertitamente. Quasi la investo di prepotenza e l’istinto mi porta ad afferrarla per un braccio per evitare che perda equilibrio a causa della mia distrazione.

Cazzo. Scusa. – esclamo di getto e indietreggio, togliendo via la mano dal suo bracio con la stessa velocità con cui l’ho tesa.
Non mi piace toccare le persone e non potrei odiarmi più di così per aver lasciato che inattenzione e impulso agissero contro le mie stesse necessità.
Indietreggio di un altro passo e solo a quel punto riesco a mettere a fuoco il suo viso. Non so come si chiami, anche se ho ripetuto il suo cognome, nei miei incubi, per settimane… Ho finito per accantonarlo tra le informazioni inutili della mia memoria. Non dovrebbe servirmi sapere il suo nome, ma quasi ne rimpiango il ricordo.

Cazzo. – mi ritrovo a imprecare, di nuovo, inevitabilmente. Acuisco lo sguardo in un cipiglio tra il disgustato e il divertito, con un angolo delle labbra che si solleva in un sorriso sardonico, appena accennato.

La battitrice assassina dei T’Assalto. Qual buon vento…



Draven Enrik Shaw ∴ Prefetto Serpeverde, III° anno ∴ 16 anni

Menzioni: /
Interazioni: Megan (concordate), Mary

Posizione: Intorno a Zufolo, circa
 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 13:55
Avatar

Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
10,831

Status:


rivolto a Camillo | Zona sentiero
Boiled like water and made pure again
3ee5e92cce4d73545354eb0aa6000895
68518fe5cee4afe8727f534e2e520163
d09988baf2989865ea4e40eb3d5558d4
oie_ySZJXQ8X40BA
C
ome in cielo, così in terra.
In giorni come quello, capitava spesso a Niahndra di ripetere quelle parole a mezza voce. Da bambina le aveva pronunciate quasi sovrappensiero, tra i versi del Padre Nostro che recitava giornalmente; adesso, tornavano a più riprese, svincolate da qualsiasi preghiera e Niahndra non le aveva mai sentite più vere.
Si chiese cosa avessero pensato i primi uomini, nel vedere scomparire il sole o la luna dal cielo. Si chiese se avessero temuto un qualche impendente cataclisma o se avessero sperato in un intervento divino. Si chiese quali storie si fossero raccontati, quali superstizioni avessero alimentato, quali prodigi avessero scoperto.
Seppur Niahndra vantasse su di loro diversi secoli di scoperte scientifiche, una parte di lei non poteva fare a meno di pensare all'arrivo dell'eclissi come ad una condanna da scontare. Forse dipendeva dal modo in cui sentiva i sensi vibrare in attesa, o dal mondo in cui —quando lei si concentrava per interrogarli— loro si chiudevano a riccio mantenendo il segreto. Dopo un po' aveva semplicemente smesso di provarci e si era tenuta quella sensazione di febbrile anticipazione. Dipendeva dal ballo, si disse. Dipendeva dal rito della Sacerdotessa Alasdair, a cui Niahndra fremeva dalla voglia di assistere. Non dipendeva dal terrore che aveva all'idea che l'ombra sanguigna della luna fosse in realtà uno specchio del proprio animo.
Qualcuno la spinse nel sorpassarla e Niahndra si riscosse dai propri pensieri. Fece la conta dei propri averi —bacchetta, galeoni e qualcos'altro— e riprese a camminare verso il portone insieme ad altri studenti. Molti si muovevano in gruppo, altri in coppia, e la visuale le provocò una rapida e dolorosa fitta allo stomaco per quanto si sentisse sola.
Beh, non proprio.
Aguzzò la vista tra le luci del crepuscolo, saltando di figura in figura finché non ne individuò una familiare e solitaria, leggermente discostata dal sentiero principale che si srotolava fino alla festa. Tra il chiacchiericcio generale le parve di distinguere un fastidioso gracidare, ma ebbe a malapena il tempo di interrogarsi prima che una rana le tagliasse la strada.
«Che—»
Niahndra colse un movimento nell'aria, poi il profilo di Breendbergh e quello di un'altra dozzina di rane che lo circondavano. Aprì la bocca per parlare, poi la richiuse; corrucciò la fronte, scosse la testa e riaprì la bocca un'altra volta.
«Se pensi di baciarle tutte prima di trovare la tua bella, sarà una serata lunga», commentò infine.
I_fear_I_will_be_ripped_open_and_found_insightly__3_
Eclissi

DI
sangue

 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 15:34
Avatar

Group:
Auror
Posts:
4,689

Status:



«If I just lay here
Would you lie with me and just forget the world?»


AIfDYYv
1jcaAFm
Li stai fissando, lo sai bene. Da qualche parte nella tua testa ricordi uno dei tuoi genitori, forse tua zia, dirti che è maleducazione fissare la gente. Non pensi che il tuo sguardo porti con sé espressioni negative, ma forse dovresti smettere.
Dovresti, ma non sembri riuscirci. Sapere che Oliver non sta ricambiando il tuo sguardo ti concedere la possibilità di ammirarlo dalla testa ai piedi. Come in un museo, stai cercando di cogliere i particolari dell’opera d’arte che hai di fronte. Dalle labbra socchiuse ti scappa una minuscola risata. Sei ridicola: in piedi in mezzo al giardino a fissare qualcuno che il tuo sguardo non ricambia, ad usare paroloni che per altri non avresti usato, ad immaginare situazioni in cui ancora non ti ci sei trovata.
Ti ridimensioni, allora e lasci che il tuo sguardo discenda il suo corpo. Lo trovi bellissimo, forse ti pare dimagrito dall’ultima volta che siete stati seduti l’una di fronte all’altro ma non puoi dirlo con certezza. Forse sono i pantaloni neri, forse è il petto nudo. Avverti gli occhi e lo riporti nuovamente sul suo viso, ignori anche la collana che porta. Ti senti una ragazzina che sta violando il volere di qualcun altro e te ne rendi conto quando le tue guance, leggermente, arrossiscono. Porca troia – pensi – che sfigata.
Il tuo sguardo si appoggia dolcemente su Camille e sul corpo da fanciulla in crescita, il passaggio da bambina a donna che si sta compiendo di fronte ai tuoi occhi.
Stai invadendo un momento che non ti appartiene e decidi di abbassare lo sguardo quando qualcosa ti colpisce.

Qualcuno. Uno dei tuoi piedi lascia il suolo, l’altro s’inclina pericolosamente. Una mano stringe il tuo braccio ed è in quel secondo che valuti se agire tirando un pugno o estraendo la bacchetta. Poi ti ricordi che sei un Auror, accidenti, e non puoi ricambiare alle aggressioni con tale leggerezza. «Ma che ca-» le vostre voci si accavallano e quando anche l’altro tuo piede tocca nuovamente il suolo ti rendi conto di aver agito con troppa fretta. È il mestiere, ti dici, ad averti messo costantemente all’erta. «Non ti preoccupare.» prima ancora che i tuoi occhi si alzino per raggiungere il suo volto. Quando lo fanno, non lo riconosci. Dovresti?
Il tuo sguardo saltella sul suo viso, inclini la testa da un lato e osservi la realizzazione nei suoi occhi. Perché dovresti conoscerlo?
Oh. Oh.
È il portiere dei serpeverde o come si chiamavano loro in quel torneo. È visibilmente più alto di quanto ricordassi ma di certo vederlo solo inclinato su un manico di scopa non ti ha aiutato. Sembra soddisfatto delle sue parole, se non è per il modo in cui le ha pronunciate, lo tradisce il leggero sorrisetto sul suo volto.
Lo ricambi, emulandolo quasi alla perfezione. «Il portiere cadente dei…com’era il nome?» la testa nuovamente diritta, le mani a stringere la borsetta al ventre, una leggera risata alla base della gola che non esce con soddisfazione.
Picchietti due volte l’indice destro sul distintivo che hai graziosamente appuntato sul vestito. «Sono qui per assicurarmi che nulla vada storto.» dici con leggerezza, come se tutto non fosse andato storto ad ogni ballo a cui hai preso parte, presenza degli Auror o meno. Lo dici con leggerezza, la tua voce fin troppo melodiosa.
La stessa mano ora si allunga verso il ragazzo. «Non farmene una colpa ma non ricordo il tuo nome.» lo guardi, cerchi di capire nel suo sguardo se la possa percepire come un’offesa. «Io sono Mary.» continui, perché dai per scontato che nessuno dei due sia rimasto impresso nella memoria dell’altro. Poi, ancora una volta, ti distrai un attimo e raggiungi nuovamente Oliver. Uno sguardo fugace, lo giuro, vuoi solo sapere se per caso ha guardato nella tua direzione, non vuoi perderti quando lo fa.
Non vuoi un altro ballo in cui fingete di non vedervi.
Ritorni al serpeverde, poi.
Code • Oliver



Interazione: Draven.
Menzione: Oliver, Camille.
Nei pressi della pista, sufficientemente vicino allo stand di Zufolo.

 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 18:56
Avatar

Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

Group:
Studente Sotto Esame
Posts:
1,510
Location:
Toscana ☀️

Status:







Giochi di luce e ombre, chiari e scuri che sembrano andare a passo di danza con la musica, una melodia graffiante che ci abbraccia e stringe. È avvolgente, trascina i presenti attorno a noi sulla vicina pista stellata, che pare risucchiare chiunque nella fredda immensità dell’universo. È facile abbandonarsi a tale magia, soprattutto in una serata così densa di misticismo. Così com’è fin troppo facile abbandonarsi alla tua gentilezza, comincio a rendermene conto già da un po’. Ti lascio prendere la mano, assecondo il movimento con naturalezza. Un tuo tocco leggero, un mio sorriso delicato in risposta «Ti ringrazio, come sempre sei troppo buono!» lo dico col cuore, sincerità che puoi leggere tranquillamente nelle mie iridi «Ammetto che il sangue dei nemici fa sempre la sua figura, non trovi?» chiedo con evidente ironia «In particolare quando vengono giustiziati per furto d’affari, è molto soddisfacente!» una smorfia da dura, il naso che si arriccia e solleva gli zigomi. La mia classica aria da gangster, quella che ormai so calzare alla perfezione come un guanto. Quella che hai imparato a conoscere nell’ultimo periodo. Il pollice della mancina, infine, va a mimare un taglio netto alla gola. «Anche lei, Don Brior, non scherza però!» il tono si armonizza e si unisce al tuo, tra il serio ed il giocoso – privo di malizia –, mentre mi permetto di osservarti un istante.
Riporto poi l’attenzione su Caramello, quando la tua affermazione mi lascia il sapore del puro stupore in bocca «Davvero?» una coincidenza che non mi aspettavo, uno Jarvey suo omonimo «Quando penso di conoscere tutte le creature di cui ti prendi cura, puntualmente vengo smentita!» mi faccio indignata, le braccia s’incrociano al petto «Dovrai rimediare!» e, falsa come i Galeoni di Zonko, l’indice spunta dall’intreccio e ti ammonisce. Il volto però fa presto a riprendere le sue tinte allegre, spensierate, giusto in tempo per accettare l’equo scambio e soddisfare la tua curiosità in merito «Ebbene sì, è proprio un pipistrello!» confermo con un certo orgoglio «Il nome è merito di Camillo però, credo l’abbia scelto per il suo colore.» non ho avuto occasione di chiedere purtroppo, mi appunto mentalmente di rimediare nei prossimi giorni. La sottile e fitta pelliccetta, infatti, sfuma nelle calde tonalità dorate dell’omonima salsa zuccherina. «Per cominciare, sappi che c’è di mezzo proprio il mio concasato…» per chi ha avuto la fortuna – o la sfortuna, dipende dai punti di vista – d’incontrarlo – in una o più occasioni –, sa perfettamente come il suo nome sia sinonimo di “singolarità” ad Hogwarts «Questo dovrebbe già farti capire quanto, beh, ecco, sia poco convenzionale l'intera faccenda.» subito metto su un’espressione piuttosto eloquente, sicuramente capirai benissimo cosa intendo «In pratica gli ho fatto un favore, il giorno dopo mi sono ritrovata con una lettera di ringraziamento e….lui indico la creaturina con una leggera inclinazione del capo «A quanto pare è tutta opera di un incantesimo, o almeno così mi ha scritto.» dettaglio accompagnato dalle dovute istruzioni su come curarlo al meglio, dalla dieta fino al comportamento che dovevo aspettarmi dal piccoletto «È comparso nella mia stanza attraverso la parete, una sorta di varco incantato, immagina….» non riesco a trattenere una risata, il ricordo di quell’esperienza surreale è ancora vivido «Lo ha letteralmente catapultato all'interno, ci credi?» lo so che sembra una balla inventata di sana pianta, ma non è così «Sembrava un proiettile, per poco non cado dalla sedia per lo spavento che mi sono presa.» un’entrata ad effetto, non posso negarlo in alcun modo «Al di là della sorpresa iniziale, quando finalmente si è posato su una pila di libri sulla scrivania, è stato amore a prima vista.» mi guardava come guarda te ed il tuo collega, comodo dalla sua postazione sul tavolo da esposizione. La sola differenza è l’ordine che regna attorno a lui, il dormitorio non è stato altrettanto fortunato: carte e pergamene varie sparse sul pavimento, un bicchiere rotto e un libro con la copertina quasi stracciata, ecco il risultato. Merito della sua esuberanza, preso dalla voglia di esplorare non si è accorto dei danni causati. «Ho scoperto che è molto dolce e va matto per le mele, le sue preferite sono quelle rosse.» i miei lineamenti, inteneriti, si ammorbidiscono appena «Estia e i suoi amici ne sanno qualcosa, saranno circa un paio di settimane che chiedo loro frutta extra per nutrirlo.» devo loro qualche favore, in effetti. «Adesso sai di chi è la colpa se a colazione scarseggia la apple pie…» i palmi sono sollevati, rivolti verso di te con fare colpevole «Ma non spifferarlo in giro, mi raccomando!» un segreto da mantenere, mimo il gesto di una chiave che serra la labbra e la getto via. Caramello sembra intuire che parliamo di lui, avverte il tuo interesse nei suoi confronti. Vola quindi nella nostra direzione, posandosi infine delicatamente sulla tua spalla destra. Si allunga titubante, con timidezza, solleticandoti la guancia con il musetto. Nella sua testolina, devi sapere, è un piccolo gesto d’affetto «Guarda, già gli piaci!» le parole, inevitabilmente, escono con fare materno.


"Totalmente agli opposti./ Il giorno./ La notte./Hanno dimenticato che, di tanto in tanto, tra di loro c'è un'eclissi"

Fabrizio Caramagna


code by Camille


Interazione: Oliver
 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 20:44
Avatar

Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

Group:
Negoziante
Posts:
880
Location:
Cioccolatino Amarena Mostarda Idromele Lampone Limone Oreo

Status:








Eclissi
di
Sangue

One quite bitter being
Perché Niahndra l'ha obbligato a rimanere sobrio



E
d eccola lì, Niahndra, in tutto il suo oscuro splendore, che conciata in quel modo riportava alla mente di Camillo uno dei Boss di Elden Ring. Se si fosse azzardato a tirare fuori quell'osservazione, era certo che sarebbe riuscito comunque ad affrontarla, giusto per il fatto che ormai aveva imparato il suo pattern di attacchi e che con le capriole a terra non se la cavava poi tanto male. Ma la risparmiò. Come diceva sempre la senzatetto all'angolo tra Convent Garden e Holborn: "Fatti i cazzi tuoi Camillo, fidati di una che ne ha viste tante". Che poi – resti tra noi – i suoi consigli erano sempre azzeccati, bene o male; e con questo intendo che le lasciava un piccolo margine di errore, ma comunque la prendeva in parola per quanto possibile. Giusto un'altra cosa gli venne in mente, sempre un suggerimento ricevuto dalla donna.
«Niah, sei incantevole. Vedo che hai interpretato il tema del ballo in maniera spirituale, ti dona molto». (Il vestito, in relazione alla tua personalità – la vibe generale; ndr). Ignorò, momentaneamente, il commento sulle rane, rispondendole con un complimento dal tono sincero e con una sfumatura disinteressata.
"Quando qualcuno spara boiate, prendilo alla sprovvista con una lusinga". Questo gli aveva detto, prima di spiegargli tutte le strategie di comunicazione più efficaci per mettere in scena quello spettacolino. Aveva lavorato nel marketing di una nota azienda farmaceutica, poi i campioni avevano iniziato a sparire e così anche la sua carriera aveva fatto puff. Ciò nondimeno, immaginava che i trucchi del mestiere, nella loro natura piú versatile, non se li fosse dimenticati e si appellò ancora una volta alla sua saggezza.
Camillo, al contrario, era rimasto sul semplice e non si faceva notare quanto lei, il che, si disse, era un bene: aveva piú tasche. O almeno sperava fosse così, perché di tasche non ne vedeva molte tra i tessuti sacrileghi che l'altra vestiva come una seconda pelle. Uno sguardo rapido per squadrarla meglio, un sorriso meno mordace del solito, piú rilassato.
Faceva freddo. Aveva freddo. La temperatura del suo corpo era un po' piú bassa del solito, ragion per cui si concesse il lusso di sporgersi per raggiungere Leopoldo, protendendo la mano verso di lui. Lo prese, conscio che non avrebbe ustionato la sua pelle delicata per via della differenza termica e l'altro gracidò scontento, ma allo stesso tempo inerme.
«Sono tutti maschietti, non voglio scatenare una piaga d'egitto sulla scuola proprio prima di togliermi di mezzo». O forse sì? Ovviamente capitale minuscola per mancanza di rispetto, Camillo aveva messo delle bistecche a cuocere con gli egiziani.
Ficcò il signor Leap nel taschino e si abbottonò la giacca, lasciando che potesse godersi la festa dal soffice tessuto che lo cullava; la testa sporgeva e gli occhietti scuri della bestia scandagliavano noncuranti il viavai di studenti.
Quelli di Camillo tornarono a cercare il volto dell'amica.
«Cosa dici, andiamo? Ho sentito che ci sono i mercatini, l'ultima volta è andata alla grande, mi chiedo cosa ci riserverà la serata».
Non erano a Londra, quindi difficilmente avrebbero visto lame scattare, ma si vociferava avrebbe partecipato una setta new age di adoratori della luna, il che faceva molto Neil deGrasse Tyson; fossero stati anche solo per la metà così astrorompipalle, quanto lo era lui, si sarebbe occupato personalmente di detonarli. Il che andava in contrasto con la promessa di fare il bravo, ma già che non sopportava l'idea di essere sobrio, la partecipazione all'evento di Lunology non sapeva come l'avrebbe digerita.
Lungo il percorso gli venne in mente di domandare a Niah se la cosa fosse di suo interesse e non si fece problemi.
«Gasata per la presenza della congrega?» Immaginava di sì, visto come era conciata, ma mai dare qualcosa per scontato.
Raggiunti i pressi della pista da Ballo, la sua attenzione venne catturata da volti noti e dallo stand di Evviva lo Zufolo, bottega che un po' di tempo addietro aveva svaligiato. Era certo che Oliver avesse preparato qualcosa di magico per la serata e non vedeva l'ora di scoprire cosa. Inoltre c'era una sbucciatissima Camille che sembrava – gli occhi non l'avessero ingannato – aver portato con sé un pipistrello. Era abbastanza certo fosse suo, era abbastanza certo fosse Caramello, pur non avendo chiarissima la visuale. Del resto non poteva essere una coincidenza.
«Vorrei dare un'occhiata al volo, ti dispiace se passiamo a salutare Oliver e Camille?» Sussurrò, sporgendosi appena in direzione di Niah, così da essere discreto in caso non avesse avuto intenzione di dirigersi proprio lì. In caso contrario sarebbe tornato da solo in un secondo momento, ma per il momento avrebbero continuato a camminare con disinvoltura verso… beh, a Niah l'oneroso compito di decidere.

Il bastardello è vestito con un abito casual, le stoffe nere hanno riflessi rossi e quelle bianche hanno riflessi perlacei



Interazioni: Niah
Menzioni: Oliver e Camille che vedo da km di distanza
 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 22:01
Avatar

Sometimes I can feel my bones straining under the weight of all the lives I'm not living.

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
10,831

Status:


rivolto a Camillo, Oliver e Camillescusate è colpa di millo
Stand di Evviva lo Zufolo


Boiled like water and made pure again
3ee5e92cce4d73545354eb0aa6000895
68518fe5cee4afe8727f534e2e520163
d09988baf2989865ea4e40eb3d5558d4
oie_ySZJXQ8X40BA
A
quanto pareva, la personalissima missione di Breendbergh di portare l'Eden ad Hogwarts stava procedendo a gonfie vele. Niahndra si era stupita di vedersi recapitare un cormorano con un invito cartaceo tra le zampe, ma aveva deciso in fretta che quello scenario fosse meglio dei quindici gabbiani che avevano molestato Thalia solo poco tempo prima. E adesso, per nessuna ragione apparente, era la volta delle rane.
Contro ogni buon senso, Niahndra aveva deciso di menzionare l'elefante nella stanza —figurato e non (ancora) trasffigurato— invece di far scivolare quella stramberia sotto il radar, come talvolta le capitava di fare. Eppure, Camillo bypassò completamente il suo commento per farne uno tutto suo.
«Grazie». Inarcò un sopracciglio, sorpresa. Stava aspettando la battuta, il tiro mancino, qualcosa che trasformasse il complimento in una punzecchiatura. Non arrivò niente e, anzi, per una volta tanto l'espressione di Breendbergh non sembrava neanche promettere rogne. Decise di fidarsi, almeno per il momento.
«Anche tu ti sei ripulito per bene».
Al commento sul sesso delle rane, scrollò le spalle. «Sai che non giudico. Basta che ti renda felice». Ammiccò rapida, poi la sua espressione virò sulla confusione quando vide Camillo intascarsi il ranocchio. Decise di farsi i fatti propri; alla fine, meglio un anfibio in tasca di un coltello. Forse.
Si allontanarono insieme dal pratino per incamminarsi lungo il sentiero principale, circondati da una fiumana copiosa di studenti. Riusciva già a vedere la cupola che sovrastava la pista da ballo e, più spostata, la collinetta sormontata dall'osservatorio astronomico. Avevano fatto le cose in grande quell'anno. D'altronde, si disse, quello era un evento estremamente raro.
Spostò l'attenzione su Breendbergh, esitando appena un istante a rispondere. «Molto, non ho mai assistito ad un rituale del genere. Né con così tante persone». Insomma, ne passava di acqua sotto i ponti rispetto al rituale della pioggia studiato al quarto anno. «In tutta onestà non so neanche cosa aspettarmi».
Non pensò a ricambiare la domanda e chiedergli se invece lui fosse interessato. Ingenuamente, Niahndra di solito dava per scontato che se le persone volevano dirle qualcosa lo avrebbero fatto —a prescindere che lei domandasse o meno. In più, venne distratta dalla visione della pista da ballo mastodontica e dagli stand che affollavano l'ingresso.
Con gli occhi seguì lo sguardo di Camillo e annuì quando riuscì a vedere l'insegna di Evviva lo Zufolo. «Vai, ti seguo».
Era curiosa di rufolare tra le varie bancarelle in cerca di chincaglierie di cui non aveva alcun bisogno, ma che sapeva sarebbero finite nella sua camera entro la notte. La festa era appena iniziata, il che significava che ancora non c'erano tantissime persone: era il momento ideale per muoversi liberamente.
Ciondolando a ritmo di musica dietro a Camillo e il suo ranocchio, Niahndra sollevò il naso all'aria per scrutare i dettagli con cui lo spazio era stato decorato.

«Ciao, ragazzi», esordì gioviale all'indirizzo di Oliver e Camille, intenti in una conversazione. «Camillo vi ha visti lontano un miglio, non so come abbia fatto».
Il commento le sfuggì rapido, dettato forse dall'agitazione che provava nonostante la compagnia confortevole di Breendbergh. Aveva accettato il suo invito (non che l'altro le avesse dato molta scelta in ogni caso) anche per la facilità con cui sembrava scivolare tra la folla, intessere relazioni, formare amicizie. Per molti versi le ricordava Eloise; ma le differenze tra loro erano altrettanto spiccate e, per una volta tanto, Niahndra ne fu grata.
Non sapendo cos'altro dire e temendo di aver interrotto l'ex caposcuola grifondoro e il loro portiere di fiducia, Niah rivolse la sua attenzione agli strumenti esposti. Con dita leggere tracciò il profilo dei corni e poi si fermò alle maracas. Non si trattenne dal dare uno scossone deciso e venne ripagata da una pioggerella di scintillii affilati e dall'agitarsi di semi e sassolini.
«Ooh, mi piacciono». Un risolino prima di girarsi verso Camillo.
«Tu sai suonare?» Senza motivo le tornò in mente l'immagine di un sassofono, ma la scacciò rapida.
I_fear_I_will_be_ripped_open_and_found_insightly__3_
Eclissi

DI
sangue

 
Top
view post Posted on 18/7/2023, 22:54
Avatar

Group:
Studente sotto Esame
Posts:
19,264
Location:
TARDIS

Status:



hEH9zxn
Divine violence
FexfCqi
Astra in sanguine
wZ2g6v3
Mi lascio trasportare via dalla tua voce, guida il mio passo oltre ombre in agguato; i narcisi, le ceneri, le reminiscenze del tempo ch'è stato, tutto è finalmente in dissolvenza. Magari è solo per poco, uno spiraglio di pace che mi punge il respiro, un'illusione breve che è già destinata a tornare. Ma è sufficiente, mi dico. Almeno per ora, affinché i petali cremisi — sottostanti, come il sentiero di un patibolo — spariscano via. Accantono il timore, oramai profondo, di poter rincorrere le stesse orme di pochi anni addietro. L'idea che tutto possa ripetersi, come un cerchio, è un campanello d'allarme per me. Mi rimanda alla pietra, alla cera oscura, alle fiamme, e mi chiedo se vi sia un nesso in corso, un legame che mi sfugge. Mi chiedo se riguardi me, o te, o chi in arrivo — o in attesa. Benché ripetitivo con me stesso, il mio cuore trema: è un anelito che sfugge la presa delle nostre mani, appena sciolte le une dalle altre. Il mio dolore, stasera, è anestetizzato, in parte già per merito tuo, in parte perché m'impongo di non abbandonarmi allo stesso. Eppure, non ho il peso della misura. Né del tempo. C'è un segreto, invero, che solletica le paure peggiori. Il nome di Caramello è dolce, ma di una dolcezza che è malinconica. Mi conduce a Casa — una che ho perduto definitivamente. Vorrei dirtelo, sai. Dirti che Caramello, il nostro Jarvey, sia diventato per me soltanto memoria, una che non mi appartiene più. Metterlo in chiaro, dargli concretezza in voce, condividerlo. C'è una stilla d'egoismo, in me, che mi sussurra di farti partecipe della mia situazione, delle difficoltà che stia affrontando. Portarti con me, oltre una tana d'ombra. Già, non lo permetterei mai. Non ti farei mai del male.
«Ha scelto bene.» Camillo. Il nome mi salta subito all'attenzione, mi strappa un sorriso. Chi altri avrebbe potuto considerare un pipistrello come regalo? Ascolto la storia con partecipazione, ha una cornice che la rende di certo fuori dall'ordinario. Alla fine, lo ammetto, ha coinvolto anche me al punto da spingermi a dimenticare ogni mio cruccio.
«Vorrei dire che mi abbia sorpreso, ma ora ha tutto più senso. Tanti anni fa mi ha regalato una bambolina voodoo. Così, ancora non ho capito perché.» Evito di aggiungere di non aver mai gettato via la bambolina, di averla molto a cuore. Caramello, in sorpresa, plana sulla mia spalla e d'istinto reclino appena il capo per lasciare che le sue ali e il musetto mi sfiorino dolcemente. Ho già la bacchetta magica nel palmo della mano destra, scivolata com'è dalla manica. Cerco una statuetta (una delle teste con bande rosso sangue sugli occhi) che ho distribuito sullo stand, dietro di me. Vi ticchetto due volte con la punta della bacchetta, tracciando un cerchio piuttosto largo in senso antiorario.
«Vegetatio Malum» vi aggiungo, in contemporanea. Con un pop che mi ricorda la materializzazione, il mezzobusto si rimpicciolisce sotto lo sguardo; si tinge colorato, trasfigurandosi così in un'autentica mela rossa.
«Tutta tua, Caramello.» C'è gentilezza, nella mia voce. È una nota già spenta, nella morsa che strazia il cuore. Nel movimento che mi riporta avanti, infatti, il mondo mi si capovolge. Mi lascia indifeso, vacillo sulle stesse gambe — un peso tangibile. Il battito frenetico in petto mi grida il tuo nome ancor prima che riesca a vederti, Mary. Hai il tempo alla tua mercé. Ti si tesse una rete indistinta, di trame, di presente. Torna la cera di candela, la fiamma di una torcia. E la carezza del vento tra le foglie di limone, il velo della notte e il manto di costellazioni in danza. Mi porti lontano, in modo rapido. Un abito bianco, il tuo, che muta in folgore lungo il passo futuro. Ho come l'impressione d'essere altrove, via dal ballo, via dallo stand. Via da me, via da tutto. C'è una voce, e uno stridio di freni, e un vetro che si rende opaco al respiro di una bocca... finché sfuma, disperdendosi. Cos'è stato? Questione di secondi, un battito di ciglia. I miei occhi, tuttavia, anelano alla tua figura. Ti cercano con una furia disarmante. Benché il mio corpo sia granitico, ora, il mio cuore è infinitamente caotico. Qualcuno ti stringe il braccio, ti cerca, ti sfiora. La mia mano si solleva, come un saluto — e s'immobilizza, in tensione. Non metto a fuoco chi sia con te, non subito. Il dubbio insinua sia un accompagnatore. Mi manca il respiro, finché voci nuove mi riportano al momento. Mi accorgo di avere compagnia: Niah, Camillo.
«Ciao» è tutto quello che riesco a dire, in soffio. Forse ho le gote arrossate oppure più pallide di uno spettro. Non distinguo le mie sensazioni, pur velocissime: nostalgia, attrazione... gelosia? Gli occhi si assottigliano come stille di serpe, concludendo un saluto verso Mary che ha il gusto di un'interruzione. O di promessa di ritrovarci. La stessa mano, lentamente, si posa sul petto, all'altezza del cuore.
«Quelle sono Maracas del Riverbero, prova a scuoterle anche più forte e, oltre a brillare, favoriscono guarigione.» Mi rivolgo a te, Niah. Sono attento, e vi sorrido. Fermo lo sguardo verso Camillo, mi sforzo di non volgerlo di nuovo altrove. Mi diletto in un fischio leggero.
«Che figurone, stasera. Parlavamo proprio di te, tutti i tuoi segreti peggiori. Farei attenzione, l'ukulele lì dietro trasforma i tuoi pensieri in ombre cremisi.» Penso allo zucchero legilimante, di pochi mesi addietro. E mi pento di aver appena servito una bomba pronta all'azione.
OutfitOliver

Interazione: Camille, Camillo, Niah
Menzioni: Mary, Draven
 
Top
146 replies since 10/7/2023, 08:31   7612 views
  Share